Capitolo VI

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La mattina dopo mi sveglio presto e non appena apro gli occhi mi accorgo che il cuscino è bagnato.
No, non posso aver pianto.
Non posso e basta, le lacrime non servono a nulla, forse è solo un problema del dotto lacrimale.
Vado in bagno e mi lavo la faccia sperando di cancellare ogni traccia, cominciando dagli occhi.
Venti minuti dopo sembro abbastanza normale, forte, non debole.
La debolezza è una delle cose che più odio, ti blocca e ti rende vulnerabile.
Scendo in mensa per fare colazione, tra poco dovrò andare a parlare con Ryan per tutta la questione delle regole e, sinceramente, non mi va proprio. Non l'ho inquadrato ancora bene e non ho intenzione di farlo, cercherò di tenerlo il più lontano possibile, ma qualcosa mi dice che sarà molto difficile.
L'ultima volta che un uomo ha iniziato ad interessarsi a me in quel modo è scoppiata una rissa. E non credo sia una buona idea iniziarne una con il capo.
Ciò che viene chiamata mensa...bè è proprio una mensa, molto più grande di quella del Centro, in fin dei conti deve contenere più soldati, molti di più. Faccio un calcolo veloce, dovremmo essere circa mille, o duemila massimo, quando il tetto massimo di soldati viene superato alcuni di noi vengono mandati in altre Basi, in qualunque parte del mondo, dove siamo necessari o dove siamo richiesti.
Mi dirigo verso il bancone e prendo una tazza di caffè nero e tre biscotti al cioccolato, poi vado a sedermi in un tavolo. Da sola.
Mentre sto bevendo e mangiando tranquilla, gli occhi bassi sul tavolo come se avessi paura che qualcuno possa rubarmi i miei bellissimi biscotti, sento dei passi dietro di me e pi delle mani sulle spalle e un urlo nell'orecchio.<<Buh!.>> e per poco non sputo tutto. Posso essere brava quanto volete, ma sono pur sempre un essere umano.
Helen spunta da dietro di me con un saltello e si siede di fronte.
<<Ce l'hai fatta?>> esclamo con un sorriso che mi affretto a nascondere.
<<Ne dubitavi?>> ribatte guardandomi male, ma senza riuscire a smettere di sorridere lievemente, è questo che mi piace di lei, ha sempre un sorriso sulle labbra che rende il suo viso dolce, anche se non lo è affatto. E' come una tigre bianca, è bella, ma allo stesso tempo con un solo morso può staccarti una gamba, o la testa.
<<Un po'. Sai, pensavo che avresti dovuto corrompere gli addetti con dei vestitini sexy.>>
<<Di prima mattina sei proprio simpatica.>> dice tirandomi un calcio da sotto il tavolo.>> poi torna seria.<<Ieri giravo un po' per il corridoio vicino alla mia camera e ho sentito due guardie parlare.>> sussurra per non farsi sentire dai soldati che ci circondano. Mi sporgo sul tavolo per sentirla.<<Parlavano di una nuova ragazza che è riuscita a superare tutte le prove in un tempo limitatissimo. La prima! Ne parlavano quasi con rabbia, anche se in realtà a me sembrava più che altro invidia.>>
<<Ah.>> commento tornando a sedermi composta.
Alza le sopracciglia aspettando che dica qualcosa.<<Allora.>>
<<Cosa?>>
<<Conosci questa persona?>> appoggia i gomiti sul tavolo rumorosamente e mi fissa, lei lo sa già. Ci conosciamo da anni, come potrebbe non saperlo.<<Non credo.>>
<<Che bugiarda!>> esclama con tono accusatorio.<<Sei tu, non è così?>>
Pochi secondi dopo decido che non ha senso mentirle, quindi le dico la verità.<<Si.>>
<<Che figo!>>
<<Cosa?>> domando confusa, a me non sembra così figo.
<<Voglio dire, avanti! Metti paura a due guardie, parlavano come se avessero il terrore che una donna possa diventare il loro capo da un momento all'altro.>>
Un po' mi entusiasma, lo ammetto, ma mi limito a dire.<<Gran cosa. Ma parliamo di t, devi avere avuto dei buoni risultati sei hai avuto una camera tutta tua.>>
Muove la mano come se non le importasse più di tanto.<<Quindici minuti e tre sbagli, dicono sia buono.>>
<<Direi di si.>> mi guardo un po' intorno fino ad incontrare uno sguardo azzurro. Un ragazzo, anzi il ragazzo che era fuori casa mia, la guardia che poi è scomparsa e che saltellava senza riuscire a stare fermo un secondo. Ora mi sta fissando.
Perchè mi fissa?
Okay, basta.
Abbasso lo sguardo sul tavolo a disagio, io non abbasso mai lo sguardo.
Helen mi sta guardando in attesa di una risposta ad una domanda che neanche ho sentito.<<Cosa?>>
Alza gli occhi al cielo.<<Cosa fai dopo?>>
<<Non lo so, devo parlare con Ryan Bennet.>>
<<Perchè?>> chiede spalancando gli occhi.
<<Ah, che ne so. Sono stata scelta.>>
<<Oddio...>> dice mettendosi una mano davanti alla bocca.<<Lui...>>
<<Non ancora.>>
In quel preciso istante tutti i mormorii sciamano, e nella stanza non regna altro che il silenzio.
Credo di saperne anche il motivo. Non mi volto, ma poco dopo due mani mi si appoggiano sulle spalle, cerco di non irrigidirmi.
<<Sei pronta?>> sussurra Ryan. Guardo la mia colazione quasi del tutto intatta, ma non ha senso dirgli di no, così mi alzo in modo che le sue mani gli ricadano lungo i fianchi.
<<Si.>>
Mi poggia un braccio sulla schiena e mi porta fuori.
Non sa quanto vorrei tirargli un calcio e dirgli di non toccarmi mai più, ma non posso fare neanche questo.
<<Ora ti farò fare un giro turistico della Base, e ti mostrerò anche i posti vietati in cui non potrai mai e dico mai entrare.>>
Usciamo dalla mensa, Helen mi lancia un piccolo sorrisetto di incoraggiamento, e prima che le porte si chiudano intercetto di nuovo lo sguardo del ragazzo che non mi lascia fino a quando non posso più vederlo.
Passiamo per corridoi vuoti e corridoi affollati di soldati armati, alcuni sono pieni di porte, altri tutti uguali, non potrei mai girare da sola.
<<Allora, qui,>> mi indica una grande porta nera.<<C'è l'archivio, come potrai notare c'è un codice da inserire per entrare e solo pochi lo conoscono. Come potrai immaginare questa è un'area del tutto vietata, all'interno dell'archivio sono presenti tutti i file più importante, a partire dalle schede delle guardie, ai fascicoli dei Ribelli.>>
Una cosa è certa: prima o poi, non so come, entrerò lì dentro.
<<Come ti sembra la base?>> mi chiede mentre saliamo una lunga rampa di scale, probabilmente la trentesima in questi ultimi dieci minuti. Non esistono gli ascensori?<<E' grande.>>
<<Si, è una delle più grandi al mondo, ed è anche un vantaggio considerando la nostra vicinanza alle mura.>>
Ogni volta che passiamo le persone si zittiscono e ci guardano in modo strano.<<Vorrei sapere chi è stato a rendere pubblico il mio risultato.>> dico senza riuscire a nascondere il tono stizzito nella mia voce.
<<Qui dentro, Alexia, non ci sono molti segreti, siamo in tanti, tutto può partire da un errore di un solo addetto e arrivare sulla bocca di tutti. Non è che lo si fa apposta, è così e basta. Se succede, succede. Non ci curiamo di cose così spicciole. Tuttavia, se poi diventano segreti come quelli contenuti nell'archivio è tutta un'altra storia, ti assicuro che in quel caso troviamo sempre il colpevole.>>
<<E cosa gli succede?>> chiedo con indifferenza.
<<Muore.>> il suo tono piatto metterebbe i brividi a chiunque. Poi continua come se nulla fosse.<<Dopo questo primo mese avrai diverse possibilità di scelta, o almeno, la maggior parte delle volte siete voi nuovi a scegliere cosa farete un giorno, anche a volte siamo costretti a farlo noi sulla base delle vostre abilità. Ma tornando a questi primo mese: avrai diverse scelte tra cui diventare una guardia, entrare a far parte delle milizie, diventare un cecchino, un addestratrice o un insegnante, oh, si anche un addetto alle prove, anche se con il tuo potenziale potresti puntare molto più in alto, come entrare a far parte della squadra delle guardie del corpo dei Governatori, o un soldato per le missioni al di fuori delle mura, ma diamo...come si dice?... si, tempo al tempo.
Che strana persona.
Dopo non so quanti scalini arriviamo ad un corridoio che si affaccia su una grande stanza piena di letti a castello.<<Questo è il dormitorio maschile e di fronte c'è quello femminile, ma non credo ci entrerai mai.>> scrolla la testa.<<E ora andiamo a visitare le prigioni.>>
Oh no, di nuovo giù.

Prima di andarsene per un'emergenza, Ryan mi ha detto che oggi mi posso ambientare e che posso fare quello che voglio, okay, non ha detto proprio così, ma in parte si. A patto che non mi avvicini alle aree proibite e che non disturbi nessuno.
Non teoria non dovrei farlo, ma in pratica è tutta un'altra storia.
Basta che nessuno mi trovi, giusto?
Cammino attaccata al muro per evitare che le telecamere mi riprendano, anche se sono sicura che non siano le stesse di quando ero al Centro. Ma tanto vale sperarci. Sono diretta all'archivio, l'unico posto dove mi interessi entrare, devo sapere chi erano i ribelli che ho ucciso, se li avrò per tutta la vita sulla coscienza tanto vale che conosca il loro nome.
Ad un tratto una guardia esce da una porta ed io mi nascondo in fretta dietro al muro sperando che non mi abbia vista. Respiro lentamente cercando di calmarmi, devo essere concentrata se voglio arrivare lì, quello che sto facendo potrebbe uccidermi, lo so benissimo, al Centro le regole erano ferree, ma qui lo sono molto di più.
Conto mentalmente fino a cinquanta poi esco dal mio nascondiglio e ricomincio a camminare, ma sono così presa dal non farmi riprendere dalle telecamere che mi accorgo troppo tardi dei passi dietro di me. Una mano si poggia sul mio braccio, ma io sono stata addestrata a reagire in fretta, mi volto di scatto e tiro un calcio colpendo il ragazzo al fianco. Lui fa una piccola smorfia e mi prende la gamba prima che possa abbassarla cercando di farmi perdere l'equilibrio. Gli do' un pugno sulla mascella con la mano libera così forte che potrei anche rompergliela...si, certo, se mai il mio pugno ci fosse arrivato, il ragazzo si abbassa velocemente come se prevenisse le mie mosse e la mia mano non fende altro che l'aria.
Con la mia gamba ancora in suo possesso mi fa girare e mi spinge con la faccia contro il muro. Mi ritrovo con la guancia attaccata alla parete fredda, le gambe divaricate e il braccio destro, quello che di solito uso, bloccato dietro la schiena. Non posso muovermi, una sensazione che non provo da un bel po' di tempo.
<<Cosa stai facendo?>> mi mormora all'orecchio. Ha una voce bassa e calda, non come mi sarei aspettata...non che mi aspettassi qualcosa. Immaginarsi la voce degli altri è una cosa malata.
<<Non sono fatti tuoi.>> rispondo.
La sua stretta non è ferrea, anzi potrei liberarmi se volessi.
<<Credo di si, sei qua.>>
Decido che è più saggio cambiare argomento che dire la verità.<<Perchè non segui la procedura e mi porti dal tuo capo?>>
<<Dal nostro capo, volevi dire.>> non aspetta un mio cenno di assenso.<<Poi credo che non ce ne sia bisogno.>>
<<E perchè dovresti pensarlo?>>
<<Ti ho bloccata in due secondi, non sembri brava a combattere, non sarebbe uno scontro alla pari.>>
Sento le orecchie andarmi in fiamme. In un attimo mi libero ritrovandomi faccia a faccia con lui.<<Che cosa?>>
Lui ride, si, ride.<<Stai calma, volevo solo provocarti.>>
Lo guardo male sperando di poterlo incenerire, sfortunatamente non accade.
<<Sono Noah dice.<<Tu?>>
Scrollo le spalle, non ho alcuna intenzione di dirgli il mio nome.
<<Okay.>> sorride.
Ed è quando sorride che ho come un flash e lo riconosco. E' il ragazzo che mi fissava in mensa, la guardia fuori dalla casa dei miei genitori.
I suoi occhi azzurri sono inconfondibili, ma ora che posso guardarlo meglio noto che è più alto di me di diversi centimetri, gli arrivo alla spalla, ha i capelli biondi che ogni tanto gli cadono sul viso.
Sento qualcosa nella pancia, deve essere per la fame, oggi non ho mangiato niente.
<<Quindi, ragazzasenzanome, cosa ci fai qui?>>mi richiede incrociando le braccia sul petto.
<<Andavo in giro.>> rispondo vaga. Di certo non dirò ad un perfetto sconosciuto che stavo cercando di infiltrarmi nell'archivio top secret.
<<A fare cosa?>>
<<Cose mie.>>
Alza le sopracciglia con un sorrisetto beffardo stampato sul viso.<<Capisco.>>
Oh no, divento tutta rossa.<<Non quelle cose.>> io non arrossisco!
Devo allontanarmi da lui il più in fretta possibile.
<<Si,si, come vuoi.>> cerca di non ridere, ma gli risulta quasi impossibile.
Si sta prendendo gioco di me. Lo odio.
<<Smettila.>>
Si appoggia al muro.<<Come ti pare. Allora, andavi all'archivio?>>
Lo guardo freddamente cercando di nascondere la verità.<<No.>>
<<Nessuno ti ha spiegato le regole?>>
<<Io non andavo all'archivio.>> ripeto come se fosse stupido.
<<Quest'area è vietata.>>
<<Allora me ne vado.>> non posso fare altro.
<<Si, credo sia la cosa più intelligente.>>
Prendo la palla al balzo e mi volto senza pensarci due volte e senza degnarlo di un altro sguardo.
<<Allora ci si vede in giro, Alexia.>> dalla sua voce capisco che sta sorridendo.
Mi fermo, ma non faccio in tempo a girarmi che è andato già via.
Questo tipo mi manda fuori di testa.
Mentre torno nella mia camera cerco di ricordare perchè il suo nome mi fa venire in mente qualcosa.
Non ho mai conosciuto nessuno che si chiamasse Noah.
Devo solo calmarmi, sembro una pazza.
Eppure...qualcosa mi dice che sto dimenticando qualcosa di importante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 29, 2015 ⏰

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