3

1.5K 78 0
                                    

Mio padre si alzò dal trono e venne a raggiungerci, schiaffeggiandomi non appena fui nel suo mirino. «Che cosa significa tutto questo?» Mi portai una mano sulla gote divenuta ormai rossa.

Non sapevo come rispondere, perché ero sicura che qualsiasi cosa avessi detto sarebbe stata sbagliata. Cosa era appena successo tra me e Nikolay? Non sapevo come definire il rapporto che avevo con lui, e, francamente, non sapevo se lo avrei mai saputo. Gilbert e James si precipitarono a raggiungere mio padre, entrambi con un'espressione sorpresa fissa sul viso. Guardai i presenti alla festa che continuavano a fissarci senza staccarmi gli occhi di dosso, alcuni membri della nobiltà erano rimasti in silenzio, altri bisbigliavano tra loro su quello che il re aveva appena fatto.

«Nostra sorella è una sgualdrina» esordì James, ridendo poi di gusto. Abbassai lo sguardo, fissando il meraviglioso vestito color avorio che indossavo, non sapendo bene che cosa dire. Era stato Nikolay a baciarmi, anche se poi la tentazione aveva preso il sopravvento senza che riuscissi ad impedirlo.

«Vostra maestà, permettetemi di spiegarvi...»

«Tacete, Nikolay. Come avete osato farmi questo, dopo che vi ho accolto nella mia casa, dato il cibo dalla mia tavola, mi ripagate tradendo la mia fiducia?» urlò il re, mostrando tutta la sua collera. Guardai ogni singola persona presente in sala, cercando tra di loro il viso del principe di Navarra. Mio padre mi avrebbe ripudiata e Nikolay sarebbe stato sicuramente decapitato, non potevo permetterlo e avrei fatto qualunque cosa per evitarlo. Il re spostò il suo sguardo su di me e l'espressione di disprezzo nei miei confronti mi fece stringere forte il cuore. «E tu... sei riuscita a mandare a monte un'alleanza voluta da dieci lunghi anni. Hai la ben che minima idea di cosa significhi?» Riuscivo a sentire la delusione del suo tono di voce mentre mi rinfacciava quello che avevo appena fatto. Potevo veramente essere rimproverata per essermi innamorata? Poteva mio padre odiarmi per quello che provavo per Nikolay? No, non potevo permettere che avesse il controllo sulla mia vita, non ora che avevo chiaro i miei sentimenti per il conte Debeljanov.

«Non mi dispiace affatto.» Trovai finalmente il coraggio di parlare e di dire quello che pensavo, davanti a tutti stavo sfidando l'autorità assoluta del re.

«Come hai detto?»

Alzai lo sguardo e guardai mio padre dritto negli occhi, sfidandolo come nessuno aveva mai osato fare. «Ho detto che non mi dispiace affatto. Non mi scuserò con voi per essermi innamorata, sarete anche il re ma non vi autorizzerà mai a scegliere per me la persona da amare.» Scandii perfettamente ogni singola parola, mentre presi coscienza che gli occhi erano divenuti lucidi e il cuore batteva a ritmo incontrollabile.

I miei fratelli, mio padre e tutti i presenti nel salone da ballo rimasero di stucco. Ero riuscita ad esprimere quello che sentivo e che - da troppo tempo - mi portavo dentro. Quando ero solo una bambina, mia madre mi aveva raccontato di come lei e mio padre si erano conosciuti, di come si erano innamorati. Rimanevo incantata nel sentirla parlare ed ero così emozionata all'idea che un giorno anche io avrei potuto avere un amore come il loro; così decisi di prometterle che avrei sposato solo la persona che mi avrebbe fatto battere il cuore. Quella persona non era Javier, anche se era gentile e aveva un animo nobile, ma Nikolay.

«Perdonate la mia intrusione, maestà.» Una voce maschile si fece largo tra la folla e venne ad affiancarmi, quando mi girai con mio grande stupore notai che era Javier.

«Principe Javier, sono terribilmente dispiaciuto per quello ciò che è appena accaduto. Non era mia intenzione mancare di rispetto alla Navarra, né tantomeno a voi.» Perché mio padre si stava scusando? Non credevo che la situazione finanziaria fosse così grave. Una volta non avrebbe mai permesso che i suoi figli si umiliassero in pubblico, mentre ora lo stava facendo egli stesso.

«Amithy» disse Javier rivolgendosi a me. Io mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con lui. Non sapevo cosa dire, non volevo scusarmi perché non mi dispiaceva per niente. «So che non credere alle parole che sto per dirvi, anche se vi supplico di farlo. Da quando, due mesi fa, vostro padre mi fece mandare il vostro ritratto rimasi sbalordito dalla vostra bellezza così decisi che sareste stata perfetta per divenire la futura regina di Navarra, con il consenso di vostro padre voglio che diventiate mia moglie, ma so che questo non accadrà mai fin quando il vostro cuore apparterrà ad un altro uomo.» Quelle parole mi lasciarono a bocca aperta, senza sapere cosa rispondergli. Mi aveva supplicato affinché lo ascoltassi. Un reale non doveva mai supplicare, era una delle regole primarie. «Perciò, vorrei proporre al conte Debeljanov un duello con le lance. Chi dei due vincerà si aggiudicherà la mano della principessa Amithy, quindi la benevolenza di sua maestà Carlo Federico II di Slovenia.» Guardai mio padre che assentì con lo sguardo, senza aggiungere una parola in merito.

«E che ne sarà dell'alleanza tra i nostri regni?» domandò Gilbert, appena nostro padre diede la sua benevolenza per il torneo.

«L'accordo rimarrà, il matrimonio tra me e vostra sorella si basa su tutt'altra questione.» Il principe Javier era veramente buono, voleva aggiudicarsi la mia mano combattendo lealmente contro il mio secondo pretendente. Benché una parte di me gli era grata della decisione che aveva preso, non volevo che si facessero del male a causa mia. Sapevo che poi mi sarei sentita in colpa per il resto della mia vita, ma nonostante ciò volevo che Nikolay vincesse il torneo per me, per noi.

«E così sia, allora. Chi dei due vincerà, avrà la mano di mia figlia, la principessa Amithy. E questa volta nessuno dovrà intromettersi tra lei e il vincitore, intesi?» Quando mio padre pronunciò l'ultima frase, ebbi una morsa al cuore. Dovevo solo sperare che Nikolay vincesse il torneo per essere libera di sposarlo e di amarlo davanti a tutti.

Quando la festa finì, mio fratello James mi riaccompagnò nelle mie stanze, cosa alquanto strana perché dalla morte di nostra madre non aveva mai voluto entrarci. Troppi suoi ricordi vivevano lì e solo io avevo avuto il coraggio di affrontarli, a discapito di tutto e tutti. La prima cosa che mio fratello notò fu il capo appeso all'armadio: il vestito dell'incoronazione di nostra madre, rosso cremisi con rifiniture in oro. La malinconia che lo pervase impregnò tutta la stanza, sembravano passati secoli dal giorno che entrò qui dentro.

«Hai ancora tutte le sue cose» disse in tono neutro. Non sapevo cosa dire, mi sentivo in colpa per avergli riportato alla mente quell'esperienza traumatica. «Sì. Non ce la faccio a buttarle via, sarebbe come dimenticarsi di lei.»

James aveva lo sguardo perso nel vuoto e quello che mi disse mi lasciò senza parole. «Hai ragione. Finché saremo in vita, dobbiamo rammentarla in qualunque modo.»

Andai a sedermi sul letto, con lo sguardo fisso nel vuoto. «Il torneo sarà domani, quando il sole segnerà il mezzodì.»

Alzai lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi. «Perché me lo stai dicendo?» gli chiesi titubante.

Mio fratello accennò un lieve sorriso. «Perché, anche se non vuoi ammetterlo, verrai a vedere il torneo. Ti camufferai tra la folla per non farti riconoscere e pregherai che il tuo cavaliere vinca lo scontro. Ti conosco troppo bene, mia dolce sorellina, per non conoscere quello che ti passa per la testa.» Venne a sedersi accanto a me e mi accarezzò dolcemente la guancia. «Spero solo che non soffrirai se le cose non dovessero andare come erano le tue aspettative.»

«Nikolay è un bravissimo guerriero, sono sicura che prevarrà sul principe Javier senza problemi.» Non ero davvero sicura delle parole che stavo dicendo, ma dovevo dar prova a mio fratello che riponevo in Nikolay tutte le mie speranze.

«Sarà meglio che vada, ora. Non vorrei che qualcuno mi veda qui e pensi che abbia rapporti con mia sorella.»

«Buonanotte, James.»

«Buonanotte.» Detto questo, si alzò ed uscì dalla porta, lasciandomi più perplessa del solito. La mattina ci sarebbe stato il torneo e non potevo permettermi un crollo emotivo davanti a tutto il regno di Slovenia, non me lo sarei mai perdonato. Mandai a chiamare la mia dama di compagnia che mi aiutò ad indossare la veste da notte, successivamente andai a dormire. Pregai con tutta me stessa che quella giornata fosse stata una mera illusione, ma non fu così.






I CHOISE MY FUTUREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora