Capitolo Uno.

329 20 38
                                    

"Alex, tesoro," mia madre mi chiamò mentre metteva mio fratello nel suo seggiolone. Feci un rumore solo per farle sapere che sapevo che stesse parlando con me. "Vuoi mangiare qualcosa per colazione? Posso prepararti qualcosa prima che tu vada a scuola, o puoi portarlo per pranzo." Disse lei dolcemente, prendendo cose dalla mensola e posizionandole sul tavolo.

"No, grazie. Prenderò qualcosa a scuola." Le sorrisi. Lei annuì e si girò prendendo altra roba dalle mensole e ridando il gioco che le aveva appena lanciato mio fratello. Sospirai e spinsi leggermente il mio zaino. Un paio di minuti dopo sentì il clacson di una macchina fuori da casa mia.

"Quello è Rian, devo andare." Diedi al mio fratellino un bacio sulla testa ed iniziai a camminare.

"Ciao, Alex" Disse mia madre quando la porta si chiuse dietro di me. Salutai Rian mentre camminavo verso la macchina.

"Hey." Mi disse e io lanciai il mio zaino sui sedili posteriori. Mormorai un semplice hey come risposta e accesi la radio. "Tutto okay?" mi chiese.

"Si. Sono solo molto stanco. Josh è rimasto sveglio tutta la notte facendo rumore nella sua stanza. Gli voglio bene, ma non mi lascia mai dormire." Alzai gli occhi al cielo e mi poggiai bene contro il sedile dell'auto. Rian annuì soltanto, mettendo in moto la macchina e iniziando a guidare verso scuola.

"Rimane mai con suo padre?" mi chiese. Ci pensai su per un secondo, ho sempre pensato che fosse strano il fatto che non fosse mai nei dintorni.

"Nah," negai con la testa. "Credo che mia madre non voglia che il bambino passi tempo con lui. Non lo vorrei nemmeno io. Non è stato esattamente il padre dell'anno quando viveva da noi, perciò è stato cacciato via." Risposi e smisi di parlare lentamente.

"Di ritorno all'inferno ancora una volta." Disse Rian mentre parcheggiava fuori scuola. Non molti ragazzi erano già arrivati, ma noi arriviamo sempre in anticipo così non dobbiamo parcheggiare molto lontano e non dobbiamo camminare per tutto il parcheggio. "Perché la scuola non può essere semplicemente illegale?" disse lui e uscì dalla macchina. Mi girai per cercare il mio zaino e poi uscì anch'io.

"Probabilmente perché senza di essa tu non sapresti nemmeno cosa vuol dire "illegale"." Dissi prendendolo un po' in giro.

"Touche." Disse lui camminando un po' più avanti di me. "Comunque sia, devo arrivare alla mia prima classe in anticipo. C'è questa ragazza davvero carina, si chiama Amber, e speravo di poter avere il suo numero" sogghignò e andò via.

"Divertiti!" Urlai alla sua figura che diventava sempre più piccola fino a che non sparì dentro la scuola.

Camminando dentro l'edificio, avevo questo opprimente sentimento di tristezza. La scuola dovrebbe essere davvero illegale, o almeno non dovrebbe essere cinque giorni a settimana. Tanta gente non lavora nemmeno cinque giorni a settimana. Io credo che sia solo per tenere d'occhio gli adolescenti, facendo loro fare un lavoro che non servirà a nulla in futuro.

Continuai a camminare lungo il corridoio pieno di persone ormai e stavo per girare quando un ragazzo mi venne addosso. I suoi libri caddero a terra e si lamentò leggermente. "Cazzo, mi spiace." Gli dissi chinandomi ad aiutarlo a prendere le sue cose.

"Non preoccuparti, colpa mia." Disse lui rialzandosi e prendendo i suoi libri dalle mie mani. Stavo per continuare a camminare quando lui mi chiamò. "Hey," mi girai a guardare il ragazzo magro e alto che avevo di fronte. "Potresti dirmi dov'è la segreteria? Devo prendere il mio orario." Lui doveva essere il nuovo ragazzo del quale parlavano tutti.

"Uh, si. Devi solo girare a destra alla fine di questo corridoio e andare dritto, dovrebbe stare alla tua destra." Gli risposi.

"Grazie." Sorrise e si girò, andando nella direzione che gli avevo appena indicato. Sospirai leggermente e continuai per la mia strada arrivando finalmente al mio armadietto. Iniziai a mettere la combinazione girando la rotella lentamente, non la ricordavo esattamente. Finalmente riuscì ad aprirlo. Presi il libro di matematica e il quaderno da disegno, guardando il mio orario vidi che le prime due ore avevo matematica e Arte. Volevo essere davanti al mio armadietto il minor tempo possibile. Misi lo zaino dentro l'armadietto facendo cadere alcuni fogli e altre cose messe lì solo perché ero troppo pigro per metterle da qualche altra parte. Rimisi i fogli al loro posto e presi una mela che era dentro. La guardai un attimo, sentendo il mio stomaco fare un leggero rumore per non aver mangiato questa mattina. Ero davvero tentato di mangiarla, ma la buttai sapendo che alla fine mi avrebbe fatto star male.

Quicksand. (Jalex) Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora