Capitolo I

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Quando Alex si svegliò, il sole era già alto nel cielo. Faticava a lasciare il tepore delle coperte e delle lenzuola per passare alla fredda pietra che costituiva il pavimento della sua stanza. "Principe!" gridò una voce. Alexander riuscì solo a emettere un pigro grugnito come risposta. "Principe!" strillò ancora quell'insopportabile voce.
"Che c'è?" Alex era ancora addormentato, ma quando vide la sua sorellina danzare per la stanza con il suo nuovo vestito, un sorriso apparve sul volto del ragazzo. Allora si alzò di scatto e la guardó da capo a piedi e disse: "Mmm... manca qualcosa... forse qui!" indicò un punto sul fianco destro della bambina, facendole il solletico. "Oppure qui!" ancora il solletico. E continuarono così fino a quando la povera Samantha si rotolò per terra dalle risate. Alex si sedette sul letto felice. Poi, sentirono passi lungo il corridoio, erano veloci e decisi, scanditi da un ritmo perfettamente riconoscibile: suo padre entrò nella stanza. "Cos'è questo baccano?" disse infastidito. "Alexander, vestiti immediatamente. Samantha, vieni con me, è pronta la colazione."
Samantha iniziò a camminare e quando passò di fianco al fratello gli fece l'occhiolino e gli sussurrò: "Ci vediamo a tavola". Dopodiché la bambina uscì con suo padre.
Alex indossò una maglietta, poi un maglione di lana di pecora e infine una giacca rossa con ricami bianchi. Successivamente indossò i pantaloni e gli stivali. Si guardò allo specchio: era mediamente alto, i capelli erano mossi e neri, gli occhi erano azzurri, ma il colore sfumava sempre più sul verde man mano che si avvicinava alla pupilla. Non c'era nulla di strano. Uscì dalla porta e si diresse verso l'ala ovest del castello, dove la sua famiglia lo stava aspettando. Quando aprì il portone della sala da pranzo sua madre gli disse: "Alex! Dormito bene?"
Suo padre invece si limitò a guardarlo. Non era un uomo molto affettuoso, il re. Era alto, austero, con la barba e i capelli grigi, una volta biondi. Sua madre invece aveva i capelli e gli occhi come quelli di Alex. La sala da pranzo aveva un soffitto alto, intarsiato di bassorilievi raffiguranti rose e altri fiori di cui non conosceva il nome. Ce n'era uno, lungo una delle pareti che aveva tre petali, rivolti verso l'esterno. Il centro del fiore era una punta tondeggiante che sembrava avvolgersi su sé stessa. Aveva chiesto a chiunque conosceva il nome di quel bellissimo fiore, ma nessuno aveva saputo rispondere. Dopo la colazione suo padre doveva ascoltare il popolo che chiedeva udienza al re. Sua madre Josephine sarebbe rimasta al suo fianco, Samantha invece doveva andare a lezione di ricamo. Quindi Alex decise di passeggiare per la città, ma senza guardie: adorava scappare in incognito.

Sed era uscito per andare a caccia poco prima dell'alba. Per il momento aveva preso solo qualche lepre e tre quaglie. Ma stava aspettando qualcosa di grosso. Era un'ora ormai che inseguiva un cinghiale, o meglio, ne seguiva le tracce. Non aveva mai visto impronte di cinghiale così grandi. E infatti quando vide l'animale abbeverarsi ad un ruscello non credette ai propri occhi. La bestia era grossa quanto un pony. Quindi cercando di fare il meno rumore possibile incoccò una freccia nell'arco, tese la corda, trattenne il respiro e tirò. "Merda!" aveva sbagliato. Il dardo era passato a due centimetri dall'orecchio destro del cinghiale. Subito dopo l'enorme animale iniziò a correre, seguito da Sed. Passavano sotto alberi, tronchi, archi di pietra costruiti da antiche civiltà ma alla fine la bestia arrivò ad una parete di roccia. Doveva scegliere: affrontare il cacciatore o lasciarsi uccidere. Sed capì che il cinghiale aveva fatto la sua scelta e si misero a correre, giovane e belva, l'uno contro l'altro. L'animale aveva uno sguardo feroce, ma i suoi occhi scintillavano di paura. Forse aveva figli. Forse aveva paura per loro e per quello che sarebbe successo alla sua famiglia se lui fosse morto. quando arrivarono faccia a faccia, pronti allo scontro, Sed appoggiò una mano sulla fronte del cinghiale e saltò. Ruotò in aria con agilità inaspettata e atterrò a csvalcioni sul dorso dell'animale. Infine sfilò il coltello dalla cintura e lo infilò nel collo della bestia con forza, trapassando la spessa pelle. Il cinghiale barcollò e si accasciò sul terreno, sconfitto. Dopo averlo scuoiato, pulito e tagliato il ragazzo mise l'animale in una sacca e partì verso casa.
Giunse ad un'altura, dove i rami degli alberi erano radi e permettevano una perfetta visione della città. In fondo c'era il mare, e gli enormi vascelli su cui aveva sempre sognato di andare. Essere figlio di un macellaio però non dona certi lussi. Il punto in cui era gli permetteva di vedere gran parte del sentiero che doveva percorrere per tornare a casa. Proprio su quel sentiero, con la coda dell'occhio, Sed vide qualcosa muoversi. Spostò lo sguardo e vide una creatura con sembianze umane, incredibilmente pallida e senza occhi. Sed non aveva mai visto una cosa del genere. Curioso si avvicinò. Allora riuscì a vedere che la creatura non aveva un naso, ma solo due fori. Aveva pochi capelli, grigi e sotto la pelle del volto si intrecciavano tante piccole vene. Inorridito, Sed cercò di scappare, ma la creatura annusò l'aria e si voltò proprio verso il ragazzo. Iniziò un inseguimento velocissimo, attraverso gli alberi, inciampando tra le pietre. Ma Sed conosceva meglio di qualunque altra persona quel bosco e attraverso tutti quegli anni di caccia aveva imparato trucchi e scorciatoie per arrivare in qualunque punto della foresta nel minor tempo possibile. Così quando giunse alla porta est della città, il suo inseguitore era scomparso. Dieci minuti dopo era a casa, dove suo padre lo aspettava. "Si stupirà" pensò Sed "quando vedrà il cinghiale che ho cacciato".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 19, 2015 ⏰

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