L'avvelenamento di Thalia

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*collocazione temporale: inizio del Mare dei Mostri*
Avevo percorso molti chilometri a piedi per arrivare fino al Campo Mezzosangue con due dracene alle spalle, mandate da Crono, come se non sapessi difendermi: più probabilmente credeva che potessi cambiare idea, magari incontrando qualcuno del campo abbastanza convincente, ma non avevo la minima intenzione di farlo. Per Thalia. Per la mamma.
L'alba stava sorgendo in tutta la sua bellezza, ricordo ancora quando io e Annabeth ci appoggiavamo sul tronco del pino di Thalia a guardarla. Sembrava passata un'eternità da quando ero venuto l'ultima volta al Campo, eppure mi sentivo come se il campo mi desse il benvenuto, facendomi passare la barriera. Il che sarebbe abbastanza strano, dopo tutto quello che ho fatto contro i suoi abitanti.
«Signore, noi non possiamo proseguire. Ma Crono ha detto che dobbiamo...»
«Andate a farvi un giro fuori dal Campo» ordinai e loro stranamente mi ascoltarono.
L'albero era lì, rigoglioso come sempre, i rametti trattenevano ancora gocce d'acqua della pioggia della sera precedente.
Avevo pensato molte volte a questo momento, passato notti insonni a causa di ciò, incubi.
Appoggiai una mano sul tronco dell'albero, che sembrava pulsare sotto di me: «Ho sempre creduto che questo fosse il battito del tuo cuore, Thalia. Forse è così, ma potrò ancora sentirlo, una volta che il veleno comincerà a fare effetto?
Crono mi ha ordinato di avvelenarti, così Percy e i suoi amici andranno a prendere il vello d'oro per proteggere il Campo e noi glielo ruberemo appena recuperato. Tanto sono bravo a rubare» dissi con una punta di risentimento pensando al nome che mi avevano dato. Il ladro di fulmini. Se c'era una cosa che odiavo era essere simile a mio padre, uno degli dei che volevo distruggere per primo. «Spero che il Campo senza barriere non subisca troppi danni. È comunque stata la mia casa per molto tempo. Mi ha concesso di portarlo qui infatti una volta usato, probabilmente sa quanto ci tengo.
Dice anche che forse il Vello d'Oro, oltre a curarti, potrebbe farti tornare umana, Thalia.
C'è una minima percentuale di successo, ma sono disposto a fare qualsiasi cosa per riaverti» tirai fuori una fiala di veleno preso dagli Inferi dalla tasca.
Crono mi aveva spedito fin laggiù passando per l'ingresso di Orfeo per una stupida sostanza tossica, facendomi passare le pene degli Inferi, letteralmente, per trovarlo.
«Magari funziona come le persone in coma. Dicono che forse possono sentire le voci di chi gli parla, spero che tutto quello che ti ho detto non sia andato perduto.
Magari sono pazzo, ma mi sembra che tu sia sempre qui, a fianco a me, anche se sottoforma di uno stupido albero, ad ascoltarmi. E sentire la tua presenza è uno dei pochi motivi per cui riesco ad andare avanti» presi un'altra fiala dalla tasca.
«Ma finchè tu non tornerai come prima, neanche io lo farò».
Bevvi una boccetta, l'altra la versai sulle radici.
Se non fossimo riusciti a recuperare il vello, se non fossi riuscito a curarla, non me lo sarei mai perdonato. L'avevo avvelenata io e se lei fosse morta, allora sarei morto anche io.
«Spero che questo sia un arrivederci, Thalia Grace».

Pagine rubate||Luke CastellanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora