capitolo 1

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Passavo le mie giornate tra le strade e le vie principali della città che non dome mai. Era strano non ricordare più che rumore evesse il silenzio, si perché li, la gente non aveva tempo per fermarsi, per sedersi ad osservare o per tacere anche qualche attimo.
Io invece, sembravo a tutti cosi tipico, ma mi sentivo così diverso.
Avevo capito che il silenzio non faceva altro che scavare più affondo nel mio dolore e cosi scelsi di esiliarmi nella città che il silenzio non conosce e perciò impegnare una piccola parte della mia mente ad ascoltare i rumori che mi circondavano invece che dedicarsi solo ad ascoltare le urla incessanti della mia frustrazione. Le sere le passavo sempre su quella panchina, da li mi sembrava tutto più semplice, da li vedevo le luci infinite dei palazzi farmi da stelle e la luna dall'alto compiangermi.
La notte non mi dava tregua, i sogni e i ricordi mi irritavano gli occhi e cosí passavo le ore a piangere. Dopo aver visto l'alba specchiarsi nelle mie lacrime, il dolore mi concedeva una pausa così da poter chiudere le palpebre. Ma gli incubi e la luce del sole piombavano puntuali e mi facevano ricominciare tutto da capo.
Mi ero illuso che scappare avrebbe dato fine ai ricordi, che lasciare ogni singola cosa sarebbe stato come lasciare il dolore che mi perseguiva, ma ovunque andassi lui c'era, lui era li, risiedeva in me.
Passavo le ore del giorno con la schiena appoggiata al muro del Princess Hotel, certa gente delle volte si fermava, e con sguardi compassionevoli o disgustati mi cedeva degli spiccioli che cadevano nel cappellino rosso ormai liso e sporco. La mia voce risuonava tra quella degli altri, intonando canzoni di qualche artista famoso o non. Le mie canzoni cercavo di dimenticarle, di cancellare le loro parole legate una volta a qualcosa di importante che come il resto avevo perso. Per tutti ero una persona qualunque, nessuno voleva o doveva sapere il mio nome, a nessuno importava del mio benessere o del mio malessere, nessuno mi odiava o amava, forse l'unico a volermi male ero io, già perchè mi odiavo cosi tanto, ma tutti hanno bisogno di un nemico, che non può sparire o morire e perciò l'idea di buttarmi sotto uno dei tanti taxi o di inciampare su un tetto dei tanti palazzi, mi aveva solamente sfiorato, rimanendo soltanto un piano estremo che non avrei mai avuto il coraggio di mettere in atto.
Ero cosi cambiato che neanche il mio nome mi si addiceva più, anche quello, solamente pronunciandolo mi causava altri ricordi e altri dolori. Per i ragazzi del dormitorio o miei compari che come me vivevano alla giornata, ero solamente Billy Brown; nome che, malgrado i miei sforzi di cancellarlo mi era rimasto. Quando me ne andai, decisi di dimenticare ogni singola cosa che mi riportava al passato, da i miei nomi, alla mia famiglia, da il giorno del mio compleanno, alle persone o esperienze che avevo collezionato in 32 anni di vita.
Quando me me andai decisi di dimenticare anche di avere un cuore e un anima, congelai ogni singolo sentimento che l'uomo può provare per lasciare spazio al dolore divenuto il mio unico compagno.

Erano arrivate le 23.00, così dopo aver preso un panino al MC Donalds, tornai alla mia panchina, come se fosse la mia casa, aprii il mio zainetto lercio e tirai fuori la coperta di lana che mi teneva caldo di notte, mi appoggiai sotto la testa lo zaino e cominciai a fissare i palazzi

"Che bella nottata nhe! Il cielo è limpido e si riesce pure a vedere la punta dell'Empire State Building..."

"Giá! Che spettacolo... Penso che non mi stuferò mai di tutte queste luci"

"Che ne dici dormiamo? Sento che hai le palpebre pesanti"

"Non mi piace dormire, lo sai"

"Dovresti provare a tenerti in mano uno di quei scaccia incubi, magari funziona"

"Ma per favore, non diciamo scemenze... Quando dormo la mia mente è libera di pensare e sai cosa succede se lascio che accada"

"È passato quasi un anno ormai... È tempo magari di cominciare a denticare"

"Ho dimenticato tutto, ma quello non mi lascerà mai. Sarà la mia tortura, ti prego non torniamo sull'argomento, bastano i pensieri a tormentarmi con questa cosa"

"Sono la tua coscienza Mika, ho il dovere di farti ragionare"

"Non chiamarmi con quel nome, quella persona è morta insieme a tu sai chi e a tutto il resto...."
"Quella persona non tornerà mai più."

Mika beautiful impossibility❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora