2. Amy & Brian

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(Nella foto: Amy e Brian)
-Nick, vieni subito!- mi chiama mia madre, Amy. Scendo a fare colazione, prendo lo zaino e salgo nell'auto di mio padre, Brian. I miei sono sui 40 anni e si conoscono dalle superiori. Mia madre lavora in un hotel di lusso, frequentato regolarmente da vip di ogni genere, sta alla hall, organizza i turni di lavoro delle cameriere e cose del genere. Questo lavoro la tiene occupata dalle 10 di mattina alle 10 di sera, con due pause pranzo/ merenda in mezzo. Guadagna molto, ma vedendola non si direbbe: veste semplice, come farebbe una qualsiasi persona che lavorasse in un qualsiasi ufficio, e comunque non ha neanche il tempo di godersi i soldi. A questo ci pensa papà, che fino ad un anno e mezzo fa lavorava in ufficio in una fabbrica, ma a causa del suo comportamento è stato licenziato. E ne va fiero. Lui sostiene di essere riuscito a ribellarsi dal controllo di quelli che stanno in alto, che non hanno la minima idea di cosa devono fare, perchè quello che doveva fare era "poco etico per la sua morale di uomo onesto". In realtà non gli è mai piaciuto il lavoro, non gli sono mai piaciuti i colleghi e, in cima alla lunga lista, non gli è mai piaciuto il capo. Ora passa le giornate a fare cazzate, bere al pub con quelli che chiama amici, che in realtà non fanno altro che peggiorare la situazione, non fa niente di utile in casa, e quindi deve fare tutto mia madre nella sua breve pausa pranzo.

Nel giro di tre canzoni sono a scuola, giusto in tempo per la prima ora, matematica. Il prof è nuovo, nonostante sia già ottobre inoltrato. Ci alziamo tutti appena entra in classe, poi si presenta e ci chiede di fare lo stesso. Quando tocca a me gli dico semplicemente:-Sono Nicolas Bartlett e ho 17 anni-, senza parlere del tempo libero, passione e cose del genere. Saranno anche fatti miei, no?

La giornata passa velocemente, non facciamo niente di che. Non abbiamo neanche tanti compiti per domani, così oggi potrò uscire con i miei amici. Già che c'è bel tempo dopo una settimana di pioggia infinita decido di tornare a piedi, quindi mando un messaggio a mia mamma per avvisarla.

Faccio abbastanza presto rispetto al solito, ma già a due case dalla mia li sento: piatti rotti, forse anche qualche vaso, urla di mia madre e papà che la manda a fanculo, poi esce sbattendo la porta di casa e si allontana in dierzione del pub senza neanche guardarmi. Di nuovo. Ormai sono almeno 5 anni che litigano ogni giorno. Si direbbe quasi che si divertano a rompere i piatti, tanto che io e i miei fratelli abbiamo i piatti di plastica perchè restiamo senza quelli normali tre o quattro volte all'anno, anche se la situazione sta peggiorando. Questa è già la quinta volta che rompono un intero servizio, tazze e ciotole comprese, in un anno. Saluto mia madre, mangio e vado in camera mia, ma prima la ringrazio. Ormai è un po' che la ringrazio per qualsiasi cosa, capisco che per lei deve essere molto dura, tra il lavoro e quello stronzo di mio padre, quindi faccio quel poco che posso per farla star bene.
Passo il pomeriggio in giro per la città con Tom, siamo amici da sempre e mi ha sempre aiutato nei periodi più difficili. Ormai sono 5 anni che mi aiuta senza sosta. Quando torno a casa aiuto con i compiti i miei fratelli, Jessica e Michael, e poi inizio ad apparecchiare la tavola mentre mia madre cucina.

Jess e Mickey sono gemelli, hanno 10 anni, quindi abbiamo una differenza di 7 anni, e siamo sempre stati molto legati. Insomma, se non contassimo nostro padre saremmo la famiglia perfetta. Siamo sempre complici in qualcosiasi situazione e ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda, dicendoci sempre la verità. Questo ovviamente implica che, quando ho lasciato Rebecca, la mia ormai ex-ragazza, Jess non ha fatto altro che dirmi che ero stato uno scemo e, quando in una partita non sono riuscito a fare un canestro abbastanza semplice, Mickey me l'ha rinfacciato fino a quando non ho fatto vincere una partita alla mia squadra. Sì, entrambi giochiamo a basket, è una grande passione che ci accomuna, ma Jess, anche se non l'ha ancora ammesso, fa di tutto per saltare le partite, che non capisce perchè non sa le regole.

Ad un certo punto sentiamo la porta aprirsi. Papà è tornato. Arriva ubriaco in cucina e comincia ad urlare a mia madre che è inutile, che starebbe molto meglio senza di lei, e cose di questo genere, solo perchè la cena non è ancora pronta. Jess, Mickey ed io ci ripariamo, pronti al lancio dei bicchieri, visto che i piatti sono finiti, ma restiamo sbalorditi quando questo non ha inizio. Invece mia madre si alza, prende il telefono, chiama la pizzeria più lontana da casa nostra di cui ha il numero e chiede una pizza per papà. Quando questa arriva, mezz'ora dopo, papà la prende e inizia a mangiare, ma viene bloccato da nostra madre, che gli chiede:-Ma come? Dopo neanche un minuto di attesa per la cena mi sono presa parole, e al fattorino che ti ha fatto aspettare mezz'ora non dici niente?- Lui la guarda male e le risponde:-Il fattorino non sei tu.
Brutto segno: la mamma non reagisce. Poi parla:-Allora i soldi che spendi al pub chiedili al fattorino. Vai a rompere la casa del fattorino, non la mia. Vai a maltrattare i figli del fattorino, non i miei. Vai a maltrattare la moglie del fattorino, non me. Tradisci la moglie del fattorino, non me, e soprattutto sul letto del fattorino, non sul mio.
Mio padre resta muto, ha una faccia sconcertata, ancora non crede a quello che ha detto mia madre, ma soprattutto a come l'ha detto, così calma e tranquilla, come se niente fosse.
-Cosa?!- è tutto quello che mio padre riesce a dire, è ancora shockato. In un certo senso mi dispiace per lui, ma poi ci ripenso. Ci ha rovinato la vita senza rendersene conto, e pensa anche di essere un buon padre.
A quel punto mia madre risponde:-È finita, Brian. Io chiedo il divorzio.

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