Capitolo 1

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Questa notte è differente dalle altre.
Mi trovo in una stanza completamente diversa dalla mia.
Me ne accorgo quasi subito, nonostante la mia lucidità non sia al massimo.
La sveglia segna le sei del mattino ed io ancora non ho capito dove sono.
La tenda della finestra è spostata, ed entra un filo di luce che quasi mi acceca.
Che fastidio.
La prima cosa che mi balza davanti agli occhi non appena li apro è il mio corpo nudo coperto da lenzuola bianche.
Mi guardo attorno e noto un arredamento rustico che crea un'atmosfera ancora più confusa di quella che già sto vivendo.
Dove sono, e soprattutto, se sì, con chi?
Migliaia di domande che da lì a poco avrebbero avuto risposta.
Sfasata mi alzo dal letto e raccolgo i miei vestiti sparsi a terra.
«Probabilmente certe volte è meglio non riportare alla mente i ricordi persi.» - dico fra me e me.
Cerco però qualcosa che possa farmi verificare le mie condizioni.
Ai piedi del letto scorgo più bottiglie di alcolici.
«Sì, forse è meglio non ricordare.»
Sento un odore acre di alcolici misto ad un profumo che conosco abbastanza bene.
Iniziò a farmi sempre più pippe mentali.
«Questo odore... Non vorrei...»
Mi vesto ed esco dalla stanza furtivamente sfiorando quasi il pavimento.
Non voglio fare rumore, non voglio farmi notare.
L'unico rumore che si sente è della mia mente che si sta man mano friggendo nei suoi stessi pensieri.
Alla fine come sono arrivata qui, e soprattutto, se sì, con chi, non lo so, quindi meglio fare attenzione.
Prendo uno slancio e poi corro furtivamente verso quello che mi sembra un portone d'ingresso, ma non avevo messo in preventivo che potessi essere improvvisamente fermata da un corpo.

'Hei Lana...' - dico sbigottita.
Vederla in quel loft mi rende ancora più confusa.
La cosa peggiore del suo corpo, nudo ma coperto da un lenzuolo come me poco prima, è il suo sguardo.
Vuoto, perso nel momento in cui viene a contatto col mio.
L'immaginazione fotte più di una puttana, vero, ma non credo che in questa situazione ci sia motivo di non darle retta.
«Hei...» - disse Lana abbassando lo sguardo al pavimento in segno di resa.
Non voglio crederci, non ci credo.
Ha quasi abbassato tutte le mie convinzioni, difese, muri.
Non volevo andasse così, anche se una piccola parte lo sperava, lo voleva, ma da lucida, non da fatta.
«Dobbiamo parlare.» - ho il coraggio di dire con un filo di voce dopo un lungo momento di silenzio misto ad imbarazzo.
«Non servono le parole.» - mi risponde Lana.
Non ci ho visto più, ma ha ragione.

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