Nel frattempo, quelle vie ormai divise tra me e Davide, in un qualche modo si rincontrarono. Scoppiò nuovamente la scintilla di un anno prima e ricominciammo a frequentarci. E qui feci il terzo errore più grande della mia vita: gli diedi ancora filo da torcere. Mi illusi totalmente sul fatto del suo cambiamento: pensavo fosse maturato almeno il minimo necessario. Ed io come una stupida gli porsi su un piatto d'argento una seconda possibilità. Tutto sommato passai anche una piacevole estate rovinatasi poi con la sua sparizione improvvisa.
Incominciai a non credere più nel sesso maschile: un branco di bestie senza alcun sentimento. Ma che ne potevo capire io, quindicenne innocua. Che ne volevo sapere io dell'amore, ma probabilmente per essere solo una quindicenne avevo già imparato parecchie cose, avevo già capito che con gli uomini non si scherza. Detestavo con tutta me stessa i ragazzi, sempre impacciati e orgogliosi. Arrivai al punto di odiare pure il mio migliore amico, diventai piuttosto cattiva nei suoi confronti per timore che, anche lui, potesse in un qualche modo spezzarmi il cuore.
Ma con l'inizio del nuovo anno scolastico ci ricascai nuovamente: mi fissai con un ragazzo di due anni più grande, niente di che ma parecchio affascinante ai miei occhi. Dovetti aspettare fino a carnevale per rubargli un misero bacio che oltretutto non capitò per sua volontà bensì per la volontà di tutto l'alcool che aveva nella circolazione. "Grazie alcool d'esistere"
Ma andò male anche questa volta; parlando sarcasticamente mi è nuova questa situazione.
Persi completamente ogni speranza e mi concentrai (finalmente) sulla scuola. Era la volta buona in cui avrei reso orgogliosi mamma e papà i quali non facevano altro che criticare, criticare e ancora criticare i miei piccoli sforzi.
Ora che ci penso, me la sono sempre cavata, sono riuscita ad uscire da certe situazioni piuttosto brusche, sono riuscita ad evitare litigi i quali mi avrebbero sicuramente spedita all'inferno.
