Capitolo 1.

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Era una mattina come le altre. Aprii gli occhi,strofinandoli con le fredde mani,giraii la testa e guardai la sveglia sul comodino. Le 6.40. Fra venti minuti mi sarei dovuta svegliare per andare a quello schifo di scuola,odiavo quel posto e odiavo soprattutto le persone che ci stavano dentro. Una sola persona mi faceva stare bene,il mio migliore amico,Justin e oggi finalmente dopo mesi lo avrei rivisto.Mi giraii dall'altro lato e afferrai il telefono,sbloccai lo schermo e vidi un nuovo messaggio.

Da Justin: Hei dolcezza,buongiorno.

Rilessi quelle parole venti volte prima di rispondere con un gran sorriso stampato in faccia.

A Justin: Buongiorno,ci si vede a scuola.

Guardai l'ora e vidi che mancava un minuto alle sette. "Perché il tempo non passa così velocemente anche quando sono a scuola? Perché quando sto a casa il tempo passa velocissimo?" I miei pensieri furono interrotti dalle insopportabili urla di mia madre. "Jessie,svegliati" sentì quella voce fastidiosa risuonare nella mia mente. Risposi con un altrettante urlo: "Mamma sono già sveglia!" Buttai via le coperte e cominciai a strisciare i miei piedi in direzione del bagno. 

Mi guardai allo specchio,presi il pettine e iniziai a passarlo tra i capelli color ramato. Iniziai a bagnare il mio viso,quel viso che odio così tanto. Quel viso che vorrei fosse più bello. Mi avviai di nuovo in camera mia,fissai l'armadio per dieci minuti quando sentii una voce familiare di sotto: "Jessie muoviti,o perderai il pullman". Mia madre. La ignorai e decisi cosa indossare,le solite stronzate,non c'è motivo di scegliere gli abiti quando è a scuola che devi andare. Scendendo le scale un'altra solita urlata: "Jessie ti vuoi muov.." Si fermò non appena mi vide scendere le scale con faccia arrogante.

"Era ora,avevi intenzioni di perdere il pullman?" La fissai con aria indifferente e uscii dalla porta di ingresso sbattendola. Senti un piccolo grido provenire da dentro: "Signorina,non finisce qui". 

'Odiavo tutto questo,ogni mattina. Le urla di mia madre,mia sorella che piange,mio padre che se ne sta nel divano a guardare la tv. Ogni santa mattina,e io invece che me ne stavo tranquilla venivo sgridata per ogni piccolo movimento che facevo. Andate all'inferno'

Tra i miei pensieri non mi ero accorta che il pullman era fermo davanti a me. Rimasi due secondi lì mentre l'autista mi guardava con aria confusa ed entrai.  Mossi la testa a destra e a sinistra alla ricerca di un posto vuoto,tutti gli occhi erano puntati verso di me. Quando scrutai un posto,mi affrettai a sedermi per cancellare quella scena imbarazzante. Finalmente ero seduta,appoggiai lo zaino nel posto di fianco al mio per far si che nessuno si sedesse accanto a me. Mi voltai verso il finestrino e tirai un sospiro vedendo il paesaggio scorrere velocemente. Non vedevo l'ora di rivedere Justin,la scuola è ormai finita e finalmente potrò stare tutta l'estate con lui,come abbiamo fatto sempre. Lui c'è sempre stato per me,e anche se per soli tre mesi,non riuscirei a fare a meno di lui,forse perché è lo stesso per lui,e questo mi rassicura. Il pullman si fermò bruscamente facendomi avanzare di poco con la schiena. Guardando fuori notai che eravamo arrivati a scuola,feci uno sguardo disgustato al pensiero di dover trascorrere cinque ore in quel posto. I muri sporchi dal fumo,di un bianco sbiadito dal tempo,scritte sui muro senza nessun significato,fatte soltanto per trasgressione. Tutti gli alunni erano fuori,ad aspettare il suono della campanella. Scesa dal pullman mi feci spazio tra la gente ammucchiata di fronte alla scuola,agitai le mani in aria per cacciare via il fumo delle sigarette che dondolavano in bocca ad alcuni ragazzi di quinta superiore. Stavo per entrare nel corridoio della scuola quando mi sentii afferrare dalla spalla. Spaventata mi voltai indietro,ma appena vidi l'unico volto che in quel momento avrei voluto vedere,tirai un sospiro di sollievo.

"Ehi mi hai spaventata a morte" Finii la frase con un sorriso, tesi le braccia tenendolo stretto a me e lui ricambiò subito l'abbraccio. Lui mi sollevò e mi baciò la testa. "Mi sei mancata piccola"

Fummo interrotti dal suono della campanella,in quell'istante mi porse per terra e mi prese la mano per andare in classe. Non lo aveva mai fatto,eppure lo fece con una naturalezza quasi spaventosa. Mentre ci avviavamo verso l'aula io non potevo smettere di guardare le nostre mani,combaciate come se fossero fatte per stare insieme. Le farfalle cominciarono a farsi sentire nello stomaco. Entrammo nella nostra classe e lui si sedette nel banco accanto al mio. Appena entrò la professoressa ci alzammo tutti in piedi,ma la mia attenzione era su Justin ed anche il mio sguardo,erano tre mesi che non lo vedevo, era andato a New York,dai suo nonni,che erano molto malati ed era rimasto lì per tutto quel tempo,ed io senza lui ero persa. E adesso che lo guardavo qualcosa era cambiato. I miei pensieri furono interrotti,come sempre,anche se stavolta fu una fortuna. "Signorina Chambers, stia attenta per favore invece di guardare altrove". Io roteai gli occhi, tutti gli occhi dei miei compagni erano attenti e scrutavano ogni mio movimento. Abbassai la testa per nascondere l'imbarazzo. Perché tutti mi guardavano sempre come se fossi una creatura aliena?Perché nei loro sguardi c'era sempre un misto tra odio e ribrezzo? Non ho fatto mai niente di male a nessuno. Presi il telefono dalla tasca,lo nascosi dietro l'astuccio e iniziai a guardare le foto di me e Justin. Eravamo amici da molti anni,poche erano le foto che avevamo ma erano rimandavano tutte a un ricordo importante. Iniziai a guardarmi intorno,quasi spaesata. Tornai subito con gli occhi sul telefono quando lo schermo segnalò un nuovo messaggio.

Da Justin: Hei piccola,che succede? A che pensi?..

Pressai le labbra insieme formando una linea,guardai Justin con la coda dell'occhio. Lui sembrava stesse seguendo la lezione. Come faceva a sapere che ero preoccupata? Come riusciva a capire ogni cosa anche con un solo sguardo? Rilessi il messaggio.

'Piccola'

Me lo aveva sempre scritto ma adesso sembrava avere un significato più forte,aveva qualcosa di particolare. Stavo impazzendo.

A Justin: Niente sono solo stanca.

Aspettai prima di premere invio,e quando decisi di farlo spostai subito lo sguardo verso la prof accertandomi che non mi stesse guardando.  Fissai tutta l'aula e dato che ero negli ultimi posti riuscii a vedere tutti. Guardai persona per persona. Tutti mi odiavano. Erano tutte persone che non fanno altro che giudicare le persone,etichettarle per come appaiono.  Guardai la lavagna: numeri,lettere e ancora numeri. Non mi interessava niente di quella roba così riportai lo sguardo verso il telefono.

Da Justin: No,ti conosco sai. Fra poco suona la campanella, ne parliamo dopo, ora sta attenta o rischi di farti ritirare il telefono .

A Justin: Ok,ma stai tranquillo,davvero non ho niente e solo che non vedo l'ora di passare le vacanze con te e non pensare più a questa fottuta scuola'

Rimisi il telefono dentro la tasca e cercai di seguire la lezione. Mancavano dieci minuti al suono della campanella. Cercavo di capire cosa stava scritto nella lavagna,ma tirai un sospiro. Era troppo per me,avevo altro a cui pensare che a queste stupidaggini. Appoggiai la schiena allo schienale e chiusi gli occhi per due secondi. Poi mi giraii verso Justin,i nostri occhi si incontrarono. Feci un piccolo sorriso,mi erano mancati quegli occhi color nocciola,anche se erano passati tre mesi,sembra sia stata un'eternità. Forse perchè lui era l'unica persona che avevo nella vita,non mi potevo fidare di nessuno, nemmeno dei miei genitori,odio dirlo ma è così. Misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e nel momento in cui stavo per seguire davvero la lezione suonò la campanella. Tutti si alzarano in piedi per andare nelle aule della prossima lezione. Justin si precipitó verso di me. Mi afferró dai fianchi, i miei occhi dritti sui suoi. Le farfalle si facevano sentire,un brivido lungo la schiena mi attraversò quando lui la sfiorò con le sue mani per accarezzarla. Dopo pochi secondi di silenzio,inclinò la testa cercando di leggere il mio sguardo.

"Allora vuoi dirmi che ti passa per la testa?"

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