capitolo 3

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(Sono solo andato nella porta accanto)
La morte non è niente,
io sono solo andato nella stanza accanto.
Io sono io.
Voi siete voi.
Ciò che ero per voi lo sono sempre.
Parlatemi come mi avete sempre parlato.
Non usate un tono diverso.
Non abbiate l'aria solenne o triste.
Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme.
Sorridete, pensate a me, pregate per me.
Che il mio nome sia pronunciato in casa come lo è sempre stato.
Senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza.
La vita ha il significato di sempre.
Il filo non è spezzato.
Perchè dovrei essere fuori dai vostri pensieri?
Semplicemente perchè sono fuori dalla vostra vita?
Io non sono lontano, sono solo dall'altro lato del cammino.

La leggevo e rileggevo, forse perché mi dava speranza, cercavo di pensare alla morte nel modo in cui il poeta la descriveva, cioè come una cosa normale e tranquilla, ma per quanto ci provassi non ci riuscivo. Nella morte non ci trovavo niente di tranquillo e immaginare che quella persona che avevo perso fosse solamente nella porta accanto, mi faceva ancora più soffrire. Se fosse stato realmente cosi avrei tirato giù quella porta con le unghie e con i denti, mi sarei rotto ogni osso del corpo a furia di sbatterci contro, avrei consumato tutta la pelle sulle mie mani per i continui pugni che gli avrei dato e avrei spezzato fino all'ultima corda vocale della mia gola a furia di urlare per farmi sentire da chi c'era dall'altra parte, dicendogli che ci sarei riuscito e che saremmo tornati insieme. Se veramente fosse esistita una porta, l'unica che ci separava, l'avrei tirata giù a qualunque costo, ma alla fine dov'era? Come potevo farla cadere se neppure la vedevo? Eppure la sua voce la sentivo ogni volta che chiudevo occhio , mi urlava in continuazione nella mente dicendo che mi stava aspettando, ma io quella porta non la vedevo da nessuna parte, ed era quella la mia frustrazione più grande, eravamo così vicini da sentirci, ma cosi lontani da non poterci toccare.

La notte passò lenta ed agonizzante; quando giunse il mattino raccolsi le mie cose e me ne andai.
Fuori c'era odore di pioggia, l'asfalto era bagnato e i raggi del primo sole rimbalzavano sul piccolo strato d'acqua posato sul suolo o sulle finestre degli edifici creando giochi di luce. Faceva freddo, molto freddo per una giornata soleggiata di fine febbraio. Il mio respiro caldo faceva una condensa bianca, le mie mani perdevano sensibilità e i miei denti battevano veloci uno contro l'altro.
Decisi di entrare in un bar di periferia per riscaldarmi un pò. Era così presto che nel bar non c'era anima viva, mi sedetti vicino ad un calorifero e ordinai una ciambella calda come colazione usando i soldi guadagnati il giorno precedente.

"È un mattiniero signore!!" enfatizzò il bel ragazzo dietro il bancone

"Se così si può dire" mi fece un bel sorriso sfoggiando i suoi 36 denti bianco perla

"Ma non ti torna la voglia di fare buom boum boum, guardando questo bellissimo ragazzo?"

"Sei spregevole..."

"Ti farebbe bene...!"

"Punto primo non riuscirei e non chiedermi il perchè, punto secondo nessuno vuole portarsi a letto un barbone"

"Ma se tu fossi Mika, quel ragazzo palesemente gay ti cadrebbe ai piedi"

"Qui c'e solo Billy e ora sparisci"

La giornata passò come tutte le altre, andai a cantare davanti all'Hotel e quando giunse sera tornai alla mia amata panchina.
Erano all'incirca le 22.00 e io me ne stavo li seduto a guardare il panorama, tutte quelle luci mi parevano stelle luminose così da ricordarmi una frase che avevo inserito in una delle mie canzoni "Se siamo tutti nel fango
non cambia chi siamoperché alcuni di noi nel fangostanno guardando le stelle" io ero nel fango, una melmaglia scura che però mi piaceva e guardavo le stelle ogni sera. Non le osservavo perchè bramavo un posto insieme a loro che una volta avevo, ma le osservavo per assicurarmi che se ne stessero il più lontano possibile da me.

"Ehi nonno che si dice?" interuppe i miei pensieri una voce
Mi girai sorpreso, mi sembrava un ragazzino nascosto nella penombra

"Vattene via" gli dissi ridandogli le spalle

"Ma quanto siamo simpatici!!"
"Allora... Che guardi di bello?" mi chiese avvicinandosi, io feci finta di niente ma con la coda dell'occhio lo squadrai. Aveva i capelli rasati su entrambi i lati e un lungo ciuffo biondo platino con ciocche quasi bianche tirato indietro.

"Anche a me piace molto questo parco, ma a quanto ho visto immagino che non te ne freghi un gran chè"

"No infatti... Senti, di ragazzini rompi palle ne incon..."

"Cosa??? Mi hai dato del maschio?"

"Perchè tu non sei..." mi strofinai gli occhi, ed ecco che mi accorsi del suo viso femmile, di un seno sotto la felpa nera e di una corporatura abbastanza gracile

"Ho capito che ho un taglio maschile, ma ho le tette se forse non le hai notate"

"Bhe mi dispiace ma ora devi smammare" le dissi

"Che palle che sei nonno.... Ma quanti anni hai ? 70 ? Ahahah"

"Senti chi parla, quella che assomiglia ad un ragazzo"

"E non ti dimenticare che ho anche gli occhi di due colori diversi, puoi far leva anche su questo per sfottermi" mi disse spalancando le palpebre. In effetti aveva un occhio azzurro e uno grigio scuro

"Bhe sai che faccio... Dato che non mi vuoi parlare mi metto seduta su questa bellissima panchina" disse sedendosi di fianco a me apposta per irritarmi.
Rimanaemmo per alcuni minuti in silenzio, lei che mi guardava e io che facevo finta che non esistesse tirandole però alcune occhiatacce.

"Oh dioooo, PIANTALA DI OSSERVARMI E VATTENE VIAAAAA" urlai rompendo il silenzio e alzandomi stizzito

"Ahahahaha sei divertente quando ti arrabbi!!"

"I tuoi genitori non ti hanno detto di non parlare con gli sconosciuti"

"I miei genitori mi hanno detto di non parlare con gente pericolosa ed ecco... Tu... Sei meno pericoloso di mia nonna con l'ernia, fattelo dire"

"Ma che...... Senti veramente, io voglio starmene solo"

"E io voglio parlare con te ... Come la mettiamo?"

"...OKY VA BENE!! parliamo, basta che poi te ne vai mocciosa impertinente"

"Fantastico! Alura... Io sono Alex!!" con un sorriso da prenderla a schiaffi mi porse la mano

"Se se, io sono Billy"

"Billy? BILLY??? AHAHAHHAHAHHAHAHAHAHAH!!! Oddio ma che nome brutto è HAHAHAHAH"
"I tuoi genitori credevano fossi un cane? Ahahahhah"

"Ma da che pulpito scusa? Tu ti chiami Alex, sei un ragazzo di nome e di fatto"

"Oh oh oh parla quello con il nome da cane"

"PPF" esclamai io girandomi
"Guarda un po, se devo farmi prendere in giro da una bambina"

"Bambina a chi? Guarda che ho appena compiuto 16 anni e invece tu quando ne compi 80? Ahahhahaha"

"Ma che spiritosa che sei..."
Continuammo a stuzzicarci per circa mezz'ora, fino a quando io non ne ebbi abbastanza

"BASTA!! NE HO FIN SOPRA I CAPELLI... SE NON TE NE VAI TU, ME NE ANDRÒ IO ADDIO" corsi incazzato nero a raccogliere le mie cose

"Oky oky, ma calmati però! Cercavo solamente qualcuno con cui parlare, ma ora me ne vado e ti lascio alla tua AMATA panchina"

"No. Tu cercavi qualcuno per esasperarlo!!"

"Bhe... Alla prossima B... B.... Billy AHAHAHHAHAHA" Disse scoppiando a ridere nuovamente. In un lampo la ragazzina scomparí nel buio e in un lampo tutto sembrò troppo silenzioso.

Mika beautiful impossibility❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora