ecco la fine.

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Uno, due, tre, quattro.

Ogni mattina mi ritrovo a contare i rumori della lancetta dell'orologio, sempre fino a 4. Ma ora che mi sono appena svegliato non li sento, spariti come il mio morbido letto e la mia calda casa. Non riesco a vedere bene, qualcosa che ho indosso mi impedisce di muovere le braccia.

Una camicia di forza. Sì, ci risiamo, lo stesso incubo tutte le notti.

Sogno sempre di essere nello stesso manicomio, con gli stessi pazzi e qualcuno fuori dalla mia cella che fuma. Finisce sempre con qualcuno che mi mette su una barella e poi mi sveglio. Ora non so perché, ma tutto ciò mi mette una terribile ansia.

Questa volta, invece, mi sveglio subito.

Ho sete, devo bere, ma... ho le braccia bloccate...

Oh, Cristo! Ancora lo stesso sogno...

Sento la puzza di sigaretta, un inserviente sta fumando fuori dalla cella in cui si è appena accesa una luce.

Le altre volte non sentivo la puzza, ma neanche le urla degli altri.

So che finirà tutto presto, vedo già la barella. L'inserviente apre la porta e di forza mi mette sopra quella fredda lastra di metallo.

Mi addormento.

Voci e luci confuse.

"Finalmente questo bastardo si è svegliato! Muoviti e vai a chiamare il dottore, comunicagli che è pronto"

Non riesco a muovermi.

"Allora, lei sa perchè è qui, signore?"

Un uomo con una maschera da infermiere bianca mi fissa.

"N-n-n... no"

"Lei è affetto da un disturbo ossessivo compulsivo che la porta all'esasperazione, fino al compimento di un'azione riguardante il numero 4"

"Nel suo caso si tratta di un quadruplo omicidio"

"C-C-COSA!? No, c'è un errore!"

"Non si preoccupi, la aiuteremo noi, signore. Si rilassi. E lei, mi passi quel bisturi"

"NO, SONO ANCORA SVEGLIO!"

"Infermiera, segni col pennarello le 4 incisioni prossime sul lobo frontale"

Uno, due, tre.

Ogni mattina mi ritrovo a contare i rumori della lancetta dell'orologio.

Uno, due, tre.

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