Tyler biography

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Chapter 32: Tyler biography!
Tyler quella mattina quando uscì dalla sua camera, passò davanti a quella di Lune. I poster erano ancora penzolanti e nessuno aveva osato toccare qualcosa da quando lei era andata via. Come nel timore che se l'avessero fatto, Lune non sarebbe ritornata più.
Tyler entrò, notando sul comò, accanto al libro che Hope aveva alzato, la foto di loro tre. Stavano facendo tutti delle facce buffe. Lune che era al centro aveva gonfiato le guance e aveva sporto il labbro inferiore.
Prese quella foto in mano, guardandola a lungo.
Non aveva esagerato, quando aveva detto che li sembrava di aver perso, per la seconda volta, la sua famiglia.
Lei era la mamma orsa del gruppo. Quella che si preoccupava sempre per tutti, che provvedeva a riaccompagnarli a casa quando esagerava, a cucinarli qualcosa che a loro piacevano. Lei era quella persona che ti regalava un sorriso quando tutto andava male. Era quella persona della quale Tyler aveva bisogno.
Poggio la foto sul comò e mentre stava uscendo dalla camera, notò che in uno dei poster, l'immagine di Michael era ancora attaccata alla parete. Con poco grazia prese il poster staccandolo e accartocciandolo, prima di buttarlo per terra.
* * *
Quel giorno, a casa Liberati, le amiche della madre di Lune, erano in cucina. Stavano tutte prendendo un caffè.
Lune e la zia erano accanto al forno. Aspettavano che i cup cake si preparassero. E mentre aspettavano parlavano fra di loro.
-Sapete, non è molto cortese parlare un altra lingua quando si sta insieme ad altre persone- disse una della amiche di sua madre, Iolanda.
La donna che Lune apprezzava di meno li in mezzo.
-Non pensavamo di far parte del discorso- rispose Maria con indifferenza.
Iolanda le concesse solo un breve sguardo, mentre le donne riniziavano a parlare e la madre di Lune le concedesse un sorriso poco gentile.
-Come mai sei ritornata mora Lune- chiese Valeria.
La ragazza fece spallucce.
-Ho solo voluto cambiare- mentì.
Lo aveva fatto perché non si sentiva più la ragazza di quando aveva iniziato a scrivere e a credere in se. Le sembrava quasi un insulti verso la ragazza che era prima.
-Stai bene così- le disse con un sorriso gentile.
-Vale, si sa che tutte le ragazze hanno un periodo in cui si vogliono tingere i capelli, fare ciò che vogliono, ribellarsi insomma. Ma non tutte glielo permettiamo- disse Iolanda, concedendo un occhiata a Lucia, la madre di Lune. Che incassò il colpo senza dire una parola.
Lune rimase incredula nel non vedere la madre dire la sua. Era senza parole.
Sua zia le fece cenno di lasciar perdere, nonostante Lune sentisse il sangue ribollirle nelle vene.
-Sai già quando ritornerai a Londra, Lune- le chiese la donna.
-Come mai tanto interesse?- chiese la ragazza non reggendo più la donna.
-Semplice curiosità. Insomma, tua madre ci ha detto che vivi con la tua manager, forse ora che non ci sei tu, lei si sta dando alla pazza gioia- disse con una falsa risata, che venne seguita anche dalle altre.
-Per tua informazione, Kate non è una poco di buono ed è fidanzata da parecchi anni- rispose subito Lune, facendo tacere le donne.
La madre le rivolse uno sguardo di traverso.
-A differenza tua, con quel ragazzo dai capelli strani. Giusto?-
-Iolanda- provò Lucia, ma la donna non demordeva. Era sempre stata una di quelle persone che giudicava e giudicava. Aveva provato indivia verso la famiglia di Lucia e quando aveva visto che Lune era uscita un po' dagli schemi, non aveva mai perso tempo di rinfacciare tutto alla donna, facendola vergognare e facendo si che la madre desse sempre contro alla figlia.
-Si chiama Michael- disse fra i denti Lune.
Odiava quando le persone giudicavano dall'aspetto.
Esteriormente e a primo impatto Michael poteva sembrare un tipo duro e scontroso, mentre invece era tutto il contrario.
-Fa lo stesso- disse con indifferenza. -vuoi davvero fare sul serio con un ragazzo del genere?-
-Penso che tu stia esagerando- disse Maria.
-E io penso che ti stai intromettendo fin troppo nella mia vita- rispose invece Lune.
-Oh, tesoro, lo sto facendo per il tuo bene- disse con tono mieloso, portandosi una mano davanti al petto.
-Non chiamarmi tesoro e non sparare stronzate-
-Lune!- la riprese la madre per il linguaggio.
-Vedi qual'è il problema?- disse Iolanda indicandola.
-Posso assicurati che qui il problema non sono io- le disse Lune -le persone posso avere i capelli tinti, tatuaggi, piercing, amare lo stesso sesso, avere delle aspirazioni diverse nella vita. Ma nulla di ciò le rende problematiche. Quelle ad esserlo, sono le persone come voi che non fanno altro che puntare il dito e giudicare. Senza nemmeno prendersi la briga di conoscere qualcuno- Lune disse tutto di getto, guardandole.
-Permetti a tua figlia, di offenderci gratuitamente?- chiese Iolanda, mentre le altre donne erano scioccate da certe parole.
-Oddio, questa e peggio di Victoria- sussurrò, a capirla fu solo Maria.
-Forse è il caso se per oggi lasciamo perdere la nostra riunione- disse Lucia con espressione sconfortata.
Le donne si alzarono, concedendo occhiate di fuoco a Lune e poco gentili alla madre.
-Forse è il caso che inizi ad educare tua figlia- le rispose Iolanda andando via.
-E il caso che lei si curi il cervello- bofonchiò la ragazza, guardando la zia, che sospirò.
-Non le ho mai rette- ammise guardando la nipote.
Quando la madre ritornò in cucina, stava guardando Lune in modo serio.
-Cosa diavolo significa?-
-Che quelle devono imparare a non ficcare il naso nella mia vita-
-Ti stavano facendo delle semplici domande-
-Stavano dando della poco di buono a Kate e stavano giudicando Michael solo per i suoi capelli- li fece notare la figlia.
-Come puoi difendere quel ragazzo dopo che ti ha fatta soffrire?- chiese esasperata.
-Io non attacco, e non permetto nemmeno agli altri, di attaccare le persone che amo-
-Hai permesso a persone come lui di entrare nella tua vita. A persone strane che ti hanno cambiata e portata a questo- le disse la madre indicandola.
-Grazie al cielo che sono strane e non false- Lune guardò la madre da capo a piedi.
-Sai cosa, nulla ti differenzia da loro. Non mi hai difesa nemmeno una volta. Hope ha preso delle stronze a parole per me, Tyler mi ha difeso contro Roland prendendolo a pugni. Non ti stupire se considero loro la mia famiglia-
-E allora che ci fai qui?- le chiese.
-Lucia!- disse Maria incredula.
-Tranquilla, prendo le mie cose e vado via. Se vuoi ti lascio anche dei soldi per avermi tenuta qui in queste ultime due settimane, almeno sono sicura che non mi rinfaccerai anche questo-
-Che sta succedendo qui?- chiese il padre entrando.
-Oh grazie al cielo. Ti prego falle ragionare- disse Maria.
- - -
Era notte fonda oramai.
Lune era in camera sua, seduta sul letto con le spalle poggiate al muro, guardava la luce che la luna faceva filtrare dalla finestra.
Il padre quel pomeriggio, aveva calmato entrambe. Aveva detto a Lune di non andarsene e dopo aveva parlato a lungo con la moglie, in sala. A Lune parve quasi di averli sentiti litigare, e non voleva che lo facessero a causa sua.
Quella camera, era stata testimone di molte lacrime, quando era più piccola.
Ripensava a quando diceva sempre che sarebbe scappata da li, avrebbe iniziato una nuova vita, in un posto in cui nessuna la conosceva e avrebbe lottato con tutta se stessa per realizzare il suo sogno.
Ed ora a diciannove anni, era nuovamente in quella camera. Era riuscita a fuggire, a crearsi una nuova vita con persone fantastiche, e a diventare una scrittrice, eppure...
Guardò quel diario, poggiato sul letto, illuminato dalla luce della luna.
"Questa storia mi ha fatto veramente capire l'importanza della vita" quella frase, che aveva letto, le rimbombava dentro la testa come un eco.
-L'importanza della vita- sussurrò.
C'era un altra cosa che lei sognava quando era piccola, di vivere delle avventure e non solo tramite i libri che leggeva e scriveva.
E di avventure ne aveva vissute.
Sorrise, un sorriso sincero, quando ripensò a quelle persone che aveva lasciato a Londra, sentendo sempre di più la loro mancanza.
- - -
Il mattino successivo, quando Lune scese di sotto, trovò solo sua madre.
Lucia alzò lo sguardo, concedendo un breve sguardo alla figlia.
Lune però si portò davanti a lei guardandola insistentemente.
-Che c'è?- le chiese la donna.
-Ti va di venire a fare colazione con me?- le chiese la ragazza.
-Possiamo benissimo farlo a casa- le rispose, non guardandola concentrandosi su ciò che stava facendo.
-Vorrei parlarti e...-
-Anche questo possiamo farlo a casa-
Lune la guardò e vide che era totalmente disinteressata.
-Mi darai mai una possibilità di farti entrare nella mia vita?- le chiese ferita.
Lucia si fermò e la guardò negli occhi. Notò quando il viso di Lune fosse stanco, le occhiaie visibili ed il pallore padrone.
Sospirò.
-Perché ogni volta finiamo in questo modo?- chiese.
-Non lo so. Ma io non ce la faccio più a litigare con te. Sei mia madre, dovresti essere la persona a me più vicina e invece...sembriamo due estranee che non fanno altro che darsi contro-
E Lucia non poté fare a meno di notare quanto quelle parole fossero così tristemente vere.
Con gli occhi lucidi, si avvicinò alla figlia, abbracciandola forte.
-Mamma- disse Lune ricambiando l'abbraccio e facendosi sfuggire un singhiozzo.
-Non piangere- le sussurro dolcemente lei, accarezzandole i capelli.
-Dammi una possibilità, ti prego-
E la donna sentì i suoi stessi occhi velarsi, prima che una lacrima le solcasse il viso.
-Si- riuscì solo a dire.
Alla fine era riuscite a uscire di casa, andando in un bar, che di solito la madre frequentava insieme alle sue amiche.
Lune che si era appena seduta, portò le chiavi della macchina dentro la sua borsa.
Il cameriere le raggiunse subito, prendendo le loro ordinazioni.
-A cosa pensi?- chiese Lune, notando lo sguardo assorto della madre.
-Al fatto che era da parecchio che non uscivamo insieme- rispose con un timido sorriso, che Lune ricambiò.
-E anche al fatto che... non so cosa aspettarmi dal tuo racconto- aggiunse in modo più serio.
Lune prese uno dei tovaglioli di carta, dentro il contenitore. Iniziò a stropicciarlo e arrotolarlo su di se.
-Sai, tu ti sei fatta un idea tutta tua del mio modo di vivere a Londra e io voglio raccontarti la verità-
Il cameriere portò loro le ordinazioni.
-Grazie- dissero entrambe.
Lune si portò la tazza fra le labbra, gustandosi un sorso di quel cappuccino.
-Sono pronta ad ascoltarti- le disse la madre continuando a girare il cucchiaio dentro la tazza.
Lune la guardò negli occhi, prima di decidersi a iniziare.
-Quando sono arrivata a Londra, mi sono sentita così spaesata. Sentivo che quella città era troppo grande per me, avevo il timore che potesse schiacciarmi e rimandarmi indietro, da dove era venuta, e io non volevo. Avevo costantemente paura, quando parlavo con le persone, cercavo di mostrarmi sempre solare, nonostante la mia timidezza spesso e volentieri mi faceva rimanere più che altro in silenzio-
Lucia annuì, come a farle capire che la stava ascoltando.
-Il primo mese di prova a Londra, quello dopo il quale sono ritornata a casa per due settimane, prima di ripartire, quando sono andata alla writer's dream con Kate, fra le tante persone che lei mi presentò, ci fu anche Tyler. La prima impressione che ebbi di lui, fu che era simpatico, dal sorriso che mi dedicò. Ed è stato anche il primo al quale mi sono legata. Lavoravamo vicini, passavamo anche le pause caffè o quella del pranzo insieme. Inseparabili fin da subito.- un sorriso si dipinse sulle labbra di Lune, al solo ricordo.
-A casa di Kate, nonostante lei cercasse di farmi sentire a mio agio, mi sentivo di troppo e non riuscivo mai a starci. Mi sembrava di essere di troppo nella loro vita, e difatti era così, nonostante sia lei che il fidanzato erano sempre molto gentili con me. Passavo le mie giornate più che altro fuori, ritornando poi in una casa e in una camera che non sentivo mie. Sono stati tutti questi pensieri a farmi prendere la decisione di trasferirmi, cercando di accantonare la paura del vivere da sola. Nello stesso periodo, Tyler aveva deciso di cambiare appartamento, perché dove si trovava, non riusciva a vivere a causa dei vicini rumorosi e alquanto impiccioni che si ritrovava. Perciò parlandone, abbiamo deciso di andare a vivere insieme- si strinse nelle spalle, provando a captare qualcosa dallo sguardo della madre che pareva neutro.
-Abbiamo girato parecchio prima di trovare l'appartamento che abbiamo ora. L'abbiamo comprato insieme, ed era del tutto privo di mobili, fatta eccezione per la cucina. Ma sai cosa, è stata un esperienza favolosa. Abbiamo comprato lo stretto necessario e poi in un vaso, con sopra attaccato un foglio, con scritto "offerte per la casa" ci mettevamo sempre dei soldi, che in seguito abbiamo usato sempre per comparare altre cose.-
Lune si perse a raccontare alla madre, quando ancora privi di lavatrice andavano alla lavanderia poco distante dalla loro casa.
Un giorno dopo aver messo la lavatrice, erano usciti per comprare qualcosa da mangiare, e quando erano ritornati qualcuno aveva rubato i vestiti di Tyler e le calze preferite di Lune.
La madre rise, quando la ragazza cercò di imitare la faccia sconvolta di Tyler e come avesse preteso alla tipa che gestiva tutto di vedere i video di sorveglianza. Una cosa che, ovviamente, lei gli negò.
-Io a Tyler avevamo, bhe tecnicamente l'abbiamo ancora, questa fissa per il cibo spazzatura-
La madre le concesse uno sguardo in disaccordo, al quale Lune sorrise innocentemente.
-Ma c'era un periodo, che non facevamo che andare al McDonald's. E li c'era una cassiera, ogni volta che andavamo li era sempre lei a servirci. Io e Tyler abbiamo iniziato a scambiarci due chiacchiere ogni giorno, ritrovandoci un sera a uscire tutti e tre insieme-
-Hope?- le chiese la madre.
-Si- rispose Lune annuendo.
-Ogni volta che qualcuno ci vedeva insieme, non capiva come potessimo essere amici, siamo totalmente diversi. Hope è schietta in una maniera assurda e ha un carattere forte, un po' come Tyler, che compensa tutto con il sarcasmo, che spesso fa incazzare Hope. Ma in un modo o nell'altro, noi abbiamo un qualcosa che ci unisce. Nel momento in cui uno sta male, l'altro non esita a fare il possibile per aiutarlo. Non riesco nemmeno a trovare le parole esatte per poterti spiegare quanto siamo legati-
-Riesco a percepirlo però- le rispose Lucia.
Ed era vero, per la prima volta, lei la stava ascoltando e si era resa conto di non averla mai vista in quel modo.
* * *
Quella mattina a casa Liberati, si fermò il postino, ad uscire fu Federico.
Quando rientrò dentro casa aveva due buste in mano e un pacco che porse a Lune.
-Da chi è?- chiese.
-Non lo so. C'è scritto che viene mandata da Londra.
Lune abbassò lo sguardo per leggere la via e il mittente. E notò che era da parte della writer's dream. Aggrottò le sopracciglia confusa.
Insomma aveva parlato spesso con Spancer, e stava svolgendo il suo lavoro li da casa dei suoi, quindi non capiva cosa potesse essere quel pacco.
-Da chi è?- gli chiese Matt, che stava facendo colazione.
-Dalla writer's dream- rispose.
-Non lo apri?- gli chiese invece la madre, anche lei era alquanto curiosa di sapere cosa fosse.
Lune senza indugiare oltre, strappò la carta, vedendo che all'interno c'era un libro. Ancora più confusa lo prese, e quando vide la copertina per poco non le mano un battito.
-è un libro- dissero i presenti. Non capendo il perché degli occhi lucidi di Lune.
La ragazza annuì, con un lieve sorriso sul viso.
-è la biografia di Tyler- disse, mentre voltava il libro verso di loro.
-Te l'hanno mandato prima della pubblicazione- disse Matt. Guadagnandosi occhiate curiose.
-Che c'è?- chiese con il cucchiaio a mezz'aria. -Anch'io ho amici a Londra-
Lune non li prestò più ascolto, guardando la copertina, vedendo un Tyler sorridente. Aprì il libro, notando che c'era un post it con scritto qualcosa.
"Sono stufo di ricevere mille messaggi pieni di scuse. Se ci tieni veramente a me. Il 20 luglio ti aspetto alla festa che ha organizzato la writer's dream."
Sotto c'era scritto qualcos'altro, oltre la firma di Tyler.
"Alla mia migliore amica, per aver dato un pizzicò di rosso nella mia vita. Mi manchi"
-Che colpo basso- disse con un sorriso sul viso.
* * *
-Ciao- disse Hope, raggiungendo Tyler in quella saletta del caffè.
-Ehi- disse lui.
Hope lo guardò un po' incerta, ultimamente avevano parlato poco e si era creata una situazione un po' strana fra di loro.
-Ho letto il tuo libro- ammise con un sorriso.
Anche sulle labbra di Tyler comparve un sorriso.
-Eh?- chiese.
-Sei un gran bastardo- disse lei mollandogli un pugno sul braccio.
-Addirittura?- chiese.
-Un bastardo smielato, al quale voglio bene anch'io- Hope lo abbraccio, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
Tutto ciò che Tyler aveva scritto, anche riguardo a lei era stato bellissimo, diverte e bellissimo.
Le braccia del biondo circondarono a loro volta Hope, poggiando poi la guancia sulla testa di lei.
-Non aspettarti altre parole dolci, devo riprendere un po' di limone-
Hope rise.
-Mi eri mancato-
-Scusami- le disse.
-è okay, ti capisco- disse Hope guardandolo negli occhi e sciogliendo quell'abbraccio.
-L'hai sentita?- gli chiese Tyler.
-Il tuo libro le è arrivato giusto oggi- rispose Hope. -Pensi che verrà?-
-Non lo so- rispose il biondo. Non sapendo più cosa aspettarsi da Lune.
Una Lune che in quel momento, era seduta sulle scale di casa, con il libro di Tyler fra le mani.
Matt era li, stava pulendo la macchina, e dato che il silenzio non gli piaceva per niente, decise di accendere la radio, senza sapere che li c'era il CD di Lune.
End up here partì a tutto volume e il ragazzo sobbalzò, facendo ridere Lune e i genitori che stavano ritornando dalla casa della zia.
-Non è divertente- disse Matt abbassando e guardando la sorella, che si copri il viso con il libro, per non far notare più quel sorriso.
-Hai detto a mamma e papà che il 20 si parte?-
-Che?- chiese.
-Dove si va?- chiese il padre.
-Londra gente. Kate ha invitato tutti, per la festa della pubblicazione del libro di Tyler.
Lune boccheggiò un attimo, guardando i gentori, che sembravano più stupiti di lei.
-Forse, non è ancora il caso- disse la madre.
-Oh si che lo è. Lune ti ricordi cosa ti ho detto quando sono venuto a trovarti?- le chiese.
-Hai detto un sacco di cose in due settimane- li fece notare lei.
Matt alzò gli occhi al cielo, prima di ritornare a lei.
-Ti aveva detto che se saresti ritornata in Italia, ti avrei rimandata in Inghilterra a calci. O intenzione di mantenere la mia promessa-
E seppur la situazione non fosse delle migliori lei rise.
Rise, perché apprezzava ciò che il fratello stava facendo e perché i suoi amici le mancavano tanto.
Matt aggrottò le sopracciglia, guardando dentro la macchina e poi la sorella.
-Ma sono i 5 seconds of summer?- chiese, indicando la radio.
Lune non perdendo il suo buon umore annuì.
-Ero al cellulare con Luke e quando ha sentito che stavo ascoltando il loro album, ci siamo messi a cantare insieme- raccontò.
Matt accennò una lieve risata.
-Oramai non mi stupisco più- disse.
I genitori ripresero a camminare, per rientrare dentro casa. Notando che Lune era ritornata a leggere.
- - -
"Avete presente la faccia delle persone non appena sentono la parola gay? Tutti fanno sempre una faccia strana quando la sentono, indecisi se dire o no la verità su quello che pensano o no. Un espressione che ti giudica, un espressione che io non ho mai sopportato, un espressione che fin dalla prima volta io non ho mai visto negli occhi della mia migliore amica, quando glielo dissi.
Lo ricordo ancora oggi:
-Io sono gay-
Lei ha continuato a sorridermi, non scomponendosi affatto, dicendo "questo dovrebbe cambiare qualcosa fra di noi?"
E potrà sembrare sciocco, ma quelle parole mi resero felice. Perché finalmente avevo trovato qualcuno a cui andavo bene per com'ero.
E per Lune non sono mai stato, l'amico gay, con cui parlare di ragazzi, trucchi o varie robe. E grazie al cielo, perché atteggiamenti del genere sono una delle cose che non reggo, e già all'inizio avevo detto che erano tante.
Per lei rimanevo Tyler, il ragazzo con il quale, mesi dopo aveva deciso di comprarsi un appartamento e iniziare un nuova vita, insieme."
A quel pezzo Lune aveva sorriso, proseguendo e divorandosi intere pagine.
"Ed era stato in un momento di debolezza in cui, per la prima volta io aprì il mio cuore a Lune, raccontandole tutta la mia storia. L'avevo fatto perché oramai mi fidavo, perché oramai lei era la mia famiglia e mantenere dei segreti sarebbe stato sciocco.
E lei è rimasta li ad ascoltarmi, abbracciandomi subito dopo, come per dirmi "è tutto okay ora". Ed è stato veramente così.
Ci siamo costantemente sostenuti a vicenda nei bei, ma specialmente brutti momenti, e penso che continueremmo a farlo... per sempre. Perché è così che funziona."
Tutto ciò che Tyler aveva scritto in quel libro l'aveva fatta riflettere e ritornare indietro nel tempo, a tutte le cavolate che avevano fatto insieme...ed erano tante.
Guardandosi intorno capiva perché non riusciva a sentirsi a casa li, perché la sua era a Londra, accanto a quel ragazzo che era riuscita a cambiarla e che le voleva un bene dell'anima.
* * *
19 luglio:
Lune che stava leggendo un libro, alzò lo sguardo portandolo all'oblò accanto, notando che erano giunti a destinazione.
Aveva una visuale perfetta di Londra.
Si aprì in un ampio sorriso, scuotendo Matt accanto a se.
-Matt, Matt. Siamo arrivati- gli disse.
Il ragazza assonato guardò la sorella e poi verso l'oblo, accennando un sorrisino.
Lucia e Riccardo, i genitori di Lune, notarono perfettamente quel sorriso sulle labbra della figlia. Un sorriso che mai le avevano visto addosso.
Scesi e presi i bagagli, andarono verso l'uscita, con Lune che si guardava introno alla ricerca di una chioma corvina.
-Kate!- chiamò, alzando la mano e facendosi notare dalla donna, che sorrise quando la vide.
-Lune- le andò incontro abbracciandola forte. -Quando mi sei mancata-
-Non puoi sapere tu- rispose lei.
Kate sciolse l'abbraccio per guardarla negli occhi veramente felice.
-Ed è bello vedere anche voi- Kate andò verso i genitori di Lune. Matt e Federico la salutarono dopo.
La donna li portò all'hotel dove Lune aveva prenotato. Si era assicurata che Kate non avesse detto a nessuno dei suoi amici del suo arrivo, voleva fare loro una sorpresa.
-Tu potevi anche ritornare a casa no?- le chiese.
Lune che era appena entrata nella sua camera si voltò verso di lei, approfittandone anche per accendere la luce.
-Non rimarrò dopo la festa- le disse.
Il sorriso di Kate sembrò spegnersi a quelle parole.
-Perché?- le chiese.
-Io ho ancora bisogno di un po' di tempo Kate. Lo so che ti sembra impossibile, ma...sto risolvendo molte cose e sto mettendo molto più ordine nella mia vita, riuscendo anche a capire cosa è importante per me e cosa no-
-Allora spero che ci riuscirai il prima possibile- le disse.
Lune le concesse un sorriso.
- - -
La festa che avrebbero fatto, era all'interno di un grand hotel, oltre ai tutti i dipendenti della writer's dream, ce ne erano molti della capitol records e altre persone importanti. Tra i critici, anche Roland Flin.
-Smettila di guardare verso la porta, tanto non verrà- disse Tyler, con lo sguardo veramente ferito.
-Tay- disse Hope, portando la sua mano sul braccio del ragazzo.
Michael, che era li, con i ragazzi, quella sera, si sentì quasi in colpa. Pensava che se lui non l'avesse tradita, tutto questo non sarebbe successo. Ma in realtà lui aveva solo tardato, una cosa che sarebbe avvenuta.
-Ma che..?- Luke assottigliò lo sguardo, mentre notava una ragazza mora, muovere dei passi veloci verso di loro.
-Che ti prende Luke?- li chiese Ashton, notando il suo sguardo.
E mentre stava per parlare, la familiarità della voce di Lune lo interruppe, facendo mancare un battito a molti.
-Tyler!-
Il biondo si era voltato, riconoscendola subito. Mosse a sua volta dei passi veloci verso di lei, che quando li fu abbastanza vicino li butto le braccia al collo, stringendolo forte a se.
Lune sentiva il suo cuore battere forte, felice di poter finalmente stringere Tyler, dopo un mese intero senza averci scambiato nemmeno una parola.
-Perdonami- gli disse, facendosi sfuggire un singhiozzo.
-Pensi davvero che possa odiarti? Sei una sciocca Lune- le rispose Tyler stringendola.
I ragazzi guardavano verso loro due, notando quando la stretta di Lune fosse forte e quelle sue lacrime fossero piene di emozioni.
-è venuta- si limitò a dire Hope con un sorriso, sentendo lei stessa la felicità pervaderla.
Michael, guardo verso di lei, sentendosi sempre peggio. Quando li vide staccarsi e voltarsi verso di loro, mosse un passo indietro.
-è il caso che io vada- si limitò a dire, prima di andarsene.
E Lune lo notò.
-Tu, sei una stronza che mi è mancata troppo- disse Hope abbracciandola a sua volta, un po' come tutti gli altri, davvero felici di rivederla.
-è ingiusto Lune, ora non possiamo chiamarti più capelli rossi- disse Luke guardandola.
Lei si strinse nelle spalle, come a volersi scusare.
-Già, fattelo dire. Così sei orribile- disse Tyler.
-Ma è il mio colore naturale- si difese-
-Fa lo stesso schifo- disse schietto il biondo, facendo scuotere la testa alla ragazza, divertita. Le era mancato così tanto.
-Kim sarà davvero felice di rivederti- disse Barry, dopo un po'.
Il sorriso di Lune si ghiacciò per un breve attimo.
-Non rimarrò per tanto- ammise.
-Che cosa?- chiesero in coro Hope e Tyler.
Lei li guardò uno ad uno.
-Sono venuta giusto per la festa. Poi ritornerò con i miei in Italia- disse indicando la sua famiglia, poco distante da lei.
-Mi prendi in giro?- le chiese Tyler.
-Ho ancora alcune cose da risolvere-
-Cosa?- il ragazzo alzò di poco la voce, facendo percepire che quella cosa non gli piaceva affatto.
-Ascoltami- disse Lune prendendogli una mano fra la sua. -Stare li mi sta aiutando parecchio. Sono persino riuscita ad instaurare un rapporto civile con mia madre. Andiamo d'accordo- ammise.
-In più sto riuscendo a lasciarmi alle spalle parecchie paure e dubbi. Sto riflettendo, pensando parecchio a che tipo di persona ero e quale realmente voglio essere. E per farlo ho ancora bisogno di tempo-
-E non puoi farlo anche qui?- le chiese lui.
-I miei demoni non sono a Londra a Tyler-
-Non riguardano anche un biondo, appena tinto?- chiese Hope, sperando di non essere indelicata.
Lune si voltò verso di lei, aggrottando di poco le sopracciglia, capendo svariati secondi dopo a chi si riferisse.
-Michael? No. Tutto questo non riguarda lui. Riguarda me- disse.
Lasciando Hope confusa.
-Ciò che è successo fra di noi, ha aumentato il mio "malessere", sempre se si può definire così- disse facendo le virgolette. -Ma non me ne sono andata a causa sua. Sapevo, che in qualche modo, ritornare in Italia, mi avrebbe aiutato- spiegò.
-Anche con il libro?- chiese Alan.
Lune scosse la testa.
Tyler dopo un po' dovette allontanarsi per parlare con altri invitati, sotto ordine di Spancer, che salutò Lune calorosamente.
La ragazza, infatti era rimasta da sola con Hope.
Quando quest'ultima di accorse dello sguardo dell'amica su Michael, decise di parlare.
-Ha confessato tutto-
-Come?- Lune la guardò, notando anche il suo sorrisino sul viso.
-Michael. Il giorno dopo che tu sei partita è ritornato con i ragazzi a Londra, ed è andato da Clark, raccontandogli la verità su Victoria-
Lune sgranò gli occhi.
-Che cosa?- chiese incredula.
La castana annuì.
-Clark era su tutte le furie, ha chiesto spiegazioni a Victoria, che, ovviamente, ha negato tutto. Ma diciamo che in molti hanno sostenuto Michael. Il matrimonio e saltato e la bionda si è licenziata da sola-
-Oh. Mio. Dio- scandì Lune del tutto incredula.
-è veramente pentito per ciò che ha fatto. E ci sta ancora male. Tiene davvero a te-
Lune abbassò lo sguardo ai suoi tacchi.
-Anch'io tengo a lui. Ma Hope, non riesco a perdonarlo. È l'unica cosa che io non riesco a perdonare- disse.
-Lo so. Volevo solo che lo sapessi però-

English love affair.// Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora