Ventunesimo

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Steve era tornato nella sua stanza, impotente di fronte a tutto ciò che stava accadendo. Si sentiva inutile, arrabbiato con se stesso, con il suo corpo; la chiacchierata con Natasha era stata d'aiuto, ma fino ad un certo punto, perché non appena aveva varcato la soglia della camera ospedaliera, ogni cosa era tornata come prima.
Da quando aveva visto Bucky al pronto soccorso era trascorsa quasi un'ora, e stava iniziando a stufarsi di aspettare. Voleva sue notizie, ad ogni costo.
Tony entrò a passo spavaldo in stanza di Cap, con un'espressione fredda e quasi arrabbiata. Steve lo squadrò disgustato e infuriato, facendosi avanti:
«Ti sei ricordato di me, finalmente.»
«Capitano, non potrei mai dimenticarti.» Rispose a tono.
«Come sta Bucky?» Continuò freddamente.
Stark rimase in silenzio.
«Dimmelo.» Ringhiò Cap in tono autoritario, guardandolo con gli occhi pieni di ira e disperazione.
«James è stabile» Rispose a testa alta.
«Perché sei venuto da me? Credevo che la terapia continuasse domani...» Chiese confuso e ancora colmo di rabbia.
«Per portarti da lui.» abbozzò fiero e soddisfatto, lasciando Steve senza parole, quasi a bocca aperta.
Cap spingeva le ruote leggere della sedia a rotelle di fianco a Tony, che lo stava portando nella stanza di Bucky. Le braccia di Cap tremarono improvvisamente, faticarono a manovrare la sedia, che sbandò leggermente per colpa della guida sbilenca del soldato, assuefatto dall'ansia.
Tony aprì una porta bianca con sopra il numero 16 stampato in grassetto.
Il milionario rimase fuori, tenendo la porta aperta, aspettando che Steve entrasse.
Il biondo esitò per un breve istante, sulla soglia della porta. Deglutì per far andare giù il nodo alla gola che lo stava strozzando.
L'immagine di Bucky disteso per l'ennesima volta su un lettino ospedaliero, con un aspetto tremendo, quasi moribondo, con i capelli umidi e il viso segnato dal dolore che aveva ormai modificato l'espressione del soldato, straziava Cap.
Steve avanzò verso il letto, strisciando le ruote della sedia contro il lucido pavimento, emettendo un lieve rumore che lo intimorì ancora di più.
Tony aveva chiuso la porta, lasciando Steve e Bucky soli in quella stanza.
Cap si fermò al lato del letto. Allungò il braccio verso la mano di Bucky, ma l'arto pallido e muscoloso prese ad andare nella direzione completamente opposta da quella decisa da Steve, facendolo ansimare, disperato e spaventato.
Chiuse il pugno, chinando la testa e chiudendo gli occhi. Prese un respiro profondo, ripetendosi in mente che poteva farcela, che doveva farcela.
Aprì la mano, e, sicuro, la strinse su quella di Bucky.
Il Soldato D'inverno avvertì subito il tocco di Cap, aprendo gli occhi, e girando la testa verso il compagno.
Quando vide il suo sguardo, il suo viso, una ridicola felicità lo travolse. Ansimò aggrottando le sopracciglia, con gli occhi lucidi e un filo di voce, sussurrò il suo nome.
Steve si bagnò le labbra; i suoi occhi brillarono ed un sorriso stupefatto riempì il suo volto.
«Ehy, soldato, come va?» Chiese emozionato.
«S-Steve, credevo fossi morto...»
«Pensavo lo stesso di te, ma eccoci qua.» sorrise spiritosamente, alzando un sopracciglio.
«C-come stai?» Domandò intimorito Bucky.
«Alla grande! Devo solo riprendere possesso delle mie gambe, tutto qui. Tu piuttosto, come stai?» Rassicurò dolcemente Cap.
Bucky guardò addolorato Steve seduto su quella sedia, sentendosi tremendamente il colpa.
«I dottori hanno detto che ho avuto una commozione celebrale, o qualcosa di simile, e hanno d-drenato dell'acqua dai polmoni...» Spiegò confuso, non staccando gli occhi dalle gambe di Steve.
«Ehi, non preoccuparti, torneremo a correre insieme.» Disse sorridendo Steve, accorgendosi di come lo sguardo terrorizzato Bucky si fosse fatto più insistente, sentendosi forte, ottimista, pronto ad affrontare anche quell'ennesima battaglia, adesso che James era con lui.
«Perdonami, ti prego. I-io ci ho provato ad andare avanti, a non farla finita, m-ma non ci sono riuscito. È soltanto colpa mia.» disse balbettando Bucky, con gli occhi lucidi, faticando a respirare.
«Non voglio che tu ti dia la colpa per ogni cosa. Non eri in te. Adesso siamo insieme, è questo quello che conta.» Lo interruppe quasi arrabbiato Steve.
«Non so se valgo tutto questo Steve. Tu sei riuscito sempre ad andare avanti, con o senza di me. Sei sempre stato più forte...» Disse a bassa voce il moro.
«No, non sono mai stato forte senza di te.» Aggiunse Steve, scrollando la testa irritato, continuando:
«Tu mi hai detto tirato fuori dal fiume a Washington! Perché?!»
Barnes scrollò il capo, perso nel nulla: «Non lo so.»
Steve sorrise sicuro, avvicinandosi di più a lui, riflettendo su quel disperato gesto di salvataggio. Bucky non ricordava nulla, eppure, qualcosa di più grande lo aveva spinto a salvargli la vita. Quello era la motivazione che non faceva mollare Steve. Quella certezza, che il suo Bucky fosse ancora vivo.
«Si che lo sai.» Rogers allungò le braccia, afferrò il capo del moro, girato verso di lui, e lo baciò.
Le sue labbra toccarono il tubo trasparente poggiato sul viso di Bucky, che lo aiutava a respirare, stringendolo ancora di più, bisognoso di quel gesto.
Bucky chinò il busto, posando la mano robotica sulla guancia di Steve, cercando di ricambiare quel bacio scomodamente dato, con più naturalezza possibile.
Bucky sportosi verso il basso, restò appeso alle labbra di Steve, seduto su una dannata sedia a rotelle.
Erano un completo disastro, qualcosa di ridicolo e patetico. Ma si amavano.
«Non voglio più farti del male.» bisbigliò Bucky fra le sue labbra, con un lamento di dolore.
«Non accadrà mai più, te lo prometto, guarirai.» le calde mani di Rogers si intrecciarono fra i suoi capelli scuri, umidi e arruffati.
Non ricevendo alcuna risposta dal corpo freddo stretto fra le sue braccia, sussurrò con le labbra poggiate sul capo di Bucky:
«Nel nostro piccolo siamo un sacco d'amore, Buck.»
«Ne sei davvero sicuro?»
In un breve attimo, i mille ricordo di loro due sfrecciarono nella mente di Steve, ancora avvolta dalla garza bianca.
Abbassò gli occhi, sorridendo dolcemente; aveva perso tutta la sua vecchia vita, ma davanti, poteva costruirne una completamente nuova.
«Si.»

Take me to Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora