Fine... forse.

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La mattina seguente andai di buon ora a casa Fortuna, Maura mi aveva chiesto un consiglio per l'abito e anch'io, sinceramente, ne avevo bisogno.
Quindi in pochissimo tempo mi trovai nella sua stanza, che aveva ancora un tocco adolescenziale, e iniziammo a mostrarci a vicenda gli abiti.
In The Sims cambiarsi era una vera bazzecola: bastava aprire un armadio o un cassettone, pensare al tipo di abito che si desiderava e fare una piroetta su se stessi. Et voilà! Puoi passare dal pigiama, al costume, a jeans e maglietta e infine ad un sontuoso abito da sposa nel giro di pochi istanti. Tutto questo anche se eri appena uscito dalla doccia... semplicemente straordinario! In ogni caso, ci trovammo l'una di fronte all'altra a contemplare i nostri vestiti.
Lei indossava uno splendido abito color avorio che le fasciava il corpo fino ai polpacci, dove si allargava a sbuffo; il corpetto era ornato da decorazioni e brillanti fino al seno e la scollatura era quella classica degli abiti senza spalline (non a cuore, dritta). Io, invece, indossavo un abito che arrivava a metà coscia circa, monospalla, color caffé, non troppo aderente e con pieghe create apposta sul tessuto. Fui la prima a parlare.
«Dio, Maura, sei fantastica!», esclamai esterrefatta.
«Tu dici?», chiese radiosa.
«Ovviamente!», esultai battendo le mani come una bimba felice.
«Anche tu stai da favola, sai», mi disse sorridendo.
«Mmh, dici? Dovrei perdere qualche chilo...», le risposi guardandomi le gambe.
«Ma sta zitta, va! Quante scemenze spari?», scherzò tirandomi una gomitata.
«Ma è la verità!», gridai facendo subito dopo un finto broncio, che sparì all'istante mentre scoppiavo a ridere.
«Bene, andiamo», la incitai.
Uscimmo di casa e notai che, fortunatamente, non nevicava e non faceva troppo freddo; avevamo addosso due pesanti pellicce e non saprei dire se faceva davvero poco freddo o fosse a causa di queste che non lo percepivo.
In pochi minuti giungemmo alla chiesa.
Arrivai e salutai Fiona e Salomone Maggi, il padre di Jacob, uno scienziato veramente pazzo.
Entrambi erano ormai passati dalla fase adulta a quella anziana.
Poi arrivò lo sposo, felice come una pasqua.
Tutti entrarono in chiesa, Jacob era già all'altare e, appena partì la marcia nuziale, Maura, la sua bellissima futura moglie, cominciò ad avanzare lungo la navata e lui la guardava orgoglioso; io camminavo dietro di lei, portando le loro fedi nuziali. La messa cominciò.
Devo dire che fu abbastanza noiosa, a parte lo scambio degli anelli, delle promesse e il bacio, durante il quale mi emozionai tantissimo, tanto che mi sfuggì una lacrima e pensai quasi inconsciamente che non vedevo l'ora di sposarmi anch'io; questo mi fece ricordare nuovamente casa ma cercai di non incupirmi. Uscimmo alla fine della cerimonia e salimmo nei taxi che ci aspettavano fuori.
Finimmo in una specie di ristorante, tutti i tavoli imbanditi e stracolmi di cibo, e una orchestra formata da due uomini e una donna che suonavano allegramente al nostro arrivo fuori dal locale.
Quando tutti arrivarono, la piccola band entrò, e dopo che gli ospiti ebbero cenato con tutto quel ben di dio, si sistemarono nella loro postazione, un piccolo palchetto posto in uno dei lati della pista da ballo, e iniziarono a suonare e cantare per noi.
Jacob e Maura andarono insieme nel centro della pista mentre tutti noi ci eravamo messi ai bordi per vedere. I musicisti allora intonarono un valzer romanticissimo e i due iniziarono a volteggiare con maestria. Mi chiesi dove avessero imparato, poi improvvisamente ricordai di aver visto un paio di sim fare yoga per la prima volta come se la facessero da anni, e capii.
Mi si strinse il cuore e piansi di commozione, ero la gioia fatta persona in quel momento. Era tutto bellissimo.
A quel punto partì musica, diciamo, più contemporanea.
In pochissimo tempo la stragrande maggioranza degli invitati si stava scatenando come se fosse in
discoteca, io naturalmente sembravo un elefante ubriaco che tentava di fare qualcosa di simile a un ballo.
Suonarono Danza Kuduro, la hit dell'estate, poi molte canzoni attuali e anche qualcuna degli scorsi decenni (quando arrivarono agli Abba credo che persi completamente la testa).Ad un certo punto suonarono Last friday night di Katy Perry e mi scatenai al massimo tanto che ricordavo una pazza sclerotica in preda a una crisi isterica.
Dico seriamente.
I momenti più imbarazzanti furono durante i lenti, perché non sapevo con cui fare coppia: delle volte con Jacob, altre con Maura, poi quando ballavano insieme andavo con l'altro testimone (che scoprii essere uno dei sim che portano il quotidiano davanti casa al mattino).
Mangiammo la torna nuziale e ballammo ancora, intanto ci continuavano a portare cibo (non chiedetemi perché, non lo so nemmeno io) e io non ce la facevo veramente più. Nel momento in cui mi venne in mente l'annuncio che avevo da fare, Maura si alzò dal suo posto a capotavola e chiese l'attenzione di tutti.
«Scusatemi, vorrei la vostra attenzione, per favore», esordì.
Tutti si voltarono verso di lei.
«Grazie. Dunque, come posso cominciare... intanto, grazie a tutti per essere venuti.
Grazie a chi ha organizzato questo matrimonio da favola, che difficilmente scorderò.
Grazie ai testimoni di nozze per aver accettato quest'incarico.
Grazie mamma e grazie Salomone per averci cresciuto rendendoci l'uomo
e la donna che siamo diventat», sorrise teneramente, poi tornò seria.
«Dopo i ringraziamenti ho un annuncio da fare».
I presenti la guardarono curiosi.
«ehm... dunque..», cercò di iniziare, torturandosi le mani. In quel momento sembrava
un'adolescente che veniva interrogata a scuola.
«Ieri ho scoperto di aspettare un figlio da Jacob. Nostro figlio».
Si guardò intorno atterrita per osservare la reazione delle persone attorno a lei.
Tutti esultarono, Jacob aveva un'espressione a metà tra lo sorpreso e lo scioccato.
«Amore, perché non me l'hai detto prima», le chiese perplesso ma radioso.
«Volevo che fosse una sorpresa, perdonami», gli rispose ammutolita.
«Tranquilla, guarda che non sono arrabbiato, anzi, sono felicissimo».
L'abbracciò fortissimo e si baciarono travolti dalla passione. Si staccarono
imbarazzati quando si accorsero che avevano tutti gli occhi puntati su di loro.
A quel punto non potevo più aspettare, toccava a me.
La maggior parte degli invitati mi conosceva già, quindi alla fin fine non ero molto agitata.
«Anch'io avrei una cosa da dirvi... riguarda me».
Tutti, compresi gli sposi, si voltarono a guardarmi e io diventai rossa come un pomodoro.
«Io... ecco... ehm... allora...», iniziai balbettando un po', ora ero io a sembrare una scolaretta
spaventata. Respirai profondamente e mi calmai, così potei continuare.
«Quello che volevo dirvi è che io non sono una sim come voi», dissi tutto d'un fiato.
Un brusio generale riempì la stanza in pochi secondi.
«Come sarebbe a dire?», domandò Maura, visibilmente sconvolta.
«Ora vi spiego. Prima, però, devo chiedervi una cosa: sapete di essere in un videogioco?»
Mi guardarono pietrificati e per poco la sposa non svenne tra le braccia di Jacob.
Non che a lui sarebbe dispiaciuto, eh.
«Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita per caso?», urlò Fiona in preda al panico.
«No, è la verità, ve lo posso garantire. Dovete credermi! Io sono un'umana, vengo dal mondo reale.
Quando sono finita per qui per sbaglio ho assunto forme sim, ma ciò non mi ha fatto smettere di essere umana.
Voi, voglio dire, tutto questo, insomma fate parte del mio videogioco preferito.
Io sono finita qui svenendo non so come davanti al mio pc, mi sono risvegliata su un marciapiede e Jacob mi ha accompagnato a fare un giro del paese, che tra l'altro conoscevo già bene; certo, non come lui. Io vi guidavo e vi dicevo cosa fare. Io ho fatto fidanzare Jacob e Maura da adolescenti.
Ho trovato un modo per tornare da dove vengo, ma non l'ho ancora collaudato perché volevo partecipare al vostro matrimonio,
ci tenevo tantissimo perché nonostante tutto vi voglio bene. Oggi, tornata a casa, lo farò. Ma prima volevo rivelarvi la verità».
Finito il mio discorso, ancora imbarazzatissima, mi sedetti.
Maura era definitivamente svenuta e pure alcuni dei presenti.
Era ormai scoccata la mezzanotte.
Nonostante tutto, poco dopo si ripresero tutti e i festeggiamenticontinuarono fino alle tre del mattino.
Tornammo a casa.
Fiona si scusò con me per avermi dato della pazza, io le dissi che non era nulla di grave e che era normale che l'avessero presa così.
L'indomani mattina accesi il computer e di nuovo visualizzai la famiglia dell'altra volta, e, sempre come la volta prima, vidi me davanti all'apparecchio, come ero in quel momento.
Provai ad alzarmi e anche la sim sullo schermo lo fece.
Sembrava di essere filmati in tempo reale da una telecamera nascosta, come al Grande Fratello.
Uscii dalla famiglia e tornai al quartiere.
Poi feci traslocare la famiglia della mia simmina e, una volta arrivata alla barra delle famiglie, la eliminai.
A quel punto mi sentii strana, vidi girare tutti e svenni.
Quando mi risvegliai non ero più una sim.
Mi guardai intorno.
Ero a casa, finalmente.
Guardai l'orologio della mia stanza: erano passate solo due ore nel mondo reale.
Cominciai a correre come una pazza. Strizzai i miei animalicome se non li vedessi da una vita,
lo stesso fece con i miei genitori.
Corsi su e giù per la casa per assicurarmi di essere davvero tornata.
Ero al settimo cielo come non mai, posso giurarvelo.
Poi tornai alla mia famigerata postazione elettronica e mi sedetti.
Entrai nella famiglia Maggi e vidi Maura e Jacob che mi salutavano agitando la mano verso di me, sorridenti.
Tenevano in braccio una bimba mulatta.

Dopotutto quella magica avventura non era davvero finita...


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