capitolo 3

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7 novembre 2015

Sono ormai due mesi che indaghiamo, eppure tutta questa storia continua a non avere un cazzo di senso.

Non c'è nessun filo logico.

Sei morta e io non lo sopporto.

Sento di impazzire.

La rabbia è diventata la mia più grande amica, e mi segue ovunque io vada.

Perchè è tutto così complicato, cazzo?

Io ci sto provando, ci sto provando con tutte le mie forze, ma un giorno mi sembra di avere la soluzione in mano e il giorno dopo mi ritrovo di nuovo al punto di partenza.

Sei morta, e io sto morendo con te.

In questo momento voglio solo piangere e distruggere qualsiasi cosa intralci il mio cammino.

Sento una malata ira crescere dentro di me e giuro che vorrei spaccare tutto, vorrei aprirmi le costole e far uscire questo dolore lancinante che mi colpisce il cuore, che mi toglie il respiro e che non mi fa dormire la notte.

Sono così debole.

Ieri sera ho avuto una crisi isterica, stavo da schifo.

Ho preso la giacca e sono uscito di casa sbattendo la porta, fregandomene di svegliare mio padre e il resto del vicinato.

Io stavo male, e gli altri dovevano saperlo.

Ho cominciato a correre, con l'aria fredda che bruciava sulla pelle, i muscoli sotto sforzo, i polmoni che scoppiavano e il cuore che usciva dal petto.

Ho corso finchè ho potuto, al massimo della velocità, senza pensare a dove stessi andando.

È stato bellissimo.

Quando mi sono fermato, dopo venti minuti, il mio corpo era in estasi.

Tutti gli organi riprendevano il loro normale funzionamento, l'aria fredda era ferma in gola, le gambe tremavano e la mia mente era finalmente vuota.

Completamente vuota.

Non pensavo più a te.

Per qualche attimo mi sono liberato dalla tua immagine, ed è stato paradisiaco, per quello che è durato.

Ora è tornata.

E con lei la rabbia.

So che finchè non scoprirò ciò che è veramente successo il tuo ricordo mi perseguiterà e annegherò nei sensi di colpa.

Avrei dovuto accorgermi dei campanelli d'allarme, avrei dovuto proteggerti e starti accanto, ma non c'ero, e ora quella a non esserci sei tu.

Sono tanti 'avrei dovuto' che mi fanno aprire gli occhi e riflettere.

Sono sempre a metà strada tra l'ira e la tristezza.

Quell'ira che ti nasce dentro e pensi che potresti uccidere.

Quella tristezza che ti trascina nel suo vortice, dove l'unica via di uscita è una porta con scritto 'depressione'.

E tutto questo fa schifo, fa dannatamente schifo.

Io mi faccio schifo.

Perchè qui fa male come l'inferno; sto prendendo fuoco, quel fuoco che non puoi spegnere, quel fuoco che non puoi fare altro se non lasciarti bruciare, finchè anche l'ultima cellula del tuo corpo si sarà staccata e sarà volata via trascinata dal vento, finchè avrai sofferto quanto meriti, finchè avrai bruciato i ricordi e i pensieri, finchè qualcuno arriverà e si accorgerà che tu ne vali la pena, e allora raccoglierà le tue ceneri facendoti rinascere da esse.

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