Capitolo 5

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UN ANNO E MEZZO DOPO

Red

Ero tranquillamente seduto alla scrivania del mio ufficio, quando il telefono squillò.

«Pronto?» feci non appena alzai la cornetta.

«Sono io amore.»

«Ciao angelo, ti mancavo?» chiesi malizioso.

«Sì, ma devo anche dirti che non possiamo vederci per pranzo... devo finire un lavoro urgente, ci vediamo stasera a casa?» mi disse Clay.

«Va bene angelo... Ti amo.»

«Anch'io.» disse prima di chiudere la chiamata.

Strano. Nelle ultime due settimane Clay era diventato davvero strano.

Quando lo cercavo a lavoro, mi dicevano che era già uscito, mentre lui asseriva di essere rimasto in ufficio più del previsto.

Quando gli telefonavo o non mi rispondeva o il suo cellulare risultava spento.

Lo sapevo benissimo che questi non erano segnali incoraggianti, ma non volevo davvero credere che...

Lasciai perdere i documenti e mi accasciai di più sulla sedia. Mi voltai a guardare la lezione di ballo in corso nella sala sottostante e subito ripensai al mio uomo.

Era stato proprio lui a propormi di tenere aperto il locale di giorno per darlo in gestione a degli insegnanti di danza.

Ogni giorno si poteva imparare uno stile di ballo diverso e questo aveva aumentato ancora di più i miei guadagni.

Il mio Clay aveva davvero fiuto per gli affari.

Dopo un mese che uscivamo insieme gli avevo chiesto di andare a vivere insieme. Dopo cinque mesi di convivenza gli avevo chiesto di sposarmi.

Ora lui era mio marito ed io ero il suo.

Forse ero stato troppo pressante?

Eppure eravamo felici, facevamo l'amore continuamente, non ci mancava nulla o almeno così pensavo.

Possibile che mi stesse tradendo?

No, non ci potevo davvero credere, però non potevo davvero continuare a vivere con questo pensiero, così, presi la decisione di seguirlo.

Il giorno seguente

«Stai uscendo?» chiesi a mio marito mentre rimanevo seduto sul divano a leggere il giornale.

«Sì, amore. Devo andare dal dentista... non te l'ho detto?»

«No.» risposi un po' acido.

«Ci vediamo stasera. Ti amo.» mi disse dandomi un bacio veloce e uscendo di casa.

Non appena lo vidi chiudere la porta, mi alzai, presi la giacca, le chiavi della macchina e mi apprestai a seguirlo.

Lo vidi prendere un taxi e, cercando di tenermi a debita distanza, gli rimasi incollato dietro.

Il mio cuore batteva forte dall'agitazione e dall'agonia che provavo al pensiero di scoprire una verità scomoda.

Vidi l'auto gialla fermarsi, Clay scendere e attraversare la strada. Mi avvicinai fino a sostare in doppia fila proprio davanti al bar in cui mio marito era appena entrato.

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