Da capo

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L'ho rivisto per tutta l'estate, in discoteca e per le strade ma senza salutarlo mai.
Non che non ci guardassimo, al contrario, ci guardavamo talmente tanto che poco dopo sentivamo il bisogno di chiudere gli occhi. Ma dopo averli chiusi, i nostri sguardi non si ritrovavano più e ci perdevamo di vista.
Un giorno venni a sapere che la sua ragazza lo lasció per il suo ex ragazzo, brutto da dire ma pensai "allora è proprio vero che ognuno ha ciò che si merita".
Ma io sono sempre io e lui sarà sempre lui. Gli scrissi una notte d'estate, ero sul mio letto e non riuscivo a pensare ad altro che a Dario. Gli scrissi un messaggio dove gli chiedevo come stesse e come al solito decise di prendere la parte di colui che non soffre, mi disse 'ne ho altre non ti preoccupare'.
Era chiaro che ne avesse altre, solo che questa volta era diverso, perché io non ero compresa tra le 'altre'.
Cominciavo a vederlo in giro, però sentivo un allontanamento da parte mia, una sensazione nuova, un senso di leggerezza. Come se dopo una folata di vento ti accorgi di non amare più una persona, di non essere continuamente ossessionata dai suoi movimenti, relazioni e conversazioni con gente all'infuori di te. È bellissimo amare qualcuno, ma lo è ancora di più quando riesci a passare oltre a quella persona dopo che non rimane più niente.
Mi sentivo libera e per il resto dell'estate mi comportai esattamente da persona libera, conoscendo e frequentando nuova gente che pensavo potesse fare al caso mio.
Ma mi accorsi che nonostante non fossi più innamorata, dopo 3 lunghi anni, era come se lui si fosse portato via la parte di me che sapeva amare, di fatti, non amai più nessuno.
La scuola ricominciò, il 4º anno è più complesso degli altri, in più a casa ci sono dei problemi economici e i miei voti sono piuttosto bassi. Me ne vergogno, perché odio la scuola ma amo imparare, ed ora sto facendo tutto il contrario.
Non sopporto i miei compagni di classe, mi sembra di avere a che fare con dei bambini, di avere sbagliato classe.
Dentro all'aula non succedeva mai nulla. La gente era limitata, diffidente, tutta uguale. E io dovevo convivere con queste teste di cazzo per altri due anni, pensavo.
Ogni volta che uscivo da lì era come tornare in superficie e respirare tutto l'ossigeno che avevo sprecato per rimanere in apnea.
Solitamente ogni due ore cerco di liberarmi, uscendo e stando un po nel corridoio.
Un giorno lo incontrai ma questa volta mi salutò.
<Cosa fai qua?>
<Dentro non sono a mio agio>
<Io prendo da mangiare>
<Va bene>
Mi voltai ed entrai nel bagno femminile e mi specchiai, non mi riconoscevo. Un tempo avrei fatto i salti di gioia perché Dario mi aveva rivolto la parola, ora mi era indifferente. Vedevo solo un bellissimo ragazzo, con delle labbra stupende e un naso alla francese che mi guardava attraverso allo spazio lasciato dalla porta che non avevo chiuso del tutto.
Uscì e gli chiesi cosa avesse da guardare e capii che si accorse che non lo amavo più.
Me ne accorsi perché venne come trafitto al cuore, come se l'unica ancora che aveva rimasto, dalla quale era sicuro di poter tornare ogni volta, era appena affondata nel più profondo degli oceani.
<Sei triste>
<Sono solo stanca, non ti preoccupare>
<Sarà>
<Ora entro, buona giornata Dario>
Se prima non se ne era accorto, sicuramente lo avrebbe fatto ora. Era sempre lui ad interrompere un nostro bacio, come era lui a non rispondere per ultimo ai miei messaggi e come sempre era lui a salutarmi per primo per poi sparire. Questa volta lo feci io e lo ferì.
Se prima ogni mia ultima parola speravo diventasse la penultima, ora non me ne importava nulla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2015 ⏰

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