Capitolo 2

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Sono seduta su una sedia al centro della stanza.
La televisione è accesa, così come il camino.
Fa freddo, ho bisogno di fuoco per riscaldarmi, il plaid non mi è mai bastato.
Ho bisogno anche che l'alchool mi tenga compagnia.
Il mio sguardo è perso nel vuoto, si è annullato.
Non capisco più niente, niente, niente.
Vedo solo che la luce della televisione e del fuoco illuminano le mie pupille, come fari in quella notte di inverno che sto vivendo.
Inverno come stagione ed inverno come sensazione.
Cosa mi succede non lo so.
Sto vivendo un periodo di transizione.
Non sono più come prima ormai, nonostante non lo voglia esplicitamente ammettere.
Fa male, fino ad un certo punto.
La vita è mia, non degli altri.
Quello specchio me lo ricorda.
A cosa serve piangersi addosso?
A chi importa cosa gli altri possano pensare?
Fanculo, la amo.
Non ricambia?
Almeno so chi sono, io.
Ho fatto bene a lasciarlo, ormai era divenuto un bene quello, semplice amicizia.
Non posso mentire a me stessa, è così facile farlo, non è da me.
«E poi ci sono così tanti fans che ci shippano!» - mi dico sorridendo fra quelle lacrime di vetro proprio come quella bottiglia vuota nella mia mano.
«Non sarò mai come questa bottiglia, non voglio.»
Noto che sono le cinque del mattino sull'orologio fisso al muro.
Mi devo muovere, o faccio tardi per le riprese.
Mi scoccia andarci.
Ho passato una notte insonne.
«Almeno la vedo» - mi incoraggio.

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