CAPITOLO 1

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All'inizio pensavo che fosse impossibile trovare il vero amore, sinceramente, non mi interessava assolutamente niente avere un ragazzo con cui dividere la mia vita, almeno in quel momento non mi interessava, e poi so che l'amore fa male, ti innamori di uno, state insieme e poi lui ti lascia, rovinandoti il resto della vita, per quello non mi importa, ma come ho iniziato il secondo anno del liceo, tutto è cambiato: mi sono innamorata anche se non volevo, mi sono innamorata dopo tutti gli anni in cui ho cercato di evitare l'amore, ma non si può scappare ad esso.
L'amore è come una calamita che ti attrae al tuo opposto, e non ci si può sottrarre a questo, e io l'ho capito solo adesso, l'ho capito al mio secondo anno di liceo, quando ho incontrato quel ragazzo che all'inizio lo odiavo con tutta me stessa, ma poi le cose sono cambiate è lui è diventato l'unico motivo della mia vita.
Io sono Cristina, è questa è la mia storia.

Il secondo anno di liceo è iniziato, l'estate è finita e con essa tutto il divertimento. Adesso si ritorna a scuola, per studiare e fare i compiti ed evitare di essere bocciati, io non sono eccellente a scuola, ho la media del sette/otto, ma non mi importa avere voti alti, non voglio passare ogni giorno sui libri di scuola, secondo me è una semplice perdita di tempo, ma se voglio, potrei avere anche la media del nove, ma va be.
Entro in classe, ci sono alcuni compagni nuovi che non ho mai visto, e altri invece che conoscevo che non ci sono più, fate conto che quasi metà classe è stata bocciata, su diciannove siamo rimasti in dieci, con quelli nuovi siamo circa in quindici, non ne sono sicura, non avevo voglia di contare.
Mi siedo in primo banco, vicino alla mia amica che mi aveva tenuto il posto per fortuna, sennò mi sarei dovuta sedere vicino a uno di quelli nuovi e non mi andava.
"Ehi, come va?". Mi chiese Martina.
"Bene, a parte il fatto che è il primo giorno di scuola. Con te come va?". Domandai.
"Bene, grazie. Sono felice di rivederti". Disse sorridendomi.
"Anch'io". Risposi ricambiando il sorriso.
Durante l'estate non ci eravamo visti molto, più che altro perché io andavo via in vacanza, di solito in montagna con gli scout, invece lei restava in città e andava al mare.
La professoressa di italiano entrò in classe, si fermò sulla soglia della porta, fissando minacciosa quelli che facevano confusione in fondo all'aula.
Finalmente i ragazzi si accorsero della sua presenza e si zittirono all'istante e si alzarono tutti quanti in segno di saluto. Io feci lo stesso.
"Buongiorno, sedetevi pure". Disse andando verso la cattedra.
"Buongiorno". Disse in coro la classe e si sedette.
Ad un certo punto si sentì una fragorosa risata provenire dal fondo.
Tutti si girarono in quella direzione.
"Che succede? Che c'è da ridere?". Chiese la prof.
"Niente. Esud aveva fatto una battuta". Disse Notram era uno di quelli che faceva più confusione insieme a Esud, mi meravigliavo che quei due fossero stati promossi.
"Volete subito una nota sul registro il primo giorno di scuola?". Chiese la prof.
"Ma, io... cosa ho fatto?". Disse Esud, in questo momento la stava prendendo in giro.
"Esud, la vogliamo smettere?". Disse la prof.
"Va bene". Rispose lui facendo finta di essere disperato.
Molti odiavano questa prof. per il suo carattere che non era uno dei migliori, ma io la trovavo lo stesso abbastanza simpatica e andavamo anche abbastanza d'accordo, strano ma vero.
"Bene, facciamo l'appello". Disse.
Iniziò a chiamare uno dopo l'altro i miei compagni e iniziò anche un sottofondo di brusio che infastidì la prof. ma nessuno ci fece molto caso.
Io e Martina parlavamo dei nuovi arrivati, quando la prof fece un nome che mi era familiare, non perché era un mio compagno di classe, anzi, era uno di quelli nuovi.
"Ruggero Dares". Disse la prof.
Ruggero? Io lo conoscevo.
Mi guardai intorno per vedere dove si trovava.
"Ruggero". Ripeté la prof.
"È assente". Rispose Esud.
"Perfetto, iniziamo bene". Disse la prof.
Stava per scrivere sul registro che lui era assente, quando la porta si aprì di colpo ed entrò dentro un ragazzo con lo zaino in spalla.
"Scusi il ritardo". Disse ansimante il ragazzo.
"Buongiorno Ruggero. Siediti". Disse la prof.
Lui fece come detto e si sedette nel banco vuoto dietro di me, merda.
Probabilmente non si ricordava di me, eravamo stati amici da piccoli e io mi ero presa una cotta per lui, ma questo era successo tanto tempo fa, quando andavo alle elementari, poi, non ci eravamo più visti, aveva smesso di parlarmi, fino a che non ci fummo mai più visti, e lo stesso per sua sorella che eravamo grandi amiche, ma non più, e adesso eccolo lì, dietro di me.
Non ci voleva.
"Bene". Disse la prof. "Spero che abbiate passato delle buone vacanze".
"Di sicuro era meglio senza di lei". Disse Notram.
Che deficiente che era, non aveva un minimo di rispetto, e di sicuro non gli interessava niente essere educato.
La prof. lo ignorò.
"Come avrete notato avete dei nuovi compagni e invece altri sono stati bocciati...".
"Sfigati". Disse Esud e con questa parola, iniziarono a ridere.
"Verrà bocciato anche lei Esud se non la smette subito". Disse la prof.
Si zittirono tutti.
"Bene, andate a pagina 234". Disse.
"Di storia o geografia". Disse Notram.
"Notram!". Disse la prof.
"Che c'è?". Disse lui.
"Di storia". Disse Nicole.
"Ma riuscite a stare zitti?". Domandò la prof.
Iniziò a leggere la pagina.
"Ehi". Mi chiamò qualcuno dietro di me, merda, era Ruggero.
"Ehi". Disse di nuovo a bassa voce senza farsi sentire dalla prof.
"Cristina, ti sta chiamando". Mi disse Martina indicando dietro di me.
Sospirai, speravo che non mi riconoscesse, non mi andava di ricominciare a parlare con lui, almeno non dopo che mi aveva lasciato così senza dire niente, senza dare una spiegazione, o senza dire nemmeno addio.
Mi girai nella sua direzione.
"Che c'è?". Domandai seccata.
Fai che non mi riconosca, fai che non mi riconosca. Pensavo.
"Volevo chiederti se avevate un libro in più da imprestarmi, a me non è ancora arrivato". Disse, per fortuna non mi aveva riconosciuto, almeno per adesso.
Era in banco da solo e non aveva un libro.
Lo guardai per un secondo, non me lo ricordavo così, era diverso, era cambiato, era più bello.
No! Che stai dicendo Cristina? Mi domandai. Svegliati! Ti ha lasciato da sola più di cinque anni fa, non lo puoi considerare neanche tuo amico.
Mi diceva una vocina nella testa, aveva ragione.
"Che c'è?". Mi domandò lui notando che lo stavo fissando.
"Niente. Tieni". Dissi tornando nella realtà e dandogli il mio libro.
Prima che potesse dirmi qualcosa, tornai girata dall'altra parte, cercando di seguire la lezione dal libro della mia amica che aveva messo in mezzo in modo che potessi vedere anch'io.
Non mi aveva riconosciuto. Può essere che mi ero confusa con un altro ragazzo che aveva lo stesso nome?
No! Ruggero Dares, era di sicuro lui.
Meglio se non mi aveva riconosciuto, ma questo pensiero fu troppo frettoloso, infatti me ne pentii subito.
"Martina?". Disse a bassa voce Ruggero dopo un paio di minuti.
Merda, mi aveva riconosciuto. Pensai. Non risposi e lui non disse altro.
La prima ora passò e finalmente arrivò il riposo.
Di solito restavo in classe con Martina, ma oggi volevo scappare in corridoio per evitare di parlare con lui.
Come suonò la campanella, mi alzai di scatto dalla sedia.
"Andiamo Martina". Dissi diregendomi verso la porta, lei mi seguì dubbiosa.
Per fortuna, la folla dei ragazzi nei corridoi, mi aiutò a nascondermi da Ruggero, che probabilmente mi stava seguendo.
Ci fermammo davanti alla porta del bagno dove c'erano altre ragazze, li non mi avrebbe visto. Pensai.
"Che succede?". Chiese Martina notando la mia espressione e mangiando la sua merenda.
Io diedi un morso al mio panino.
"Ruggero". Dissi con la bocca piena.
Le si guardò intorno per cercarlo, ma senza trovarlo.
"Ruggero? Inendi quello nuovo seduto dietro di noi?". Disse senza capire.
"Si. Lui". Risposi.
"Qual'è il problema? Ti sei presa una cotta per lui?". Mi domandò sorridendomi e prendendomi in giro che mi innamoravo di uno a caso.
"No. Non ho una cotta per lui, avevo una cotta per lui". Disse.
Lei smise di ridere e mi guardò seria.
"Cosa intendi?". Mi domandò.
"Niente, lascia stare". Dissi e mi avviai verso la classe.
La mi seguì e si mise davanti a me bloccandomi la strada.
"Dove vai signorina? Adesso tu mi spieghi tutto. Sono la tua amica, me lo puoi dire, non lo dirò a nessuno". Disse.
Il problema non era di dirlo a qualcuno, non me ne fregava niente, il problema era avere lui in classe, dopo anni che non ci eravamo mai più visti.
"Allora?". Mi domandò.
"Va bene". Sospirai, e mi appoggiai al muro. Iniziai a roccontare.
"Io e Ruggero eravamo amici di infanzia, ci frequentavamo molto spesso, eravamo amici di famiglia ormai. Stavamo sempre insieme, e quando eravamo piccoli, mi sono presa una cotta per luo, come ti ho detto prima. Gli anni passarano e continuavamo ad essere amici, poi, non so il perché, ma è sparito". Dissi.
"Sparito, intendi sparito letteralmente? ". Mi domandò Martina interrompendomi.
"Si.Un giorno sparì letteralmente, senza lasciarmi nessuna notizia di lui, ne della sua famiglia. Avevo circa otto anni quando se ne andò e non seppi mai il perché di quella decisione improvvisa. Io ci rimasi molto male, a volte mi viene anche da piangere se ci penso adesso, eravamo grandi amici, almeno per me lo era, poi, non so cosa pensasse lui di me e adesso è in classe con me, non posso tornare a parlargli come se niente fosse successo, non posso...". Dissi, mi veniva da piangere, ma di sicuro non potevo scoppiare come una fontana in mezzo al corridoio, quindi cercai di trattenere le lacrime, probabilmente la mia faccia era sconvolta e Martina se ne accorse.
"Ignorarlo e basta, fai come se non ci fosse". Disse.
"Non è facile come pensi. Già le prime due ore ho fatto difficoltà, non posso averlo in classe per tutto l'anno". Dissi, mi venne in mente un'idea, e se cambiassi classe? Ma quanto ero stupida? Non potevo cambiare classe solo per lui.
"Almeno provaci, se non c'è la fai troveremo una soluzione, vedrai". Disse, lei era brava a confortare le persone, di lei ero sicura di potermi fidare.
"Va bene". Dissi, il campanello suonò in quel momento segnando la fine del riposo.
"Adesso andiamo in classe, sennò il prof. si arrabbia". Disse e ci avviammo verso la classe.
Entrammo nell'aula, il prof. di matematica era già arrivato, ma mancava ancora metà classe. Io e Martina ci sedemmo al nostro posto, Ruggero non c'era ancora.
Arrivarono gli altri ragazzi e per ultimo lui.
Non mi degnò di uno sguardo, però aveva un espressione strana, diversa da quella di prima.
Sembrava depresso, ma anche addolorato, ma per cosa??
Io non gli avevo fatto assolutamente niente, ero io che dovevo essere addolorata, e poi, non glo avevo neanche rivolto la parola.
Forse il suo vero problema non ero io, ma qualcun'altro, in questo caso era meglio così.

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