Tagli sul legno.
Una scala dei pompieri era stata appoggiata su di un albero che si stagliava con le sue foglie quasi sempiterne contro il cielo plumbeo di quella mattina uguale alle altre. Per quanto potesse sembrare strano quell'elemento era una novità nel noioso paesaggio di un quartiere bene con le case quasi tutte uguali, con i volti tutti simili.
Il Liceo Classico 'Galileo Galilei' iniziava una nuova giornata.
Mentre un pompiere si arrampicava su di uno degli alberi del piccolo parco di fronte la scuola per salvare un micio che non riusciva a scendere, i motorini cominciavano a riempire i parcheggi di fronte la scuola e gli alunni, in attesa del suono della campanella, attendevano davanti ai portoni ridendo e scherzando.
La vita in un liceo è piena di colori: di quelli dei giubbini e delle sciarpe degli studenti; delle risate e delle parole, delle parolacce, dei baci sui motorini davanti all'ingresso; dei secchioni poco attraenti invidiosi di tutti quei ragazzi con le moto bellissime e il fisico atletico; dei ripetenti bulli che rendono la vita impossibile ai ragazzi più giovani di loro prendendoli in giro o mettendo in atto scherzi idioti che avrebbero segnato per sempre i ricordi liceali dei poveri malcapitati.
Come in tutti i licei, anche al Galilei si parlava di baci, di amori e di prime volte. Di traduzioni di greco o di latino, di appunti di matematica per un interrogazione impossibile, oppure si andava alla disperata ricerca di un bignami, amico fidato dello studente ozioso, per raccogliere informazioni essenziali sulle vite degli scrittori e delle loro opere più importanti.
Quella fiumana di persone, quella moltitudine di voci, di risate, di sorrisi, riempiva la strada di fronte al liceo come sempre. Infreddoliti, gli studenti con le loro storie, speranze, sorrisi e vivacità stavano già con la testa persa nelle vacanze di Natale, fiaccati da un mese di scioperi e qualche giorno glorioso di occupazione, criticato da quelli degli Istituti Tecnici, che parlavano di proletariato e li definivano figli di papà. E poco importava se non era così per tutti, se dentro il Liceo Classico Galilei ci fossero anche dei ragazzi che non appartenevano all'alta borghesia; una volta dentro quel Liceo si diventava come tutti gli altri. Come tutti quei figli di papà con la puzza sotto il naso, che non dovevano manifestare per diritti che loro avevano per nascita.
Le solite stronzate partitistiche. O classiste. Ma comunque stronzate.
Fu proprio mentre il pompiere scendeva lentamente dalla scala, con il piccolo micio che miagolava disperato, proprio quando qualche ritardatario parcheggiava la moto che la campanella trillò e riempì con la sua eco gli enormi corridoi dai soffitti alti, pieni di affreschi richiamando quella moltitudine di colori e di rumori al loro dovere.
Subito sul pavimento a scacchiera, la eco della campana venne sostituita da quella indistinta di mille voci e lo scalpiccio dei piedi di mille ragazzi diventava il frastuono di un plotone che marcia contro il nemico. O per lo meno era quello che si poteva immaginare se si stava dentro ad una classe.
Nella sezione D della terza liceo del Classico Galilei, alle otto e un quarto di quel martedì di dicembre, come tutte le mattine, la classe era deserta. Deserta tranne che per una ragazza minuscola, con le mani coperte da un maglione troppo lungo, che in silenzio tracciava con una lama tolta da un temperino una parola nel banco già scorticato da lei o da suoi compagni altrettanto incivili: PAURA.
Tagli nel legno che lei incideva giornalmente.
Perché, alle volte, nelle classi dei licei, perfino in quelle di un istituto tecnico pieno di figli dei proletari abituati a combattere ogni giorno e ben lontani dall'essere nati con il culo nel burro, ci sono delle storie che non si raccontano, vite che non vengono vissute, che vivono in un silenzio creato artificialmente e artificiosamente.
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La ragazza dell'ultimo banco
General FictionMatteo è un ragazzo all'ultimo anno di liceo classico. Matteo non è un ragazzo brillante. Matteo è un ragazzo intelligente, studioso, che non ha mai perso un anno. Matteo non è il ragazzo più ambito della sua classe. Matteo è un ragazzo che osserva...