Non bastano le Parole per Descriverci

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Ma per noi basta dire "disagio mentale"


Un centro commerciale, con ben tre ragazzi e una di quelle suddette prostitute scolastiche davanti ai miei occhi ricoperti dalle spessi lente, mentre riflettevo sul come ero stata trascinata malamente in quel posto.

"Ho bisogno di te"

Era questo che quel futuro calvo mi aveva detto, e mai, per nessuna ragione, avrei mai pensato che pure mio fratello fosse immischiato in quella storia così stupida. Tutto senza spiegarmi nulla, trascinata da James in quel posto tra le risate di quel ragazzo ancora senza nome, rapita da idioti e portata in un luogo per me nocivo, per poi scoprire, con grande stupore, che la mia vita scolastica era stata messa a repentaglio solo per un loro qualsivoglia capriccio.

Triturarli sulle scale mobili non sarebbe stato peccato.

Inoltre, tra gli occhiali e i capelli ormai del tutto arruffati, sembravo una pazza uscita da un qualsiasi manicomio vicino a lì, e con quei quattro intorno a me ero forse la più diversa dal gruppo. Inutile dire che volevo tornare a casa, a nascondermi nel mio armadio per evitare quell'idiota di Luke, prima di commettere un omicidio.

- Will, lei è quella per cui ci servi - Annunciò finalmente quel ritardato di mio fratello, mentre quella sottospecie di mutazione genetica dagli airbag sproporzionati, leggermente intimidita dal mio sguardo da pazza omicida, tentava di nascondersi dietro quella massa informe del mio stesso sangue.

Non la volevo uccidere, anche se probabilmente avrei cambiato idea alle sue prime parole. Volevo solo massacrare quei suddetti ragazzi, e non era colpa sua se era in mezzo.

- Non mi sembra che le serva qualcosa da me - Risposi, incazzata nera come solo loro potevano rendermi così, avvelenandolo con il mio sguardo da serial killer.

Non sono mai stata la ragazza simpatica della compagnia, ma provate ad immaginare di esser rapiti da persone da voi altamente odiate ed esser portati in un posto da incubo per un qualcosa di ignoto. La cosa buffa di quella situazione, oltre la mia presenza in quel posto?

L'esser trattenuta come un cane rabbioso da quella barbabietola gusto tacchino ancora terrorizzata per i suoi lunghi e sinuosi capelli color oro, mentre quel suo solitamente attraente sguardo si era tramutato in quello di bimbo totalmente terrorizzato.

Com'ero riuscita a pensare anche solo per un istante che mi stesse per dire una cosa seria?

- Kat non vuole apparire come la vedi ora - Mi disse tranquillamente quell'unico finto sano di mente, che con quei suoi occhi tranquilli mi mandava in bestia ancor di più, come se per lui fosse normale rapire una pazza sclerotica urlatrice di termini al quanto sconosciuti.

Dovevo solo aspettare di esser lasciata da quel ragazzo.

Mi sarei messa a correre, urlando di esser salvata da quei presunti stupratori.

Forse avrebbe funzionato, e sicuramente sarebbe stata una singolare vendetta degna di memoria. Dovevo assolutamente farlo.

- Ma se... se non... vuoi... - Una balbettante vocina, intanto che mi immaginavo quella scena afrodisiaca che poneva fine per sempre ai miei problemi, mi fece trasalire con il suo piccolo tremore da piccolo agnellino spaventato. Quella voce l'avevo già sentita, ma quel giorno stava balbettando come un'analfabeta peggio del solito, con quella sua nota acuta che tentava di portare dolcezza nell'animo di una sadica.

Katherine, o anche chiamata Kat, era una di quelle ragazze che tutti i maschi volevano portare a letto almeno una volta nella loro vita, ma che le sue coetanee l'avevano totalmente isolata solo perché più dotata, seguendo così la selezione naturale del C.E.R.O.: bastava non esser stronze, che quella bellezza diventava la più grande condanna femminile.

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