Capitolo secondo: giubbotto antiproiettile

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Le orecchie mi fischiano e ho la vista annebbiata. Dopo un po' alzo gli occhi e riesco a distinguere una figura ossea che mi punta un arco squadrato sulla tempia, poi vedo un proiettile di carta, la testa dello scheletro ha uno scatto verso destra e le sue "gambe" cedono. Sento una mano sulla spalla: «Alzati e corri!» è Steve... ha una voce metallica, strano. Posa la balestra rudimentale con cui ha atterrato lo scheletro e ci mettiamo a correre.
Usciamo in strada, ci accampiamo dietro a un cassonetto e mi affaccio: stranamente la via era deserta, con varie crepe nell'asfalto. Ad un certo punto spunta un uomo con una giubba mimetica che arranca inbracciando un fucile, strano.
Poi chiedo a Steve:«Ma cosa succede, perché c'è stato un attentato a scuola e per strada vagano soldati e scheletri?»
«Ne so quanto te, ma è meglio se indossiamo questi» dice estraendo dal cassonetto due sacchetti di plastica, un pugno di lattine e costruisce un gubbotto, di quelli che vedi nei film di guerra.
Ed è in quel momento che la situazione precipita.

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