Capitolo 1

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(Scusate se la foto è così piccola)

-Allora, com'è andata oggi?- Mi chiede la dottoressa Attias, appena mi stendo sul lettino. Faccio terapia da molto tempo, da tanto che non ricordo quanto. Sorrido. -Nulla di nuovo, c'è un ragazzo nuovo, però- Dico, come se fosse una cosa di cui parlare con una psicologa. Lei mi sorride, come se avesse capito qualcosa. -Ed è carino?- Mi chiede, ormai parliamo come farei con Euge o con mia madre. Faccio cenno di si con la testa, mentre le mie guance si infiammano. -E ti piace?- Prosegue.

Le mie guance si colorano ancora più di rosso, ed inizio a giocherellare coi capelli. -Be, non lo so, ha degli occhi stupendi, però- Balbetto. Lei mi sorride comprensiva. -Sarebbe un passo avanti per te avere un fidanzato- Mi dice, come se fosse sicura che io e Peter ci metteremmo insieme. Quel pensiero mi fa sorridere, perché penso che realmente mi piaccia. -Be, non so se gli piaccio- Borbotto, ancora senza il coraggio di guardarla negli occhi. -Oh, tesoro. Se capisce quanto sei speciale, allora sicuro gli piacerai- Dice lei, e penso che lo faccia così facile...

Vado dalla psicologa da quando mio padre è morto in un incedente automobilistico. Mia madre si è fatta forza per entrambe. Mentre io...io ero come entrata in schook. Non parlavo, non uscivo, mi ero rinchiusa in camera mia, sperando e sognando tornasse. Avevo soltanto 9 anni. Così mia madre mi ha mandato dalla psicologa Attias, ed anche se sono passati anni, ancora non c'è lo ho fatta a superare qual trauma. La notte ho gli incubi e sento cose strane. Sospiro, e mi chiudo nel capotto, quel giorno faceva veramente freddo, nonostante fosse da poco che era finita l'Estate. Mi avvio alla Metrò, pronta a tornare a casa. Quando entro nel piccolo vagone, mi attacco al palo di metallo, dato che il vagone è partito, e per poco non sono caduta. -Ciao Mariana- Dice una voce familiare alle mie spalle. è una voce profonda e maschile. Mi giro lentamente, e presto, incrocio con il mio sguardo con quello di Peter. Il mio cuore prende a battere ad un ritmo irregolare. -Ciao Peter, che sorpresa- Riesco a dire. Lui mi sorride, e si appoggia all'altro palo, quello di fronte a me. Il suo sorriso è qualcosa di eccezionale. -Ci sediamo?- Mi chiede, dato che c'è un posto libero, faccio cenno di si con la testa. Ci sediamo, ed io mi sento molto a disagio. -Mi hai seguita?- Quella frase mi sfugge prima che io potesi dire qualcos'altro. Lui scoppia a ridere, e la sua risata è un suono angelico per le mie orecchie. -No, vivo da queste parti- Mi dice, continuando a ridere. Ci mettemmo a parlare di tutto, del più e del meno, era così facile parlare con lui, e nemmeno ci accorgevamo del tempo che passava, scorreva veloce, fino a che un macchinista non ci avvertì -Dovete scendere, questa è l'ultima fermata-

Quando scendemmo, mi accorsi che non sapevo dove eravamo, e se fossimo ancora in città. Mi guardai in torno, cercando un'indicazione, qualcosa che mi facesse capire dov'eravamo, e poi vidi un negozio di cd e DVD e Peter che vi entrava. Mi avviai dietro di lui. Forse avrei potuto chiedere al commesso dove eravamo. Qualcuno mi toccò la spalla, ed un brivido freddo mi percorse la schiena. Mi giro lentamente, e trovo Peter, che mi sorride, con un mano un CD di Ed Scheerran. -Ti piace?- Mi chiede. Faccio cenno di si con la testa, e ricambio il suo sorriso. Lui si avvia alla cassa e paga il CD, prima di tornare, con un sacchetto viola in mano. Lui mi sorrise, e mostrò i suoi denti appuntiti, come quelli di un vampiro. Mi morsi un labbro.

Narratore:
-Non so dove siamo- Ammise Lali, lasciandosi cadere sulla sedia del bar, lui le sorrise comprensivo. -Allora prendiamo un'altra metrò- Disse lui, senza problemi, chiamando l'attenzione del cameriere. Lei sospirò. -Vuoi andare a tentativi?- Le chiese. Lui la guardò negli occhi, e lei si accorse solo in quel momento, che i suoi occhi brillavano di una luce ombrosa. -Perché no?- Le chiese sporgendosi sul tavolo, andandole molto vicino, così vicino che lei sentì l'alito di lui, sulle sue labbra. Trattenne il fiato, e lo lasciò solo quando lui tornò al suo posto a parlare col cameriere.

"Siamo presi dalla quotidianità, rinchiusi nella nostra rutin giornaliera, che quando qualcosa cambia, la paura ci assale, ma se ci rilassiamo, tutto può migliorare..."
By Alessia Rinaldi (che sono sempre io)


Fantasy LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora