Il Natale di Poirot

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"E' Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese."

(Charles Bukowski)

Quando il natale arrivò, tutti i bambini furono emozionati e felici. Quale Natale e di quale anno? non ha importanza, uno vale l'altro dentro quelle mura.

I giorni antecedenti, tutti iniziarono ad impararsi a memoria alcune poesie natalizie. Pronti a dirle nel migliore dei modi; se le studiarono con molta attenzione anche se, poi, solo meccanicamente le imparavano.

Alice sentiva accapponarsi la pelle al solo sentirle chiamare poesie. Gretel invece rimaneva semplicemente indifferente.

Margareta per loro due riservò un trattamento speciale. Il solito.

Per Alice scelse: "Natale Rassegnato" di Jules Laforgue, per Gretel: "Aria del Dio della felicità" di Bertold Brecht.

Durante il periodo natalizio, molti ospiti invadevano le sale dell'orfanotrofio. Tra di loro vi erano persone di ogni ceto sociale e per i più svariati motivi.

Alcuni erano semplicemente curiosi. Altri invece erano lì per donare qualche regalo a quegli angeli sfortunati, altri ancorano erano lì per l'adozione.

Adottare un bambino che gesto nobile. Con la differenza che, farlo in quel periodo, sporcherebbe il nobile gesto dando adito a fini scopi. Come se un bambino fosse un pacco regalo da acquistare sotto le feste. O peggio ancora, come se in quel gesto magnanimo, si nascondesse solamente il desiderio di soddisfare la propria fame religiosa, dimostrando a se stessi e agli altri, di quanto sia grande il loro amore verso quelle piccole cavie. Di nascondere quel gesto estremo, dietro una loro purificazione.

Dimostrazioni. Come se bisognasse per forza dimostrare qualcosa a qualcuno, sempre.

"Guardate cosa ho fatto!"

"Io sono bravo e tu non vali un cazzo."

"Fai schifo, non fai nemmeno l'elemosina io si!"

"Io almeno faccio qualcosa, tu cosa fai?"

Parole buttate giù come vomito. Frasi dette senza capirle, senza riflettere. Senza un minimo di umanità.

Quella sarebbe la dimostrazione più grande, l'umanità. Questa sconosciuta che chissà dove cazzo vaga da ormai moltissimi anni. Un'umanità che non si legge nei gesti, ma nel cuore. Che non ha un Natale, una Pasqua o un San valentino.(Ridicolo.) Come se regalare cioccolatini una volta all'anno fosse un gesto umano. Un gesto d'amore. I cioccolatini ingrassano, non prendiamoci per il culo... Meglio un fiore, ma perché privare la vita a un fiore per un sorriso che non durerebbe nemmeno minuti ma secondi?... Forse uno solo.

E allora non sarebbe meglio amare e basta senza dimostrazioni futili? Amiamoci e basta no? Ma non solo a Natale o Pasqua. Tantomeno a San Valentino. Amiamoci e facciamoci amare.


Alice e Gretel del resto solo questo cercavano fin dalla loro nascita. L'amore.

Un amore negato loro fin dai primi passi. Da quando la luce invase i loro piccoli corpi. Da quando qualcuno decise di metterle al mondo.

E' facile mettere al mondo qualcuno per poi abbandonarle a se stesse. Torniamo al discorso delle dimostrazioni. Infognamoci di nuovo.

"Vedi, però non ha abortito."

Molte volte è una necessità economica. Nessuno lo mette in dubbio questo, ma allora perché? e mi chiedo, perché? Poi ci meravigliamo quando l'essere umano smette di amare?

Congetture troppo complicate, perfino da giudicare come sto facendo io.

"vedi scrittore,  stai giudicando, vuoi dimostrare qualcosa."

Tutto torna indietro, come un boomerang. Tutto.


La vigilia di natale passò con la tristezza negli occhi.

Tutte quelle lucine colorate li facevano perfino lacrimare. Tutta quella gente a ridere e scherzare. I bambini contenti, mentre Alice e Gretel immobili sui loro passi a guardare quelle genti urlare.

"Ridete voi che ci riuscite, ridete." Pensò una disgustata Alice.

Nessuno si avvicinò a loro. troppo lontane da quello schema di "famigliola felice."

"Ma si dai. lasciamole lì, tanto abbiamo altri bambini a cui dedicare i nostri affetti."

Agli occhi di Gretel, questo le sembrava pensassero.

Solo Margarete si avvicinò a loro con due regali tutti impacchettati, e un sorriso solo. Ma vero.

Margarete si sentiva sola come loro. In quelle due sorelle vedeva ciò che aveva dentro. Era amorevole con tutti quanti e fece dei regali a tutti, ma, loro due erano entrate nel suo cuore morto ridandole un po' di gioia.

La prima a scartare fu Alice. Non era brava ad esternare emozioni, e non lo fece nemmeno quella volta.

Quella carta che ricopriva la sorpresa era di colore bordeaux, e quel fiocco che tanto difficilmente riuscì a sciogliere, era tutto dorato.

Ai suoi occhi comparve ovviamente un libro. Non erano poesie questa volta, ma un racconto a tema: "Il natale di Poirot" di Agatha Christie. Alice lo tenne stretto a se come fosse un tesoro d'inestimabile valore e infine sorrise alla Direttrice come segno di ringraziamento.

Poi toccò a Gretel scartare quel pacco. A differenza della sorella non poté fare a meno di ripetere la parola grazie almeno cinque o sei volte. Per lei non vi fu nessun libro, ma un quaderno a righe dalla copertina rigida e ben fatta.

Gretel ne fu estremamente felice. Ogni tanto scriveva qualche versetto sulle pareti della stanza. Adesso aveva un quaderno. Uno tutto suo e basta. 


Non vi fu niente di speciale in quel natale, o per meglio dire, la specialità fu il  provarla di fronte a nulla di così speciale.

Le sorelle sinistre hanno amato, ma in futuro, per denaro e fame di adrenalina, uccideranno. 

Dolci e bastarde come la vita stessa, amarle sarebbe fuori luogo, ma odiarle, sarebbe fin troppo crudele...





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