EVELYNE
Piagnucolo mentre l'irritante trillo della sveglia mi strappa dal mio sonno profondo e mi riporta alla colossale emicrania post sbornia. Mi rigiro nel letto... Troppo grande per una persona sola.
Quanto ho bevuto ieri sera?
Meglio fare colazione...
Ci vorrebbe proprio una di quelle brioches francesi...
Ricordo quanto mi sono divertita con Michael, Veronica e Giulio quando frequentavamo il corso di architettura a Parigi. Bei tempi...
Tornando alla mia colazione opterò sicuramente per una tazza di caffè, esiste forse un analgesico migliore?
Mi sposto dalla cucina al divano in soggiorno dove una volta stesa, rannicchiata come un neonato nella culla per poco non mi riaddormento.
8.15 Come al solito in ritardo...
Sono in macchina incanalata nel traffico per raggiungere Cloe e andare al lavoro.
ECCOLA!
Come sempre fantastica, indossa un tubino bianco a mezze maniche, una borsa beige intonata alle sue Louboutin, tutto impreziosito da accessori dorati.
I capelli di un biondo luminosissimo le incorniciano il volto e gli occhiali da sole, le coprono i profondi occhi verdi.
In confronto a Cloe sembro un fazzolettino sporco, usato da qualche bambino influenzato. Come si può essere così perfetti di prima mattina?
Ad ogni modo le corro incontro. Sono troppo felice di vederla.
<Cloee !!!> Mi domando perché a ventiquattro anni strillo ancora come se ne avessi cinque;
<Evelynee!!> Cloe non è diversa da me...
7.05
Maledetto suono assordante!!!
Ci abbracciamo calorosamente e in questo momento non m'importa di essere un fazzoletto sporco.
<E' stata una vacanza fantastica, mi sei mancata tantissimo. Non puoi immaginare quante cose ho da raccontarti>.
<Sarò più che felice di ascoltarti>.
Ci dirigiamo all'interno del nostro ufficio la "Barton's House'',Cloe comincia ad anticiparmi qualcosa della sua permanenza alle Maldive.
Lavoriamo entrambe per il padre di Cloe, un giorno lei diventerà il capo dell'azienda e io continuerò il mio lavoro da arredatrice d'interni.
La giornata scorre molto velocemente. Non abbiamo avuto un attimo di pausa. Vedo Cloe avvicinarsi alla porta del mio ufficio.
<Che ne diresti di bere qualcosa più tardi?> Chiede sorridendo.
<Perché no? Passo a prenderti alle sette>.
<A dopo allora> esce dalla stanza e torna alle sue pratiche.
Alle 18.00 spengo il computer , metto in ordine la scrivania e dopo aver salutato il Signor. Barton mi affretto a tornare a casa per darmi una rinfrescata.
Per strada c'era un traffico incredibile, sono appena arrivata a casa e ho solo venti minuti per sistemarmi.
Lascio tutto per terra lungo il corridoio: una scarpa qui , l'altra lì , lancio i vestiti sul letto della mia stanza che detto tra noi è più definibile come una tana, proprio come la definirebbe mia madre.
Chiama la mia stanza così da quando sono nata e non ne ho ancora capito il motivo... Forse somiglio ad un animale e non ad un fazzoletto sporco.
Sono dannatamente in ritardo. Come al solito.
Sarà meglio avvisare Cloe, compongo il numero sulla tastiera del cellulare e
intanto preparo una tisana.
<Evelyne tutto bene?>
<Si tutto bene, sono leggermente in ritardo potresti raggiungermi qui? Non vorrei farti aspettare troppo vicino al cancello di casa tua>. Cloe odia i ritardatari anche se il più delle volte è lei a far attendere gli altri <Certo, tra dieci minuti sono da te> riaggancia. Non sembra seccata, a questo punto è meglio darsi una mossa.
Mezz'ora dopo Cloe si riflette nell'enorme specchio della mia stanza, ovviamente è favolosa ; indossa un abito da cocktail verde bottiglia lungo appena sopra il ginocchio, zeppe molto alte color cuoio e naturalmente accessori intonati con il resto della mise.
Io intanto procedo allacciandomi le mie amate Nike bianche.
Indosso una t-shirt a righe blu e bianche e un paio di shorts beige.
Sono fin troppo colorita in volto e i capelli sono un vero e proprio disastro.
<Raccoglierli in una treccia è la soluzione migliore>. Se lo dice Cloe è davvero così.
Viviamo in un paesino a venti minuti dal centro di Londra, questa sera abbiamo deciso di non allontanarci e di bere qualcosa in un locale qui vicino.
Abbiamo optato per un pub dall'aspetto orientale, un ragazzo molto simpatico ci accompagna in un giardino all'interno del quale ci sono una quindicina di gazebi, tutti di colore diverso.
Ogni coppia o gruppo di persone ha il proprio spazio e la propria privacy grazie alle tende che contribuiscono a creare un'atmosfera intima e rilassante.
Il cameriere scosta due veli semitrasparenti per farci accedere a questo angolo di paradiso.
Ci fa accomodare su due grandi poltrone puff color arancio, io e Cloe ci sprofondiamo dentro all'istante e il ragazzo non può far a meno di sorridere.
Ordiniamo un Margarita, un Martini e qualcosa da sgranocchiare.
<Fantastico questo posto non ne conoscevo l'esistenza, ad ogni modo raccontami tutto ! Voglio sapere tutti i particolari che non mi hai detto stamattina sul viaggio>.
<Sai Evelyne tutto era interamente pagato per me e per Thomas, eravamo felicissimi di avere un po' di tempo solo per noi, infatti appena arrivati ci siamo dati alla pazza gioia, non so se intedi...> Ride come una bambina.
<Sempre la solita>
<Fin qui ci siamo, dopo una settimana abbiamo cominciato a litigare e litigare e litigare ancora, ci siamo resi conto che la nostra relazione andava avanti da troppo tempo, tutto era diventato monotono per questo abbiamo deciso di lasciarci.
Ognuno ha passato le restanti due settimane per conto proprio> Sogghigna. Non sembra per niente dispiaciuta e questo è fin troppo strano.
<Non posso crederci! Dopo quattro anni di fidanzamento, i vostri progetti per il matrimonio e la famiglia felice che tanto desideravate, vi siete lasciati?
Confesso che non mi sono mai piaciuti i suoi modi da finto perbenista , ma a te piaceva tanto quindi ho preferito ritrarre la spada.
Ma sei sicura che vada tutto bene? Nessun rimpianto?> Le chiedo come una buona amica dovrebbe sempre fare.
<Sto alla grande!> Esclama.
<Per qualsiasi cosa sono qui lo sai, non farmelo ripetere> ribatto con tono decisamente pacato rispetto al suo.
<Evelyne smettila con tutte queste premure nei miei confronti, sto benone e non ti ho ancora raccontato la parte migliore>.
Dopo un quarto d'ora un cameriere dalla carnagione dorata piomba all'interno del gazebo.
Posa sul tavolino in vimini le nostre ordinazioni.
<Spero sia di vostro gradimento ragazze> ci sorride e se ne va.
<Potresti farci un pensierino su Nick> ecco il tono malizioso di Cloe.
<Chi è Nick?>
<Il cameriere che era qui un minuto fa, non hai fatto caso alla targhetta sulla maglia? E' una bomba!> Sempre la solita...
<Sinceramente non ho visto niente, però magari potresti pensarci tu dato che l'hai divorato con gli occhi>
<Se proprio insisti> dice lei scoppiando a ridere contagiando anche me.
Continuiamo a parlare fin quando Cloe quasi non rischia di strozzarsi con un'arachide tentando di dirmi qualcosa.
<Ho dimenticato di dirti una cosa molto importante.> <Dovrei preoccuparmi?>
<No anzi.> <Non tenermi sulle spine>
<Una mattina ero in spiaggia in procinto di ordinare il mio solito Martini quando un tizio distrattamente mi ha rovesciato una spremuta d'arancia addosso>
<Scommetto che hai cominciato a strillare>.
Non risponde e comincia a sorridere.
<Non l'hai fatto?Chi sei tu? Che ne hai fatto della mia amica?> Rido. E anche lei.
<Sono sempre io Evelyne, il problema è che non appena il mio sguardo ha incrociato quello di Andrew , il mio copri costume è passato in secondo piano.>
<Andrew?Si chiama Andrew?>
<Si Andrew Morgan>.
<Quindi mi stai dicendo che c'è stato altro?>
<Certo! Per chi mi hai preso? Lui si è offerto di invitarmi a pranzo per scusarsi dell'accaduto, abbiamo passato più di qualche giorno insieme...E anche più di qualche notte>. Sorride con gli occhi a cuoricino.
<Oh ma ti stai sentendo? Più di qualche notte? E quel sorriso, mi si stanno cariando i denti per quanto sei melensa>.
Ride ancora e mi lancia un'arachide addosso.
<Smettila di insultarmi Shannon, non ho ancora finito.>
<Madame ,la prego continui il suo racconto>.
<Si chiama Andrew Morgan viveva a Liverpool ma ho scoperto che si è appena trasferito a Londra, mi piacerebbe molto fartelo conoscere>.
<Cloe Debbie Barton sei una stronza perché non me ne hai parlato subito?Magari fate coppia fissa e non mi hai detto niente>.
Sorride.
Conosco quel sorriso.
<Perché non me l'hai detto????>Urlo ma scoppio immediatamente a ridere e lei si fa trascinare dalla mia risata.
Alle 22.30 siamo davanti un grande cancello, prima della porta c'è un vialetto di pietra bianca arricchito su entrambi i lati da aiuole contenenti peonie e tulipani.
Ci incamminiamo ed eccoci finalmente a casa.
Cammino lungo il corridoio in parquet, i muri color senape sono abbelliti da quadri raffiguranti fiori e frutta.
Sulla destra c'è il grande salotto- proprio come lo ricordavo io-.
Il grande tavolo di legno nell'angolo, la finestra sulla destra dalla quale da bambine guardavamo i fiocchi di neve scendere, il divano di pelle color cuoio al centro della stanza e il mio tappeto preferito dove io Mrs.Barton e Cloe abbiamo mangiato tonnellate di gelato ai lamponi.
Che nostalgia...
Lascio tutto sul divano e raggiungo Cloe in camera da letto.
Siamo sdraiate su un grande letto a baldacchino e mangiamo gelato alla vaniglia.
<Sai Evelyne, Andrew è un appassionato di Burlesque, abbiamo partecipato ad un sacco di spettacoli durante il nostro soggiorno alle Maldive>
Il gelato mi va di traverso. Comincio a tossire. <Non avrai ricominciato con gli spettacoli vero?> <E' UN SI?> incalza Cloe con fare minaccioso. Non rispondo e mi dirigo in bagno.
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RED DUST
Chick-LitEvelyne Shannon vive in un paesino in provincia di Londra, è un’affermata arredatrice d’interni. Lavora con la sua amica di sempre Cloe. Professionista di giorno e tentatrice di notte. La sua passione per il burlesque fa si che sul palco lei divent...