Capitolo Terzo

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Daisy uscì lenta dalla stanza, probabilmente non soddisfatta dalla mia richiesta. Guardai Tom e lui ricambiò con lo sguardo di qualcuno che non voleva essere interrotto in un momento come quello, ma non aveva importanza. Il nostro piano, mio e di Gatsby, poteva avere una parvenza di ingiusto ed ingiustificabile ma per la prima volta pensai di stare facendo finalmente una buona azione.
Così cominciai la mia parte.
«Tom, tu tradivi Daisy. Quel pomeriggio, quando ti accompagnai per la prima volta a New York, non compresi fino in fondo la scena che avevo davanti fino a quando, proprio ieri, la donna con cui tradivi tua moglie, è corsa in strada verso la macchina gialla che avevi guidato tu poco prima.»
Imparai che estorcere, se così si può dire, la verità a qualcuno è più facile che credere alle loro menzogne.
«Non vedo come questo incidente possa avere a che fare con me.»
La sua risposta evasiva e il suo spostarsi i capelli con gesti nervosi, mi fece capire che aveva studiato quella parte da tempo, mentiva spudoratamente. Ed eravamo solo all'inizio.
«Tom, siamo due uomini» gli misi una mano sulla spalla e sorrisi, con un po' di furbizia ce l'avrei fatta. «Sappiamo entrambi quanto sia facile tradire. Ma quello che mi domando è, perché. Perché a Daisy? Cos'ha mai fatto per meritarsi questo?»
Lo sguardo di Tom sprofondò in un oblio di ricordi.
Mi disse che non l'aveva fatto come conseguenza, ma che la colpa, se di questo si parla, non era di certo sua. Sosteneva convinto che Daisy non fosse mai stata veramente sua, nonostante tutto lei non lo aveva scelto e pensai che in questo avesse ragione ma ancora restava in me il dubbio sul perché lei insistesse nel rimanere in quella situazione, ferma, in balìa degli eventi.
«L'hai mai amata veramente, Tom? Dopo tutti questi anni, c'è mai stato un momento in cui sei stato convinto che avresti vissuto con lei tutta la vita? Che ne valeva la pena?»
Ecco, arrivai al punto.
Ora, dire che trovare la risposta ad una cotale questione quasi antica e di sicuro profonda, sia facile e che non richieda tempo, significa mentire. Ed è in questo limbo, dove tempo e spazio si annullano, che Tom cerca le parole, nel lasso infinito tra domanda e risposta. Posso dire che in quel momento pensai che Tom potesse amare veramente qualcuno più di se stesso ma, con il senno di poi, aggiungo che in fondo la sua risposta non mi colse affatto di sorpresa.
«No. Io non l'ho mai amata.»
Lo disse in modo così sfacciato che arrivai a provare vergogna per lui.
Poi realizzai che ero riuscito a fargli dire ciò di cui tutti avevamo bisogno, in un certo senso.
Certamente ne aveva bisogno lei, Daisy, che aprì di colpo la porta.
Aveva ascoltato tutto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2015 ⏰

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