1.7 Respiri profondi.

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Inspira, espira.

Mia madre è letteralmente in punto di morte, e tutti mi chiedono di pensare a me, di cercare di vedere la parte buona di tutto ciò. Fermi tutti, da quando c'è del bello nella morte di una madre?

Inspira, espira.

Ora, più che mai, capisco che solo chi ti ama davvero rimane. Guardo Louis, e non posso far altro che sorridere. Un uomo tanto bello e bravo per un incasinato come me. Eppure mi ama. Me lo ha dimostrato da subito e continua sempre a farlo.
Ogni tanto va lui da solo in ospedale da mia mamma, dicendo "voglio vedere come sta".

Espira, inspira.

A lavoro mi dicono: "prenditi una pausa quando vuoi, è un brutto periodo per te" e dopo poco ti vengono a dire: "alla prima occasione licenzio qualcuno, questo posto è troppo pieno". Mi chiedo se sono io ad esser pazzo o è questo mondo a farmelo credere.

Espira, inspira.

Avevo comprato dei fiori per il mio capo, sa che sono gay e all'inizio, quando non sapeva che lo fossi, ci provava con me. Da quando le ho rivelato tutto prova un certo odio nei miei confronti, per questo ho visto quelle favolose rose bianche cadere giù, lanciate da lei dalla finestra.
Non volevo comprarla o chissà quale cosa ha pensato lei, volevo solo esser gentile.

Inspira, espira.

Louis è l'unico qui che mi tiene in piedi. Sa che è un brutto periodo, sa che ogni giorno che passa mi distruggo di più. E lui rimane in silenzio, mi asciuga le lacrime e mi bacia. Mamma aveva ragione, lui sarebbe comunque rimasto.

1 mese e 17 giorni (e mezzo) dopo.

Fu quel giorno che davvero smisi di piangere. Era finito tutto dentro di me. Ero privo di forza. E sentivo ansia nel mio corpo.
Un attesta straziante di morte.
Pregare ormai non serviva, mia madre aveva un cuore che batteva e un'anima già morta. Non era più la persona solare che conoscevo, e continuavo ad amare sempre di più Louis. Io non ce la facevo a sorridere a mia madre, lui, un po' per lei e un po' troppo per me, andava da lei e cercava di farla ridere. Forse è grazie a lui se mia mamma ha vissuto il suo ultimo giorno, "la pausa" l'abbiamo chiamata io e Lou, benissimo.
Era quasi felice, serena.
Stava bene. Ed io mi ero illuso che i pezzi del puzzle del mio passato stessero tornando a far parte del mio presente. Invece no.
Ma c'era Louis, ed io lo amavo così tanto.

Inspira, espira.
Espira, inspira.
Inspira, espira.
Espira, inspira.

Il giorno dopo mamma non poté piu respirare. Il cancro l'aveva portata definitivamente via.

"Non c'è più il battito" mi dissero.
Solo quella frase. Il cuore aveva smesso di lottare. E io non piansi, non ce la potevo fare. Mi girai verso il mio ragazzo che piangeva, senza emettere rumori. Incrociai il suo sguardo, e lui mi tese la mano.
La strinsi. Mi serviva solo lui.

"Ce la faremo" era una promessa. La volevo mantenere a costo della mia vita.

Me ne andai. Uscì dal reparto, dall'ospedale e mi rinchiusi in macchina.

Pensai a ciò che non ero stato in quei giorni, quando l'anima di mamma moriva, e il suo cuore batteva.

Pensai alle visite, alla Pet che si illuminava tutta come le strade nel periodo natalizio.

Pensai al bene che voleva Louis alla mia famiglia. Al suo grande amore. E al suo essere unico nei suoi modi di fare.

Pensai ai dottori, chissà cosa avevano pensato di me. Un figlio che va dalla mamma malata e piange, e poi manda il fidanzato a prendersene cura.

Pensai al cancro, non ne sapevo molto. Cioè, tutta la roba medica, quella si. Si vede nei film, nei documentari degli ospedali, nei programmi, e soprattutto si trova su internet. Ma il dolore, l'attesa. Sapevo poco e niente, io, del cancro. Avevo una mamma malata, sapevo solo cosa si provava ad averla. Ma io non ero malato, ero solo egoista.

Pensai a quanto la vita fosse straziante, lenta, quando prende una preda. La lacera piano, ogni giorno poco poco di più.

Piansi.

Destinatario sbagliato.||Larry||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora