Lacrime Scarlatte

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Sono corsa sul retro della scuola mezz'ora dopo il mio arrivo in palestra. Gli insulti sono stati troppi e troppo pesanti da sopportare senza il sostegno di un amico o della famiglia. Ora sono con la schiena al muro, in posizione fetale e osservo il coltellino a serramanico che mio nonno mi aveva lasciato prima di morire, è diventato come un portafortuna per me e non faccio un passo senza averlo nella tasca.
Sento dei passi venire nella mia direzione, sarà un mio coetaneo che vuole insultarmi ancora un po'. Tengo lo sguardo basso anche quando un paio di scarpe nere compaiono nella mia visuale. Succede tutto troppo in fretta, prima ero a terra e ora mi ritrovo in piedi, schiacciata contro il muro da un paio di braccia muscolose. Cerco di liberarmi ma non ci riesco, allora osservo il mio aggressore e scopro con mio grande terrore che ha una lunga linea verticale che percorre tutta la sua maschera, segno abbastanza evidente che lui sia un assassino, un ricercato. "Ciao tesoro come mai tutta sola?" Chiede fingendosi preoccupato. Io non rispondo. "Che ne dici di divertirti un po'con me?Lo so che lo vuoi anche tu, quindi ora da brava bambina stai zitta e mi dai un po'di piacere" mi dice facendo scontrare i nostri bacini. È tutto così veloce che non capisco cosa sto facendo ma quando vedo ciò che ho fatto mi porto le mani alla bocca e urlo così forte che probabilmente verranno a vedere cosa è successo. Troveranno una ragazzina con un coltello insanguinato in mano e ai suoi piedi un uomo, morto. E una volta tolta la maschera troveranno due singole lacrime, lacrime scarlatte, lacrime di sangue.
Vedo la scientifica portare via il corpo senza vita del mio aggressore, qualcuno mi strattona dentro la scuola, fino all'ufficio del preside dove, presa da un mancamento, mi siedo. Dalla porta chiusa alle mie spalle arriva un brusio di voci che mi fa quasi scoppiare la testa, poi si fa tutto silenzioso e sento dei passi avvicinarsi alla porta. L'uomo entra nella stanza e si mette dietro la scrivania. Solo in quel momento alzo la testa guardando chi c'è davanti a me, il preside Stewart. Si schiarisce la voce nervoso prima di rivolgermi la parola "Signorina Thait so che è in stato di shock ma io, come tutti i componenti del convegno che sono stati incaricati di valutati, ho bisogno di sapere cosa precisamente è successo quando quell'uomo ti ha aggredito" lo dice con voce robotica, senza far capire le sue emozioni "Ha avuto quello che si merita. Pensava che fossi una preda facile e invece guardi come è andata a finire, guardi io cosa sono diventata, GUARDI!" Finisco la frase scoppiando in una rumorosa risata. Il preside indietreggia spaventato dalle mie parole e solo allora noto che non ha distolto neanche per un momento lo sguardo dalle mie mani insanguinate "Sono diventata un'assassina. Non riceverò mai il mio simbolo, marcirò in una cella senza poter più respirare aria fresca" sussurro osservando il coltello che stringo ancora nella mano destra, mentre il sangue rimasto sulla lama pian piano si secca.

~Parole~
Ciao a tutti!
Spero tanto che il capitolo sia di vostro gradimento... Vi prego non ammazzatemi se fa schifo *si mette in ginocchio e congiunge le mani* Sono troppo giovane per morire
Detto questo... boh ciao!
P.S. Per chi non l'avesse capito il coltello nell'immagine è quello di Meg

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