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Guardai, fuori dal finestrino dell'autobus.
Veniva giù un tale diluvio.
Il finestrino era appannato e le goccioline di pioggia, scendevano lentamente lungo il vetro.

Notai che la persona che era seduta accanto a me era della mia scuola.
Credo si chiamasse Michael.
Abitava da un paio d'anni nella nostra strada, a pochi isolati di distanza.

Decisi di ascoltare un pó di musica.
Infilai le cuffie e schiacciai su 'Basket Case' dei Green Day.
Appoggiai la testa sul finestrino ormai appannato e chiusi leggermente gli occhi.

Arrivata alla mia fermata, feci cenno all'autista di fermarsi.
Così, scesa dal bus, mi diressi verso casa mia.
Aprii la porta e gettai lo zaino sul divano.
Ero sola in casa.
I miei genitori "lavoravano" praticamente sempre.
Erano spesso in viaggio ed io non li vedevo mai.

Mi soffermai allo specchio che c'era all'ingresso.
Pensai ai miei fianchi.
E alle mie gambe.
Troppo robusta.

Troppo per tutto.
Abbastanza per nulla.

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