Che pazze quelle vesti, simbolo del tuo umore variopinto! T'odio quanto t'amo, pazza di cui vado pazzo!
-Les Fleurs du mal- (Charles Baudelaire)
Non passò molto tempo in quell'orfanotrofio.
Alice sviluppò ben presto un gusto per il macabro che coinvolse anche sua sorella. Insegnò lei l'amore per la poesia e l'orrore per tutto ciò che le circondava.
Spesso Gretel faceva domande alla sorella. Domande innocue ma dalla dubbia risposta, se non improbabile.
"Secondo te chi sono i nostri veri genitori?"
"I nostri genitori non esistono. Noi siamo come due fiori, siamo nate sole. Siamo due bellissimi fiori neri colmi di spine. Siamo belli da vedere ma pericolosi da toccare. Siamo due fiori del male."
Le citazioni di Alice si sprecavano sin da bambina.
Nonostante le sue già innate perversioni, all'età di sette anni, reagiva e si comportava come una bambina di dodici. Non nei modi o nelle buone maniere, ma solo nel linguaggio. Aveva le idee ben chiare. Più chiare di quei suoi occhi o capelli. Più chiare del bianco. Trasparenti. Trasparenti ma taglienti come il vento.
Come due streghe vaganti e inquiete, le loro menti vagarono per posti sempre più lontani da quelli dei loro coetanei.
Ben presto anche Gretel venne isolata come la sorella.
Questo creò in lei un doppio senso di abbandono che la portò a piangere tutte le notti. Erano notti gelide quelle. Notti tempestose, con lacrime che somigliavano a onde indomabili. Con il morale simile ad una barca al largo dell' oceano inghiottito dalla balena più affamata. Il corpo fragile come relitti in fondo al mare.
Margarete, dopo le suppliche di Alice, permise che anche Gretel potesse assistere a quelle letture così vive quanto avvolgenti.
A volte un racconto avvolge più di un abbraccio stesso. Questo era per loro, l'unico abbraccio che conoscevano, l'unico momento della giornata dove potevano sognare e viaggiare in quelle pagine. Perdersi in quelle storie e viverle con l'innocenza di chi non ha mai visto altro luogo all'infuori di quello.
Spesso le sorelle venivano subito scartate riguardo le procedure di affido.
"troppo serie."
"Non ne voglio due ma una."
"Troppo grande"
"Troppo strana."
Spesso vedevano bambini e bambine entrare ed uscire dall'orfanotrofio. Ma loro due no. Mai nessuno le ha viste uscire da lì. Il Regenbogen per loro non è stata solo una casa, ma anche una prigione.
Come si fa ad aver paura di qualcosa, quando è la paura stessa per le cose a non esistere?
Come si fa ad amare senza sapere cosa sia l'amore?
E l'odio? Quello non s'impara, quello nasce spontaneo come un brufolo del cazzo. Si annida dentro di noi e riempie quel vuoto che altrimenti non si colmerebbe. Ci rende peggiori di quello che siamo, quando in realtà l'unica cosa peggiore è il fatto che nessuno abbia mai colmato il vuoto stesso.
Diventiamo dei mostri, dei pazzi, dei malati di mente. Ma siamo sicuri ad avere noi la ragione?
Gretel e Alice sono bambine senza un passato. Hanno un presente che mai nessuno invidierebbe e un futuro ignoto.
Mai una carezza. Mai un bacio. Mai un ti voglio bene. Solo scarabocchi sui muri e tanta voglia di ascoltare.
Voglia di vivere?
Rispondete voi a questa domanda...
Le due sorelle sono cresciute giorno dopo giorno aspettando sempre con trepidazione quel momento da passare insieme alla Signora Keyserling. Pochi minuti che per loro significava esser vive. Per loro quello era l'unico motivo che le portava e invogliava ad arrivare a fine giornata. Come un bellissimo regalo che non vediamo l'ora di scartare, o come l'arrivo di un qualcuno che non vediamo da molto tempo, per loro questo era. Era soltanto un'emozione. L'unica.
Frenesia, gioia, curiosità. Mattine tutte uguali e pomeriggi stentati. Sguardi fissi alle pareti e calci alle porte.
Rabbia, odio, malessere. Voglia di tagliarsi via quelle vite di nessuno. Desiderio di fuggire, ma dove?
Ogni tanto un'ombra sconosciuta portava loro dei dolci. Non hanno mai capito chi fosse. Se la faceva con la Signora Keyserling, proprio colei che odiava gli uomini. Ma era l'ombra di un uomo?
Era un'ombra possente, un'ombra importante.
Margarete, diceva loro che era il dono di una persona molto facoltosa nell'ambiente. Di qualcuno che contava. Di uno di quelli che se ne fotteva se contava. Per lui contava ben altro.
Giocattoli e libri. Qualche leccornia per ricordare loro che fossero bambine.
E quell'odore poi che vi lasciava sopra. Pompelmo. Aspro come la vita e invitante come la morte. Giallo come il sole e il piscio...
L'ombra per loro era il mondo, era tutto ciò che ai loro occhi girava fuori da quell'orfanotrofio. Per loro divenne presto come un padre.
Margarete, invece, era quell'insonnia che le accompagnava alla sera e le illuminava. La madre.
Il mondo e l'insonnia si presero cura di loro in quegli anni, e fecero qualcosa che mai nessun'altro fece per loro in futuro.
Le trattarono come figlie. Le allevarono come tali. Aprirono loro una possibilità:
Amare.
I fiori del male sono le nostre paure, la nostra morale diffusa. Sono il male che ci rende malati.
Come Delfina e Ippolita, le sorelle senza cognome, crebbero come anime dannate e così vi morirono.
STAI LEGGENDO
Sisters of Mercy - Genesi
General FictionSecondo e ultimo Volume della serie Sisters of Mercy Come nacque il "mito" delle sorelle sinistre e le loro origini. Verrà raccontato tutto quello che porterà Alice e Gretel a diventare quello che furono. "Io vi mando come pecore in mezz...