CAPITOLO 5

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CRISINA POV'
Lasciai Rugggero sul letto della mia camera e andai un attimo in bagno a prendere la cassetta di pronto soccorso.
Quando tornai vidi che era disteso sul mio letto.
All'inizio pensai che si stesse riposando, ma quando provai a svegliarlo non rispondeva, allora penasai che forse era solo svenuto.
Il motivo? Non lo sapevo con precisione, forse perchè gli mancava la forza, non sapevo dare altre spiegazioni, almeno non in quel momento.
Aproffitai del momento per purigli la ferita.
Mi sedetti accanto a lui, e prima di iniziare il lavoro gli scostai una cioccia di capelli che aveva sugli occhi.
Era bello, e dopo tanto tempo che non lo vedevo, questo non mi sembrava il modo migliore per ritrovarci.
Iniziai a pulirgli la ferita e infine gliela fasciai.
Quandi finii il tutto erano già le nove.
Decisi di andare nel piano di sotto e di mettere qualcosa sotto i denti.
Aprii il frigo, non c'era molto da mangiare e decisi di prepararmi una semplice pasta col sugo e spazzolai il piatto in un secondo.
E adesso cosa potevo fare per passare il tempo e aspettare che lui si svegliasse?
Pensai che guardare un film, forse era l'idea migliore, ma non trovai nulla di intetessante nel mio porta cd, poi mi venne in mente che non avevo ancora fatto i compiti e che oggi non ero andata in palestra, fa niente, ci sarei andata il giorno dopo.
Corsi su in camera, e senza fare rumore entrai e richiusi la porta.
Come immaginavo, era ancora privo di sensi. Ancora per quanto sarà così? Mi domandai.
Accesi la lampadina sulla mia scrivania, tirai i libri fuori dallo zaino e iniziai a fare i compiti.
Quando li finii, cotrollai l'ora. Erano già le dieci e mezza, tra una mezz'ora sarebbero tornati i miei.
Decisi di controllare la ferita di Ruggero.
Tolsi la benda che avevo fatto.
La ferita non era molto grave, ma se gli toglievo la benda, gli usciva ancora del sengue, ma non molto.
Presi il disinfettante e iniziai a pulirgli la ferita, ma come lo toccai disse: "Ahi". Lo guardai.
Finalmente si era svegliato.
"Dove mi trovo?". Domandò.
Davvero non si ricordava niente?
"Sei a casa mia". Dissi.
"Ah". Disse e si rilassò. Tornai a pulirgli la ferita e ogni tanto si lamentò.
"Come stai?". Chiesi quando ebbi finito.
"Bene, grazie". Disse lui.
"Cosa ti è successo prima? Intendo... dopo che mi hai aiutato, hai avuto una reazione strana, dopo di che, hai perso le forze". Dissi ricordandomi la scena.
Si mise seduto.
"Be, vedi...". Sembrava in difficoltà, come se non me lo volesse dire e come se fosse un segreto.
"Ecco... mi spiace, ma non posso dirtelo". Disse.
Feci per protestare, ma lui fu piú veloce.
"Credimi, se non te lo dico è per una buona ragione. Non posso, e se te lo direi, probabilmente saresti in pericolo". Disse, non capivo di cosa stesse parlando.
"In pericolo per cosa?". Domandai.
"Non posso dirtelo". Disse lui.
"Lo immaginavo". Dissi.
"Cosa lo immaginavi?". Domandò lui.
Mi alzai dal letto.
"Immaginavo che non potevo fidarmi di te. Non sei affatto cambiato, te ne sei andato otto anni fa senza salutarmi, senza dirmi nemmeno ciao, sei sparito letteralmente, e adesso ecco ti qui, che non mi dai neanche una spiegazione". Dissi.
Silenzio.
"Cristina. Te lo detto, ho una buona ragione per non dirtelo. Se potessi, te lo direi, davvero. Ti devi fidare". Disse.
Cosa? Mi stava prendendo in giro? Mi dovevo fidare di lui?
"Io mi dovrei fidare di te?". Domandai.
"Si, per favore. Cerca di capire". Disse alzandosi dal letto.
"No. Vai via!". Dissi.
"Cosa?". Domandò.
"Vai via da casa mia". Ripetei. "Subito!". Dissi quasi gridando. Non volevo avere più a che fare con lui, non era cambiato per niente.
Mi guardò triste.
"Va bene, me ne vado. Ma dopo non venirmi a cercare se ti serve aiuto". Disse dirigendosi verso la porta.
"Sei tu che mi hai aiutato. Io non ti avevo chiesto niente!". Dissi, ero arrabbiata.
Prima di andarsene si girò verso di me.
"È così?". Domandò. Non dissi niente.
"Be, se è così la prossima volta lascerò che Ciro ti prenda e farò finta di niente". Disse.
Ciro? Chi era? Il ragazzo che mi aveva aggredita nel parco e quella che aveva infilzato Ruggero? Lui conosceva quei ragazzi?
Avevo mille domande per la testa.
"Aspetta!". Dissi, ma lui era già uscito e aveva già chiuso la porta. Avevo troppe domande, ma lui non mi avrebbe mai risposto.
E poi mi tenenva un segreto. Quale? Lo avrei scoperto, in un modo o nell'altro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 16, 2015 ⏰

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