CRISTINA POV'
Prima che iniziasse la terza ora di lezione, Ruggero fece una cosa che non mi aspettavo.
Mi restituì il libro che mi aveva imprestato, prese la sua roba con tutto lo zaino e si mise nel banco libero in fondo alla classe, e tutto questo lo fece senza degnarmi di uno sguardo e con una faccia addolorata.
In fondo cosa mi sarei potuta aspettare da lui, dopo anni che è sparito?
Il resto della mattina passò abbastanza tranquillo, anche se sentivo tutto il tempo il suo sguardo adosso a me.
Il suono della campanella segnò la fine delle lezioni e tutti si alzarono per andare a casa.
Io e Martina uscimmo insieme per prendere l'autobus, ma poco prima che arrivassimo la della fermata del bus, qualcuno mi prese per il braccio fermandomi.
Mi divincolai, cercando di liberarmi dalla presa che mi teneva ben salda, ma quando mi girai per vedere il mio agressore, mi meravigliai di chi mi trovai di fronte.
"Ruggero!". Dissi meravigliata, continuava a tenermi il polso e intanto Martina osservava la scena al mio fianco senza dire niente, almeno per adesso.
"Cristina, sentii, mi disp...". Martina lo interruppe bruscamente iniziando a parlare in mia difesa.
"Come ti permetti? Come ti permetti di parlarle dopo anni che sei sparito nel nulla!?". Sbottò Martina infuriata, mi aspettavo una reazione del genere da parte sua.
L'espressione di Ruggiero cambiò all'improvviso, e sembrava che volesse dire, ma tu cosa c'entri?
Ma cambiò subito di nuovo e tornò addolorato.
"Ma...". Disse, e fu di nuovo interrotto.
"Ma proprio niente. Non hai il diritto di parlare, punto e basta". Disse Martina.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ruggero parlò.
"Va bene. Starò zitto, come vuoi". Disse rivolto a Martina, poi si rivolse a me.
"E se hai deciso di risolvere le cose ignorandomi completamente fa come vuoi, ma questo non significa che non mi interessava nulla di te quando me ne sono andato, potrei sempre avere avuto un problema". Disse.
I suoi occhi erano un misto di rabbia e di dolore, non sapevo cosa dire.
Mollò la presa del mio polso, si girò e inizò a camminare dalla parte opposta.
"Aspetta!". Dissi, ma non si voltò e continuò a camminare.
L'autonus passò proprio in quel momento accanto a noi.
"Saliamo". Disse Martina con voce più calma rispetto a prima.
Annuii con la testa, stavo ancora fissando con lo sguardo Ruggero che si allontanava di nuovo. Pensai
Salii sul bus.
Le sue parole mi erano rimaste ben impresse nella mente.
"E se hai deciso di risolvere le cose ignorandomi completamente fa come vuoi, ma questo non significa che non mi interessava nulla di te quando me ne sono andato, potrei sempre avevre avuto un problema".
Pensai alla prima parte della frase, come faceva a sapere che aveva deciso di ignorararlo? Ci aveva spiato durante il riposo?
Pensai alla seconda parte della frase.
Aveva avuto davvero un problema quando se ne era andato? Oppure ci teneva davvero a me?
Avevo troppe domande per la testa, troppe domande senza una risposta e non riuscii a seguire una sola cosa di quello che mi stava dicendo Martina, si stava lamentando sul fatto di quanto fosse maleducato Ruggero secondo lei e altre cose del genere.
Ongi tanto annuivo alle sue domande, ma la ignoravo.
Lei scese parecchio prima di me e io la salutai distrattamente, ma lei non ci fece molto caso, meglio così.
Arrivai a casa, ma non c'era ancora nessuno e decisi di mangiare da sola, poi decisi di uscire un po e di farmi una passeggiata, avevo bisogno di schiarirmi un po le idee e di prendere un po di aria fresca.
In poco tempo, arrivai al parco più vicino da casa mia, non avevo preso il bus anche se sarebbe stato più comodo, ma non avevo voglia.
Nel parco c'era abbastanza gente che cammominava tranquilla e decisi di recarmi in un luogo dove sapevo che non c'era quasi mai nessuno.
Mi sedetti su un muretto da dove si vedeva tutta la città con il mare e il sole che tramontava.
Il cielo iniziava a diventare sempre più scuro e colorava le nuvole di un bel arancione.
Rimasi ad osservare il paessaggio per non so quanto tempo, finchè dei rumori che provenivano da dietro di me non mi distrassero.
Mi girai di scatto e da dietro un albero, vidi spuntare fuori un ragazzo più alto di me, sembrava che avesse diciasette anni.
Era alto, capelli corti e marroni, occhi che sembravano iniettati di sangue e inquieteva paura.
"Ciao, bella". Disse sorridendomi.
Non sembrava una bella persona, forse era meglio se me ne andavo.
"Che cazzo vuoi?". Dissi acida.
"Che ne dici di venire con me?". Domandò ignorando il mio tono di voce.
"Scusa, ma io adesso dovrei andare". Dissi scendendo dal muretto.
"Io non penso proprio". Disse sempre sorridendomi. Ma cosa voleva da me?
In quel momento, altri quattro ragazzi come lui, apparvero da dietro l'albero minacciosi.
Spaventata, feci qualche passo indietro.
"Dove pensi di andare?". Chiese il primo. "Prendetela!". Disse subito dopo.
Io feci per scappare, ma due mani possenti mi afferarono per le braccia, trascinandomi indietro.
"Lasciatemi andare". Dissi cercando di divincolarmi dalla loro presa.
Un altro mi afferrò sempre per un braccio, e mentre stavo per gridare aiuto, mi tappò la bocca con la mano, coprendomi anche il naso e impedendomi di respirare.
Vidi che uno di loro aveva tirato fuori da una tasca, un coltello affilato e mi stava per minacciare.
Provai a liberarmi di nuovo dalla loro presa possente ma senza risultato.
"Lasciatela andare!". Sentii gridare ad un certo punto.
Era una voce maschile che all'inizio non riconobbi, ma poi mi fu subito chiaro di chi appartenesse, infatti non mi sbagliavo.
Qualche secondo dopo, apparve davanti a me Ruggero.
Ma che cavolo ci faceva qui? Mi aveva seguito? Fu il mio primo pensiero.
"Guarda ci chi rivede. Hai deciso di farti vivo". Disse il ragazzo che mi teneva.
Ma di cosa stava parlando? Per caso lo conoscevano?
Mi domandai.
Provai a liberarmi di nuovo, ma invano.
A quel punto, Ruggero si lanciò contro i ragazzi che mi tenevano, buttandoli per terra, finalmente libera.
Mi spostai velocemente da quei ragazzi che adesso stavano combattendo contro Ruggero che si era appena rialzato in piedi.
Lo stesso fece l'altro ragazzo.
"Scappa!". Mi disse Ruggero. "Scappa!". Ripetè, e proprio in quel momento, il ragazzo con il coltello in mano si avventò su di lui, inflzandolo in un braccio.
Un'espressione di dolore apparve sul suo volto, ma non si mise a gridare come mi ero immaginata.
Si estrasse il coltello dalla carne, adesso tutto sanguinante.
Feci per andare ad aiutarlo, ma... "Scappa!". Ripetè in quel momento.
Osservai per un secondo la sua espressione di dolore e iniziai a correre via e due di quei ragazzi mi seguirono.
Correvo più veloce che potevo, ma non durò molto a lungo, io non sono molto brava nella corsa, e per di più, ad un certo punto inciampai non so dove e caddi a terra, sbucciandomi le ginocchia e i gomiti.
Non feci neanche in tempo a rialzarmi che i due ragazzi per poco non mi furono adosso se Ruggero non li saltò adosso.
Iniziarono a prendersi a botte e all'inizio sembrava vedere dei ragazzini che giocavano, ma la cosa era molto più seria.
Dopo un po, i due ragazzi furono a terra, privi di sensi.
Ruggero mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi, ma non ero molto sicura se fidarmi di lui o meno, alla fine accettai e mi tirò su in piedi.
"Tutto a posto?". Mi chiese preoccupato.
"Si, penso di si". Dissi, non sembrava che avessi delle ferite, ma lui sì.
Guardai il suo braccio, grondante di sangue e lui che non si lamentava.
"Stai sanguinando". Dissi.
"Lo so, ma non è niente". Disse.
"Andiamo". Dissi prendendolo per il braccio buono.
"Dove mi porti?". Mi domandò.
"Hai bisogno di cure". Dissi.
"Non serve, tanto adesso vado a casa". Protestò lui, liberandosi dalla mia presa, si fermò.
"Dai, vieni". Dissi io.
"No!". Disse lui.
Lo guardai per un secondo, forse si era offeso per quello che era successso quella mattina.
"Senti, mi dispiace per...". Mi interruppe.
"Lascia perdere". Disse.
"Sicuro? Guarda che mi dispiace, davvero". Dissi, era la verità, anche se forse avrei preferito non parlargli.
"Lascia perdere". Ripetè lui.
"Va bene". Dissi.
In quel momento, diventò pallido, come se avesse appena visto un fantasma e cadde in ginocchio.
Poi, si prese la tesa fra le mani, come ste stesse soffrendo per qualcosa.
Ma cosa gli succedeva?
"Ruggero!". Dissi andando accanto a lui, ma contininuava a tenersi la testa con le mani.
"Ruggero!". Dissi di nuovo.
"Stammi lontana. Stammi lontana!". Disse gridando
Cosa gli succedeva? Rimasi li accanto a lui, sembrava proprio che soffrisse, più che altro sembrava che stesse lottando contro se stesso, ma non riuscivo a capire il motivo.
"Ehi". Dissi appogiandogli una mano sulla spalla.
Per alcuni secondi non mi rispose e rimasi in quella posizione.
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New love
Romanceuna storia d'amore, ma non solo. un'avventura dove Cristina incontra un vecchio amico che scopre che è stato condannato per l'eternità dal diavolo. insieme dovranno superare molte prvove in cui rischieranno la loro vita. dopo tante difficoltà, il ra...