«Giorgia è ora di svegliarsi o finirai con il fare tardi a scuola.»
Dopo aver mugugnato, la ragazza voltò le spalle alla madre.
«La colazione è già in tavola e papà è quasi pronto per uscire. Se lo vuoi salutare, ti conviene sbrigarti.»
«Sì, sì, ho capito» rispose alzandosi con malavoglia dal letto.
Ancora assonnata, sciolse la treccia che si faceva ogni sera prima di coricarsi per poi raggiungere il soggiorno. Si sedette sul bracciolo del divano a osservare il padre intento a caricare il trolley in auto.
La gatta, un birmano dagli occhi celesti e la folta coda grigia, avanzò verso di lei con passo pigro e saltò sulle sue ginocchia. Accarezzandola, chiese alla madre: «A che ora partite?»
«Verso le dieci. Appena terminata la riunione di papà.»
«Ok, io sono pronto. Matilde, ti chiamo appena ho finito. Fatti trovare pronta» disse il padre rientrando in casa. «Noi invece ci salutiamo subito» concluse rivolto alla figlia, allargando le braccia verso di lei. Imbarazzata, la ragazza si avvicinò e lo abbracciò pensando: Ho quasi diciassette anni, basta con queste smancerie!
Quando il marito fu sulla soglia, Matilde lo fermò.
«Giacomo, ricordati di passare in banca prima di andare in ufficio.»
Le diede un veloce bacio e la tranquillizzò: «Non potrei dimenticarmene nemmeno volendo. Ciao.»
«Fai attenzione» si raccomandò lei seguendolo fino alla soglia, dove si fermò chiudendo bene la vestaglia per ripararsi dal freddo.
«Come sempre» le rispose allontanandosi.
Giorgia sopraggiunse alle spalle di Matilde stringendo forte il sacchetto della sua brioche.
«A cosa deve fare attenzione?» chiese prima di farlo scoppiare.
La donna sussultò, anche se ormai ci era abituata.
«Al suo capo. Sembra che stia controllando il personale e molte persone sono già state licenziate.»
«Ma figurati, papà è bravo nel suo lavoro.»
«Appunto» sussurrò quando la figlia fu rientrata in casa.
Essendo giornata di interrogazioni, Giorgia sapeva già cosa indossare sopra i jeans. Il suo maglione viola portafortuna era steso sul letto. Pronta per andare a scuola, salutò la madre e raggiunse la fermata dell'autobus.
Eleonora era già a bordo e le stava tenendo il posto. Le sedette accanto e, come ogni giorno, non smisero di parlare fino a quando non furono arrivate a scuola.
Era la prima volta che Giorgia rimaneva a casa da sola per un periodo così lungo. I suoi genitori avevano provato ad andare via per un weekend, ma mai per una settimana intera.
«Da questo momento ho ufficialmente la casa tutta per me» disse all'amica.
«Ma quanto sei su di giri. Manco avessi qualcuno da portarti in casa.»
«Che c'entra! Mi piace stare sola, lo sai. E anche se avessi un ragazzo, non so se lo porterei in casa... oddio, probabilmente sì. Ma non è questo il punto.»
«Sì, stavo solo scherzando. Ti capisco. Anch'io mi sentirei più autonoma.»
«E più libera» disse annuendo. «Anche il fatto che i miei non si facciano problemi a lasciarmi a casa mi fa piacere. Vuol dire che si fidano di me.»
«E perché non dovrebbero? Non possono certo lamentarsi di una figlia come te. O come me del resto. Al contrario di molte ragazze della nostra età, non abbiamo mai creato problemi ai nostri genitori. In effetti, ora che mi ci fai pensare, dovrei chiedere un po' più di riconoscenza ai miei.»
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Fidati di me - Primi capitoli
ChickLitLa studentessa Giorgia e l'investigatore Daniele sembrano non avere niente in comune, fino a quando il destino non fa incrociare le loro vite. Lei perde i genitori in un incidente stradale, mentre la sorella del ragazzo muore in circostanze misterio...