Secondo round: fantasy

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Jacqueline chiuse gli occhi e si abbandonò all'ebbrezza del volo. Stava solcando i cieli di Moonland col suo fidato drago Learco. A vederla così, sembrava non avesse una preoccupazione al mondo. Nessuna delle persone che la guardavano dal basso conosceva la destinazione di quella misteriosa ragazza dai capelli rossi. Le era stato raccomandato di non farne parola con nessuno, e lei, come sempre, aveva obbedito. Non avrebbe mai potuto fare qualcosa che contrariasse il suo signore, il re di Dragavar. Per sicurezza, neanche lei era stata informata di tutti i dettagli del compito assegnatole. Sapeva solo che si trattava di una missione pericolosa, e che se avesse fallito il suo re l'avrebbe fatta uccidere senza pensarci un solo istante. Erano questi i pensieri che affollavano la sua giovane mente, eppure non era spaventata. Questo perché erano anni che sopportava minacce di morte a non finire, ma se l'era sempre cavata egregiamente. E stavolta aveva un motivo in più per svolgere il nuovo compito alla perfezione: se l'avesse fatto, sarebbe entrata a pieno titolo fra i Cavalieri della Guardia, ed avrebbe avuto il sommo onore di proteggere il suo re anche durante le battaglie con gli eserciti degli altri sovrani dei regni confinanti. Aveva atteso a lungo questo momento, praticamente aveva svolto la sua vita in funzione di quel giorno. I suoi genitori l'avevano educata alla perfezione per far sì che adempisse ai suoi doveri. Adesso che, finalmente, aveva compiuto diciotto anni, era pronta per quel grande passo. Aprì gli occhi proprio mentre si trovava sopra la reggia, rivelando due iridi azzurre come il mare. Si sporse un po' più avanti ed avvicinò la sua bocca all'orecchio del drago. - Learco, alepha -, e lui, ubbidiente, atterrò, proprio come gli era stato richiesto. - Assys bemotha. Danyria es - gli disse una volta che i suoi piedi tornarono a posarsi sul suolo. "Aspettami qui. Torno presto". Oh, era così fiera di conoscere il linguaggio dei draghi, soprattutto da quando aveva scoperto di essere l'unica in tutta Galata a parlarlo ancora! Il loro era una specie di pianeta dentro un pianeta: infatti Galata si trovava sulla Terra, ma era invisibile agli esseri umani grazie all'incantesimo Imorio, pronunciato all'alba dei tempi dai sacerdoti del tempio della dea Jandala, la fondatrice del loro pianeta. In sintesi, Jacqueline era sicura che nessuno conoscesse i draghi meglio di lei, perciò si diresse verso la sala del trono piena d'energia per compiere la missione, senza immaginare minimamente quel che il suo signore voleva confidarle. - Benvenuta, serva Jacqueline - tuonò la possente voce di re Bleri. - Mio signore - si inginocchiò la giovane, come sempre intimorita dalla sua presenza. - Il compito che dovrai svolgere stavolta è molto più complicato degli altri - iniziò lui, dirigendosi a grandi passi verso di lei. - Sono già stata informata di ciò, mio signore, ma sapete bene che i pericoli non mi spaventano - intervenne Jacqueline, alzando timidamente il capo. - Taci e non interrompermi. - Ammutolì e riabbassò la testa. - So che sei una ragazza forte e coraggiosa, ma nemmeno tu potresti rimanere indifferente a quel che sto per dirti - continuò Bleri. - Sulla Terra, tra i comuni mortali, vive un ragazzo di nome Ethan. È stato abbandonato in fasce da sua madre, che non aveva i mezzi per accudirlo dopo la tragica morte del padre. Poco dopo, lei raggiunse suo marito, vuoi per la fame, vuoi per i dolori profondi che l'hanno afflitta dopo l'abbandono di suo figlio. Il piccino, ignaro di tutto ciò, fu preso in affidamento da una famiglia terrestre, i Jamieson, che lo hanno trovato con un medaglione al collo che recava il suo nome. Questo ragazzo, come avrai certamente intuito, non è come tutti gli altri: anche lui sa parlare con i draghi. - A Jacqueline venne un colpo al cuore. Quindi c'era qualcun'altro che poteva essere prezioso al suo signore quanto lei? Immediatamente, fu invasa da un odio profondo verso quell'Ethan, certa che il re l'avesse chiamata per dirle di portarlo qui a Dragavar per farne un fedele servitore. Per questo motivo, le parole che seguirono la sorpresero non poco. - Il tuo incarico è quello di ucciderlo, in quanto si tratta di una possibile minaccia per il nostro pianeta. - Jacqueline alzò di scatto la testa, fissando il suo signore a bocca aperta. - So che è tutta un'altra cosa rispetto a ciò che ti ho sempre chiesto, ma verrai lautamente ricompensata: non sarai più un'umile serva, bensì la mia regina. - Quest'ultima frase le fece fermare il cuore per un attimo, ma già quello dopo stava battendo come un tamburo. - Farò ciò che mi chiede, mio re - disse, chinando il capo un'ultima volta e poi alzandosi, pronta ad affrontare anche quest'ennesimo ostacolo. Learco l'aspettava nel medesimo posto in cui l'aveva lasciato. - Lakesi, larea. Letora liteka mantela, meherteval messe. - "Forza, andiamo. Se ci riusciremo, diventerò regina". Salì in groppa al suo drago ed, in men che non si dica, attraversò l'Olakite, la barriera che separava il confine tra i due mondi. Non sapeva dove cercare, ma questo non era un problema. - Oltero, orea palena peridio pewa. - "Trovalo, e portami da lui". Queste furono le parole che sussurrò all'orecchio del fido Learco. Il suo drago, infatti, possedeva la straordinaria abilità di scovare qualunque cosa. Dalla prima volta che si erano incontrati, Jacqueline aveva capito che il loro sodalizio non avrebbe mai avuto fine. - Relio shylar talareth talaria tolica? - "Qual è il suo nome", le chiese Learco. - Ethan - scandì lei, ed in quattro e quattr'otto stavano volando alla velocità della luce, guidati dalla straordinaria capacità del drago ed invisibili all'occhio umano. All'improvviso, cominciarono a scendere in picchiata, ed atterrarono nel bel mezzo di un parco all'apparenza deserto. Jacqueline scese dal suo fido aiutante e si mise alla ricerca del ragazzo, sapendo che non poteva essere lontano. Infatti lo trovò poco più in là, seduto su di una panchina, intento a leggere. Immediatamente, si gettò addosso la polvere ulika e divenne finalmente visibile. Ne portava sempre una scorta dietro, casomai dovesse tornarle utile. Lentamente, si avvicinò ad Ethan. - Ciao! Che cosa leggi di bello? - gli domandò, pensando che fosse un modo come un altro per rompere il ghiaccio. Quando però lesse il titolo del libro sulla copertina, per poco non le venne un infarto: "Talareth anyas arnika aruna", il libro dei draghi. - Oh, nulla d'interessante! - si affrettò a dire lui, nascondendolo alla sua vista. - Posso sedermi? - Ethan annuì, evidentemente imbarazzato. I due rimasero per un momento in silenzio. - Piacere, Jacqueline - disse alla fine lei, porgendogli la mano. - Ethan - balbettò lui, stringendogliela. Nessuno dei due poté ignorare la scossa derivata da quel semplice contatto, ma entrambi fecero finta di niente. - Non sei di qui, vero? - domandò lui dopo un altro po'. Lei fece segno di no con la testa. - Be', se vuoi, posso farti fare un giro per la città. - Jacqueline annuì. Non sapeva cosa fare. Quel ragazzo la turbava. Forse era perché possedevano lo stesso dono. Ad ogni modo, girarono in lungo ed in largo per tutte le strade di quella città a lei sconosciuta. Parlarono molto ed, incredibile a dirsi, divennero amici. Lui le confidò persino il suo più grande segreto: il fatto che vedeva e parlava con i draghi. Lei disse di possedere lo stesso dono, ma non gli rivelò il perché della sua presenza lì. - Dove dormi, Jackie? - le chiese lui, sul far della sera. - A dire il vero, non lo so. Sono appena arrivata. - Ethan scrollò le spalle. - Puoi stare da me, se vuoi - buttò lì, venendo ricompensato con un abbraccio da parte della rossa. I due, da quel giorno, iniziarono a passare insieme molto tempo, ed era chiaro a tutti che si stavano innamorando l'una dell'altro. Un mese dopo, Jacqueline chiamò a raccolta tutto il suo coraggio e gli confessò la verità: Ethan, scioccato, la cacciò via, dicendole di non farsi mai più rivedere. Jackie, con le lacrime agli occhi, decise quindi di fare ritorno a Galata, e perciò di morire per ordine del suo signore. - Sono molto deluso da te, Jacqueline. Non pensavo avresti fallito. Be', sai ciò che ti aspetta. - Detto questo, si rivolse alle guardie: - Uccidetela. - Jackie chiuse gli occhi, pronta ad accusare il colpo fatale, quando sentì un grido provenire dall'esterno. - Beris! - "Sfondala". Subito dopo, i vetri della finestra centrale della sala andarono in mille pezzi, ed entrò Ethan insieme ad una bella draghessa. - Chandra, ceryan! - "Chandra, attacca". La draghessa scese in picchiata in direzione dell'esercito reale, uccidendo tutti i soldati. Ethan saltò giù dalla sua groppa, estrasse la spada e, dopo un breve duello, infilzò Bleri. Dopodiché rimontò in sella, afferrò Jacqueline per la vita e la portò con sé. - Dove stiamo andando? - chiese lei, ancora sconvolta. - A casa - le rispose lui. - Pensavo che oramai mi odiassi - sussurrò Jackie, non riuscendo a guardarlo negli occhi. - Non potevo. Non dopo tutti quei giorni passati insieme. In più, se avessi avuto intenzione di uccidermi, l'avresti fatto subito, non credi anche tu? - Si sorrisero a vicenda e, dopo essersi scambiati un dolce bacio, scomparvero dall'altra parte dell'Olakite, tornando verso la Terra.





A/N: Ecco il secondo round! Scusate se è un cliché trito e ritrito, ma non mi sono venute in mente idee migliori. Se ci aggiungiamo anche il fatto che oggi sono molto depressa... Ad ogni modo, spero che non faccia così tanta pena come credo. @Clatoforever2002, @SariMack, mi affido al vostro giudizio. A presto! Baci! *-* :* <3

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