Capitolo 3

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Fisso il soffitto. O almeno, quello che suppongo sia il soffitto. E' tornato tutto buio.

Le mie gambe bruciano, così come le braccia, la schiena, gli occhi. Ogni parte di me sta bruciando lentamente, come se si stesse consumando. Non so fino a quanto potrò resistere, non so neanche se dovrei resistere. E' come se tutto sia sospeso.

E' chiaro che qualcuno mi ha rinchiuso in questo posto; potrebbe essere qui, in questo momento, ad osservarmi silenziosamente nell'oscurità, a decidere cosa fare di me. Forse ha già progettato di uccidermi, magari vuole solo farmi soffrire ancora. Ma quello che non mi è chiaro è: perché sono qui? Non ricordo di aver fatto niente di così tanto terribile da meritare tutto questo. Ma d'altronde, non ricordo assolutamente niente. Se non... quell'immagine... Emily...

Mi gira la testa.

Ho le mani sudate ma brividi di freddo mi percorrono tutto il corpo. Una corrente d'aria ghiacciata mi colpisce improvvisamente, come se qualcuno avesse aperto una porta o una finestra. C'è uno strano odore che si mischia a quello di muffa e umidità a cui ormai mi sono abituato; è come... sa come di... ospedale... è un medicinale, o qualcosa di simile. Stringo i pugni e mi sistemo meglio sul pavimento, ingoio il groppo che non sapevo di avere in gola. Ho paura. Ho una tremenda paura di ciò che sta per accadere.

Gli occhi iniziano a farsi sempre più pesanti e il respiro lento. Posso vedere uno strano... vapore... una specie di "nebbia" che mi raggiunge velocemente. Combatto per tenermi sveglio, ma mi risulta quasi impossibile. Una luce si accende, chiudo gli occhi. Quando li riapro, una matita rosa appare ai miei piedi. La nebbia aumenta e non vedo più niente.

7 settembre 1999

La prima cosa che vidi aprendo gli occhi quel giorno fu il duro e polveroso pavimento della mia stanza. Mia madre era particolarmente energica quel giorno. Sputò ai miei piedi, ma fu già un bel gesto da parte sua non farlo sulla mia faccia. Non sarebbe stata la prima volta.

<<Ti devo prendere per i capelli, eh? Mi stai costringendo, scarto di letame!>> Le piaceva inventarsi queste frasi d'effetto sul momento, anche se non ne capivo il significato e probabilmente un significato non ce l'avevano. Ma come al solito, non obiettavo.

Mi alzai velocemente, le sue minacce non erano assolutamente da prendere sotto gamba. L'avevo fatto, una volta: non ricordo molto di quel giorno, se non il suo scarpone sulla mia faccia.

La guardai per un secondo: aveva un'aria stanca, sciupata. Ciocche di capelli rossi e crespi le ricadevano da quella che doveva essere una coda, ma che risultava essere un ammasso appiccicoso e arruffato di peli. Il rossetto rosso fuoco era sbavato e non più tanto acceso come la sera prima, stessa cosa l'ombretto azzurro raccattato da qualche bancarella ambulante. Indossava ancora il top a fiori e i jeans che aveva usato per andare al casinò; erano i suoi vestiti buoni. Eppure in passato doveva essere una bella donna. Si accorse che la stavo squadrando, grave errore da parte mia. Afferrò la parte più bassa dei miei capelli, alla base del collo, li tirò con violenza e mi spinse contro il muro. Poi uscì, senza dire una parola.

Raccolsi i vestiti che Emily mi aveva comprato da sotto il mio cuscino, ma mentre li indossavo notai qualcosa per terra: dei capelli. Mi toccai il retro del collo: una buona parte era stata strappata via. Rimasi a fissare il pavimento mentre con una mano massaggiavo la parte dolorante per lenire il bruciore. Non servì a molto.

Continuai a vestirmi, non potevo rischiare di prendere altri colpi. Feci per uscire dalla stanza, ma accanto alla porta c'era qualcosa che non avevo notato subito: uno zaino. Era davvero un bello zaino, di quelle marche famose che si vedono sui tabelloni pubblicitari. Era blu scuro, il mio colore preferito, e nel buco del cursore della zip era attaccata una piccola scarpa nera con il mio nome sopra. Solo una persona poteva avermi fatto quel regalo. Nella parte superiore era appoggiato un post-it rosa, di quelli in cui Emily scriveva messaggi di minaccia se avessi curiosato tra le sue cose:

Freak- Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora