I love you Dad.2

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-Capitolo 2

Buio. Sento le gambe rigide come due bastoni e le braccia sono ancorate al busto. Provo ad aprire gli occhi ma invano. Sembra che tutto il mio corpo si sia congelato..

Cerco di ricordare come sia potuta succedere una cosa simile, io sono sempre stato un uomo attento e non ho mai commesso un errore nella mia carriera. Eppure qualcosa è andato storto in quella stanza, per la prima volta mi rendo conto che ho commesso un errore, l'errore più grave della mia vita.

Non so cosa pensare, credo che siano passate almeno 2 ore circa. Sono preoccupato ma calmo allo stesso tempo, sono preoccupato per mia figlia. Angel cosa farà senza di me? Ricordo solo di averla lasciata all'asilo e di essermi avviato verso la centrale ma niente di più.

Uno strano ticchettio mi distoglie dai miei pensieri, ed in quel preciso istante cado al suolo come un manichino appena gettato senza delicatezza a terra. Non riesco a muovermi. Non riesco a parlare.

L'unica cosa che riesco a fare e sentire il freddo pungente sulla mia pelle e la testa che rimbomba come un tamburo. Cerco di aprire gli occhi, e finalmente dopo il 3 tentativo li apro.

Fisso il pavimento polveroso sotto di me, poi il mio sguardo si sposta sulle pareti scrostate. Vedo alcuni container gettati a terra, ed altri accatastati in un angolo tutti completamente arrugginiti.

Sono ancora alla centrale nucleare? Che stupido, ovviamente si. Il container dove sono stato è l'unico a non essere arrugginito o distrutto, mi chiedo come sia possibile.

Mi appoggio ad una sbarra di ferro nelle vicinanze e grazie ad essa riesco a mettermi in piedi.

-Cos'è successo qui?- dico senza aspettarmi ,ovviamente, una risposta da qualcuno.

Mi volto ancora una volta a fissare il container da dove sono uscito, e in quel momento il mondo mi crolla addosso.

Tempo di refrigeramento programmato per 15 anni.

Leggo e rileggo quella piccola targhetta dorata cercando di capire, ma ormai la risposta è del tutto chiara. Sono rimasto nel container per ben 15 anni!

Ma il mio aspetto non sembra cambiato o almeno non credo.

Prendo un vetro rotto dal pavimento polveroso e mi specchio. Gli occhi sono sempre grigio ferro e i capelli neri come il carbone. Sul mio viso c'è solo un accenno di barba sul mento ma non ci sono rughe. Sono ancora il "ragazzo" di 25 anni che ero, non è cambiato niente.

Con la sbarra di ferro metallica mi avvio verso la porta, io non sono cambiato affatto ma il resto del mondo si. Esco dalla porta principale della centrale nucleare e trovo un enorme cartello con scritto "CHIUSO" credo che la causa sia per via di un tubo esploso o qualcosa del genere. In ogni caso, la centrale è del tutto abbandonata così come la via in cui si trova.

Dopo una ventina di minuti riesco a camminare con le mie gambe ma non ho una meta e sicuramente non ho neanche più una casa. Mentre cammino lungo il viale abbandonato noto che girato l'ennesimo angolo ritorna la vita. Vedo macchine che passano,autobus, bambini che giocano con le pistole d'acqua,nonne che lavorano a maglia , persone che leggono il giornale.. Mi soffermo maggiormente su un gruppo di persone che aspettano l'autobus. Ci sono due donne oltre la sessantina d'anni che parlano gesticolando con le mani, un ragazzo di 14 anni che ascolta la musica con le cuffie e poi.. c'è una ragazza.. Alta con dei capelli corti come un ragazzo e un ciuffo biondo platino che le cade sul viso. Scorgo da dietro quel ciuffo un occhio color nocciola e l'altro grigio ferro.

Il mio cuore perde un battito mentre ricordo che la mia piccola Angel l'avevo lasciata da sola all'asilo. Cosa sarà successo? L'avrà rapita qualcuno? Dove sarà andata? È al sicuro?

L'angoscia mia assale, tanto che senza accorgermene inizio a correre verso l'asilo pregando di trovare almeno quello ancora intatto.

Supero due lunghi viali alberati senza fermarmi, si ricordo ancora la strada. Arrivo di fronte ad un edificio giallo a due piani, ma sfortunatamente non è l'asilo che aspettavo di trovarmi ma bensì una biblioteca.

Entro dentro l'edificio senza rimuginarci troppo e mi avvio verso il Box informazioni.

-Mi scusi signora-dico rivolgendomi ad una donna anziana con un naso a punta dove sono posati due occhiali con la montatura quadrata - Sa per caso che fine ha fatto l'asilo che si trovava qui?-

-Non so a cosa si riferisca signore-mi dice senza distogliere gli occhi da un piccolo libro con la copertina marrone ma senza titolo.

-Senta ma lei lavora qui! Deve pur sapere che fine ha fatto l'asilo, no?-le dico senza troppi giri di parole.

La donna alza il suo lungo naso dal piccolo libro e mi guarda con due occhi verde acido quanto la sua voce.

-Mi scusi signore, prima di tutto le devo chiedere di non alzare la voce! E in secondo luogo.. di quell'asilo qui ormai non esiste più niente! È stato venduto dal preside parecchi anni fa-mi dice seccata.

-Grazie-mi limito a dire ed esco.

Voglio delle risposte e di certo le avrò! Devo ritrovare mia figlia.. Angel aspettami papà ti troverà lo prometto..

To be continued...

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