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Il suo sorriso era contagioso, non lo si riusciva ad ignorare anche con tutta la concentrazione che una persona riusciva ad accumulare. Per quant'era che la Terra era piatta, lui per me rappresentava la mia scappatoia da tutte le regole di corte. Nikolay era colui che mi rimase accanto dopo la morte di mia madre, senza il bisogno di dire una parola, mi capiva con un semplice sguardo. Per lui ero come un libro aperto e ad ogni occasione sapeva sempre come comportarsi, come se fosse in grado di leggermi nella mente.

«Che cosa ci fate qui?» gli domandai, mentre sul suo volto comparve l'ombra di un sorriso beffardo. Nikolay spostò le mani verso i miei capelli - la parte del mio corpo a cui tenevo più di qualsiasi altra cosa -; solo alcune persone potevano avere il permesso di spazzolarli e ancor di meno di toccarli a mani nude.

«Sono venuto a trovarvi, non siete forse contenta?» mi rispose con un'altra domanda. Rimasi basita nel sentire le sue parole, tanto fu che non riuscii a camuffarlo ed il mio viso fece trasparire tutta la sorpresa e la delusione che provavo in quel momento. «Dalla vostra espressione posso ben dedurre che non avevate nessuna voglia di vedermi.»

Il suo tono da dolce divenne freddo e distante. «No, è solo che non mi aspettavo una vostra visita. Ho avuto un pomeriggio stancante e voi eravate l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere in questo momento.» Con lui ero sempre stata me stessa, sin dal giorno, di dodici anni fa, in cui lo conobbi. Io ero seduta sul trono accanto ai miei fratelli; il re e la regina erano ad un gradino più alto con i loro due troni ed emanavano un'aura di maestosità. Annunciarono il conte Georgi Debeljanov, padre di Nikolay, e dopo un istante varcò la massiccia porta della sala del trono con al seguito un bambino di poco più di tre anni: con i capelli che risplendevano ogni qualvolta che passava sotto i raggi del sole che filtravano tra le enormi vetrate, due occhioni blu lapislazzulo che osservavano attentamente ogni singola cosa, pronti a fare tesoro di tutto quello che vedevano. In quel momento mi comparve un sorriso divertito e, senza volerlo, attirai l'attenzione di mia madre e dei miei fratelli. Mio padre si girò poco dopo e mi lanciò un'occhiata accigliata, per far sì di farmi rimanere composta. La regina si avvicinò un poco all'orecchi del re per sussurrargli qualcosa che nessun altro potesse sentire quello che gli stava dicendo, ed il re terminò la conversazione con un sospiro che era quasi di sollievo. Avrei tanto voluto sapere che cosa gli aveva sussurrato quel giorno, ma non ebbi mai il coraggio di chiederglielo.

«Se volete, posso sempre ritirarmi così da lasciarvi riposare» mi disse Nikolay, facendomi ritornare alla realtà. Lasciò cadere le sue mani da me e si voltò verso la porta socchiusa; mi stava per lasciare da sola e non potevo permetterlo, lui non poteva lasciarmi. Mi alzai dalla toeletta per precipitarmi a fermare Nikolay, gli presi delicatamente il braccio con entrambe le mani. «Fermatevi.» Esitai nel continuare la frase, il conte bulgaro mi stava dando ancora le spalle, però almeno era fermo sul posto. Mi convinsi che dovevo farmi coraggio e parlare, altrimenti se ne sarebbe andato. «Vi prego, non andatevene via.»

Lentamente, si girò a guardarmi, con lo sguardo gelido di chi è stato ferito troppe volte. Ammetto che facevo fatica a guardarlo negli occhi, da qualche tempo era come se non mi meritavo più di guardarlo nemmeno in viso. «Ho saputo dai vostri fratelli che siete stata promessa al principe di Navarra» disse di punto in bianco. Non ebbi il coraggio di rispondergli, abbassai lo sguardo rammaricata e, per qualche assurda ragione, con un groppo in gola.

«Mi dispiace, Nikolay.» Sentii il contatto con la sua pelle che mi sollevava il viso, costringendomi a guardarlo in faccia.

«E per cosa?» mi domandò spaesato. Già, Amithy, per cosa ti dispiace? «Per avervi deluso, non era mia intenzione.»

«Questa sera il re darà un ballo in onore del principe di Navarra, sarebbe un onore se accettaste il mio invito di scortarvi alla festa.» Si inchinò e mi porse la mano che non esitai nemmeno per un secondo a prendere. «Il piacere è tutto mio, conte Debeljanov» dissi, facendo una riverenza e sorridendo.

I CHOISE MY FUTUREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora