Capitolo 5

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Leggera come una nuvola.

Una cosa che Matteo non sopportava era aspettare. Specialmente se questo significava non sapere quello che sarebbe successo.

In quel caso il non sapere lo faceva stare se possibile ancora più male. Specialmente se qualcosa o qualcuno poteva mettere a repentaglio la vita stessa di Greta.

Era successo qualche cosa dopo quella serata in cui suo padre lo aveva chiamato nella sala e gli aveva chiesto se il bambino che Greta aspettava fosse suo. Qualcosa si era messo in moto e aveva attivato degli ingranaggi che nessuno, nemmeno Matteo, poteva vedere, nonostante fosse uno dei protagonisti di quella storia, quello che aveva cominciato a scriverla in una fredda e grigia mattina di Dicembre.

Tutto cambiò in maniera veloce, forse troppo.

Greta era stata a scuola solo il giorno dopo, poi era sparita. Volata via, come Remedios la Bella. E Matteo lo pensò per davvero.

Né un messaggio, né una mail, né una lettera.

Di Greta Balestrieri, la ragazza dell'ultimo banco, a Matteo rimasero solo i tagli che lei aveva inciso, le nuvole sul cielo terso quando il sole faceva capolino per sciogliere un po' di neve e quel silenzio che in quel momento sembrava quasi gridare, persino mancare al resto di tutta la classe. Perché per la prima volta, infatti, tutti cominciarono a chiedersi che fine avesse fatto Greta e, con grande disgusto di Matteo, ricordarono per la prima volta il suo nome ogni volta che parlavano di lei.

La settimana in cui Greta non andò a scuola fu per Matteo lunghissima. Dovette davvero stringere i denti per non dare rispostacce a tutti i suoi compagni che fingendo una preoccupazione che Matteo per primo sapeva non provavano, chiedevano che fine avesse fatto Greta.

Accolse quindi con gioia le vacanze di Natale, come forse non aveva mai fatto in tutta la sua vita, nonostante questo nemmeno l'aria di festa che si respirava in casa Zanin, riuscì a rendere Matteo tranquillo. Il suo pensiero era rivolto a Greta e più volte provò a chiamarla al cellulare, ma risultava sempre irraggiungibile. Chiese persino a suo padre, ma non fece altro che aumentare la sua frustrazione. Infatti, il Generale non gli diede nessun informazione, se non ribadire il fatto che Greta stava bene e lui non doveva preoccuparsi.

Inesorabilmente, anche se la noia e la preoccupazione divoravano Matteo, le vacanze cominciarono a passare, finché un giorno le cose cambiarono. Come le nuvole che si allontanano e mostrano il sole, qualcosa di inaspettato colse la vita di Matteo. Accadde il giorno prima di Capodanno che il Mostro apparve in TV.

Era perfetto, impeccabile. Stretto in un abito scuro, con una cravatta chiara. Era a lavoro quando i poliziotti lo andarono a prelevare. Non sorrideva, cercava di coprirsi il volto dalle telecamere che riprendevano il nuovo mostro della piccola città, l'uomo insospettabile che violentava la figlia minorenne della sua compagna.

Non fecero nessun cenno su Matteo o sulla sua famiglia. Dissero solo che la ragazza era stata aiutata da un generale dell'esercito, padre di un amico della ragazza, che si era assicurato che sia la ragazza che la madre fossero al sicuro prima che le manette scattassero ai polsi del mostro.

Matteo seguì la notizia con rabbia e rassegnazione. Rabbia verso il padre che sapeva e non gli aveva detto nulla. Rassegnazione perché dentro di sé sentiva che la vita di Greta da quel momento sarebbe cambiata per sempre e, forse, finalmente in meglio. Ma nonostante questo la loro amicizia sarebbe stata in serio pericolo.

Nella vetrina della panetteria di fronte il Liceo Galilei ancora si accendevano e spegnevano le luci intermittenti, quasi volessero prendere in giro gli studenti che quel 7 Gennaio rientravano a scuola.

La ragazza dell'ultimo bancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora