Il mio orgoglio più grande

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Mi sono dimenticata di citare quel qualcosa che mi faceva sentire totalmente viva: la pallavolo. 10 anni di carriera, 10 anni di duri allenamenti, 10 anni di emozioni incredibili. La pallavolo è sempre stata una gran bella soddisfazione, trovavo in lei tutto ciò che non sarei mai riuscita a trovare nel resto del mondo. Quelle sei ore a settimana erano fondamentali, non riuscivo a farne a meno. Ne parlo al passato perché arrivò il giorno in cui mollai tutto, decisi di abbandonare questa strada che stava diventando fin troppo impegnativa per me. La mia volontà andò a farsi fottere, ero soppressa da troppi problemi e finì per incolpare uno sport. Ma non è di questo che voglio parlarvi.
Oltre alle sei ore d'allenamento standard in una società di alto livello, mi iscrissi agli allenamenti scolastici. Eravamo una bella squadra, talmente forte che finimmo per partecipare alle liceiadi, nonché il campionato svizzero tra licei. Due giornate che vedevano protagonisti gran parte dei licei svizzeri. Puntavamo al massimo, volevamo togliere il titolo ai vincitori dell'anno precedente.
Punto dopo punto, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria arrivammo in finale. Ultima partita della giornata: ci scontrammo contro le campionesse in carica e quando ormai avevamo perso tutte le speranze avvenne il miracolo. Riuscimmo a recuperare ogni singolo errore, le mettemmo in difficoltà e finalmente le battemmo in un due a uno. Non potete immaginarvi la felicità di ognuna di noi, eravamo stravolte, con le lacrime agli occhi, ma pienamente soddisfatte. Chi lo avrebbe mai detto, CAMPIONESSE SVIZZERE. Tornammo a casa più stanche che mai e vi giuro: ero così sollevata e a mio agio di portare quel titolo con onore.
Il giorno dopo, a scuola, la voce si era già sparsa, tutti erano consapevoli della nostra vittoria. Diventammo l'orgoglio più grande del liceo. I professori non finirono di complimentarsi con ognuna di noi, i compagni, invece, si dedicarono a singoli abbracci e belle parole.
Rappresentavamo il liceo a livello sportivo e l'emozione era alle stelle.
Mi ricordo ancora quando comunicai i risultati ai miei genitori: glielo si leggeva in faccia, erano finalmente fieri di avere una figlia come la sottoscritta.

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