Le voci dei miei genitori riecheggiavano nel corridoio, possibile che debbano litigare sempre?
Ma dopotutto ero una semplice bambina di otto anni, cosa potevo capirne io?
Aggiustai un petalo del fiore rosso che stavo dipingendo sul muro, sapevo che sarei stata punita per questo, ma sapevo che ne avrei passate peggiori se i miei avessero visto quella crepa che si era formata in un angolo, proprio nel punto in cui stavo dipingendo.
Non ero una bambina stupida io, lo sembravo e basta, con quei boccoli biondi che tendevano al rossiccio e i particolari occhioni scuri davo l'impressione di essere la cosa più buona del mondo. Ma io non ero come i miei compagni, io conoscevo molte più parole e non davo sempre ragione alla maestra, mi sentivo... diversa.
La porta della mia camera si aprì, rivelando la figura di mia madre sorridente, che stranamente pur vedendo il fiore sul muro, non mi rimproverò, aveva il labbro spaccato...
《Tesoro? Puoi venire... un secondo con me?》 Sembrava che stesse per piangere, sicuro era qualcosa di importante.
《Certo mamma.》 mi alzai e corsi da lei, abbracciandola senza esitazione, ero una bambina molto dolce io, lei sembrò sorpresa dal gesto, ma poco dopo mi prese in braccio e mi strinse a se.
Non disse una parola, e i miei sospetti si confermarono, lei infatti non parlava molto quando era sotto pressione... ma perché lo era?
Questi furono i miei pensieri mentre andavo da mio padre.
Il quarantenne ci aspettava seduto al tavolo, in divisa, con un espressione fin troppo seria.
Mi sedetti e lui iniziò a fissarmi... sembrava come nel mio sogno, odiavo questa cosa di me, qualsiasi cosa sognassi quella si avverava, quando l'avevo raccontato a mamma lei si era messa a ridere, perché non mi capiva mai nessuno? Perché non ci provavano nemmeno? Smisi di farmi domande da sola quando mio padre iniziò a parlare 《Gaya? Ascoltami bene, dobbiamo dirti una cosa importante, sai cosa vuol dire la parola "adottata"?》lo guardai confusa, certo che lo sapevo.
《come Carola?》chiesi col mio solito tono ingenuo.
Carola era la mia compagna di banco, lei era stata adottata, ero venuta a conoscenza di questa cosa qualche mese fa.
《Esatto, come Carola》 mi sorrise mia mamma 《e Carola vuole comunque molto bene ai suoi genitori vero?》veramente no... 《certo, sono i suoi genitori dopotutto》mentii io, ma loro non se ne accorsero, lo sapevo fare bene.
Mio padre continuava ad avere quell'espressione seria, faceva un po di paura...
《Bene, devi sapere una cosa: noi non siamo i tuoi veri genitori.》
Fu come una pugnalata al petto, mi sentii mancare.
《Io...》 prima che potessi pensare a cosa ribattere mia madre riprese il discorso di mio papà 《ciò non vuol dire che non ti vogliamo bene tesoro!》
Mi guardavano impazienti, come e si aspettassero una risposta, io invece mi alzai, e me ne andai in camera mia.
Passai tutta la giornata chiusa dentro ignorando le suppliche di mia madre che mi chiedeva di uscire per mangiare qualcosa, quando vorrei averla ascoltata...
A fine giornata crollai tra le braccia di Morfeo.
Quella notte sognai di svegliarmi, quasi non sembrava un sogno, ma era sempre così.
Scesi in salone, dove vidi mio padre che parlava con altri agenti... di solito passavano dei suoi colleghi, ma mai così tanti, e stranamente erano tutti in divisa.
《Sembra che un camion l'abbia investita mentre tornava dal lavoro...》 diceva uno 《la macchina si è cappottata e lei è finita schiacciata, c'era sangue dappertutto.》aggiunse un altro.
Ci volle poco perché si accorgessero della mia presenza, quando mio padre mi vide sgranò gli occhi 《Jay... da quanto tempo sei qui?》mi chiese con voce tremante, ma io non risposi alla domanda 《la mamma? Dov'è la mamma?》chiesi testarda, come al solito.
《Beh... vedi... lei... non c'è più...》
E mi svegliai di scatto, odiavo fare questi sogni, erano così realistici, così veri da togliere il fiato, perché proprio a me?
Proprio come nel sogno scesi in salone, non credetti ai miei occhi... la stessa scena del sogno, i poliziotti che parlavano con mio padre, lui che mi diceva che lei non c'era più... che se n'era andata... via da me... mi aveva lasciata sola...
Scoppiai in un pianto disperato, singhiozzando come la bambina che sono, dopo tutto, ho solo otto anni.
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Gaya- Sweet Dreams
Horror" un paio di occhi rossi... rossi come il sangue che scorreva nelle mie vene, come quello che pulsava nel mio cuore che sembrava volermi esplodere nel petto."