A new beginning

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Cammino lungo l'ennesimo viale innevato di New York. Le case intorno sono spolverate di bianco, qualche rado fiocco ghiacciato scende placidamente a terra. Il mio fiato condensa in nuvole che prendono le forme più svariate e io mi stringo nella giacca rosso acceso che ho indosso, rifugiandomi in quel caldo abbraccio.
Ripenso a Marylin, una mia grande amica fin dalle medie: è morta qualche giorno fa. L'aereo su cui volava si è schiantato. È caduto, come una fenice, infuocato sullo sfondo di un cielo plumbeo, ed è stato inghiottito dal mare.
Alzo gli occhi lucidi di lacrime che minacciano di bagnarmi il viso arrossato dal freddo, sulla Stark Tower. Le luci esagerate, la forma troppo pretenziosa... la osservo, lungo tutto il suo profilo e una volta che i miei occhi azzurri raggiungono la vetta di quella montagna artificiale vedo una forma... un uomo... sulla piattaforma di atterraggio usata sempre da Iron Man. Stringo gli occhi per scorgere meglio la figura, notando delle... corna?
Mentre cerco di capire da dove spuntino quelle "corna" si accendono tutto d'un colpo gli schermi di alcuni televisori impilati in una vetrina alla mia sinistra e io faccio un salto dalla sorpresa. Le TV riprendono la Stark Tower... l'immagine sale... ed ecco chi prima stavo cercando di osservare: un ragazzo vestito con abiti verde e oro dalla foggia antica e... ok, per fortuna era un elmo dorato dotato di corna ricurve all'indietro. Ha i capelli corvini, curati, lunghi fino alle spalle e... ora che li vedo... gli occhi... dei piccoli smeraldi incastonati in un volto, un'espressione vincente, soddisfatta. Si guarda intorno, lancia un'occhiata alle telecamere... a me. Mi sento perforata da quello sguardo di sfida, lo sento mentre apre qualcosa dentro di me...
Ma poi ecco Iron Man. Tutte le immagini si focalizzano sull'eroe, su Tony Stark in una delle sue spettacolari armature purpuree. Si pavoneggia in aria, facendo giri della morte e varie picchiate.
Volto la testa di scatto, per non perdere di vista l'uomo con l'elmo munito di corna. Naturalmente non vedo quasi niente, solo dei puntini, ma capisco che Stark ce l'ha con lui.
Quando osservo l'eroe d'acciaio colpire il ragazzo sento il mio stomaco contrarsi. Istintivamante guardo in basso e mi stringo la pancia. Quando torno a guardare i due sono scomparsi all'interno.
Alzo gli occhi verso il cielo, spinta da un qualche istinto primordiale, e sgrano gli occhi alla vista di una specie di grande portale blu profondo da cui escono creature terrificanti e gigantesche, ricoperte di metallo, che lanciano ruggiti verso il sole.
Mi fiondo dentro al negozio di TV, presa dalla paura, giusto in tempo per scorgere un alieno sopra un mezzo dorato che vola a qualche metro da terra e supera la porta disrruggendo le vetrine che esplodono. Per miracolo mi sono fatta solo un graffietto al braccio, ma questo basta. Sento l'ansia salirmi in petto e comincio ad ansimare. Devo tranquillizzarmi! Mi giro a fissare una televisione, per cercare di stabillizzare il mio respiro, e mi rendo conto del pandemonio che controlla la città: strade ricolme di gente che scappa, edifici distrutti, urla. Le immagini passano davanti ai miei occhi tanto in fretta che faccio fatica ad elaborarle. Le telecamere seguono Thor, la Vedova Nera, Occhio di Falco, Capitan America e Hulk che salvano i civili. Cado all'indietro e atterro su un telecomando. Lo prendo in mano e fermo il telegiornale. Rimane fissa la foto del ragazzo vestito di verde... no, ha un nome quel ragazzo... gli abiti, l'elmo... Loki! Il dio norreno del caos! Sgrano gli occhi: sto scrivendo la mia tesi di laurea sui dei norreni! Sapevo della loro esistenza dopo l'arrivo di Thor sulla terra (o meglio Midgard) ma pensavo non sarebbe mai riaccaduto.
Faccio andare avanti il programma, che salta il lasso di tempo durante il quale lo ho stoppato e seguo tutto quello che succede.
Quando vedo Loki accerchiato dagli Avengers tiro un pugno allo schermo. Poco dopo capisco dove si stanno separando. Scatto in piedi ed inizio a correre, decisa a raggiungerli, zigzagando tra varie macerie e rischiando rovinose cadute varie volte.
Alla fine raggiungo una piazzola in marmo dove gli eroi in borghese se ne stanno andando poco alla volta. Ho un gran fiatone, sento qualche dolorosa ammaccatura sul corpo ma questo non mi impedisce di puntare il mio sguardo sbarazzino, quasi allegro ora, in quello del dio. Rimaniamo a fissarci per vari secondi. Immagino stia aspettando che corra via terrorizzata ma io rimango immobile, il petto sale e scende velocemente. Un luccichio di sorpresa brilla negli occhi smeraldini.
Thor alza il suo martello al cielo, chiama Heimdall, e i due vengono inghiottiti da un fascio luminoso.
Un attimo di sorpresa. Va bene che ho studiato queste cose però vederle realizzarsi è traumatizzante!
Rimango un istante bloccata, poi corro dove pochi secondi prima stavano i due principi di Asgard. Alzo gli occhi al cielo: trovo solo qualche nuvola scura che lascia cadere piccoli fiocchi di neve. Mi incanto ad osservarli scendere dolcemente a terra e ricoprire tutto. Ho sempre amato l'inverno, il freddo. Abito in montagna e lì la neve abbonda, qualche volta si saltava la scuola per il troppo gelo... Mi perdo nei miei pensieri, come capita spesso, collegando ricordi a libri e film. Mi vengono in mente immagini di montagne mastodontiche completamente congelate, coperte da metri e metri dal soffio del freddo che non capisco da dove spuntino. Vengo invasa da un senso di tristezza.
Sono talmente distante con la mente che non noto il raggio che spezza il cielo. Mi rendo conto che qualcosa non va solo quando è troppo tardi: vengo investita dalla luce che mi risucchia verso l'alto.
Vedo le stelle incastonate nello spazio passarmi davanti agli occhi a una velocità pazzesca. Mi viene la nausea. Salgo, salgo e salgo. Inizio ad andare in panico, terrorizzata di non arrivare mai alla fine. Non penso, è come se la mia mente fosse stata azzerata. L'universo rallenta e piano piano una miriade di sensazioni mi assale, neanche fossi in preda agli ormoni.
Mi sento cadere... cadere come è caduto l'aereo di Marilyn... Marilyn che non rivedrò mai più, con cui non parlerò mai più...
Mi trema il labbro e le prime lacrime scendono lente e amare. Singhiozzo.
Il respiro mi si mozza quando atterro, in piedi, barcollando, su una superficie perfettamente liscia. Oro dappertutto.
I goccioloni che ho negli occhi filtrano l'immagine ma ricordo la descrizione di questo posto: deve essere il Bifrost. Continuo a piangere. Vorrei così tanto riconoscere qualcuno!
Mi guardo intorno. Intontita dalla strana sensazione che mi pervade riesco solo a riconoscere un colore: una scheggia verde in un mare dorato, deformata dai miei occhi bagnati. Inseguo quelle nota verde e abbraccio qualcuno, o meglio, il proprietario degli smeraldi che mi hanno attirato. Continuo a singhiozzare e stringo forte il dio. Sento tutti i suoi muscoli tesi, voci lontane raggiungono le mie orecchie: "Ha viaggiato da sola, non ho fatto niente"
"Il passaggio fra mondi scombussola la mente di chi non l'ha mai fatto se non è accompagnato, tornerà alla normalità tra non molto"
Ma non realizzo del tutto il significato di quelle parole.
Loki non è per niente rilassato ma non mi allontana. Sulla guancia destra sento qualcosa di freddo e liscio; mi stacco, turbata, e mi rendo conto che la bocca del principe di Asgard è coperta da una specie di museruola in acciaio. Il mio sguardo sdegnato e quello a disagio di Laufayson si scontrano, di nuovo. Credo mi abbia riconosciuta: "la ragazza inquietante che prima mi fissavala" immagino.
"Toglitegli quel... quel coso dalla faccia!" Sbotto, furiosa. Ricevo un paio di occhiate allibite da parte di Thor e di colui immagino sia Heimdall. Ma anche un altro sguardo, molto più significativo, un misto di sorpresa e gratitudine, entrambe perle rare da ricevere da parte di Loki.

Loki: The Dark WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora