capitolo 6

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24 novembre 2015

Sinceramente pensavo che mi sarei sentito meglio.

Pensavo che liberandomi di lui mi sarei tolto un peso.

Mi sbagliavo.

È tutto esattamente come prima.

Il problema è che non ero abituato al dolore, e non riuscivo a concepire l'idea che l'unico modo per liberarmene fosse aspettare che se ne andasse da solo.

Il dolore deve colpirti dentro, e solo quando sei veramente a pezzi, quando ti sei rassegnato alla sofferenza, allora se ne può andare.

Ma io sono già veramente a pezzi? O devo soffrire ancora?

Adesso voglio solo che finisca prima possibile.

In un certo senso ora sento che le persone a cui tengo siano un po' più al sicuro, e ne sono felice.

Un po' di felicità nella tristezza.

Credo di averlo fatto più per Tempest che per me.

Fino a quattro mesi fa ero nel mio appartamento in affitto a New York, senza la presenza e il pensiero di Mason, Tempest invece ce l'aveva sotto gli occhi tutti i giorni, e lo vedeva ovunque, in ogni angolo della strada, fuori dalla porta di ogni negozio e dentro la finestra di ogni casa.

Deve aver sofferto molto, quasi quanto me.

Ma ho intenzione di raccontare i fatti dall'inizio.

Erano più o meno le undici del mattino e, come spesso succedeva, ero in casa, a New York, crogiolandomi nel mio dolore.

C'era sofferenza ovunque.

Anche le pareti della mia stanza erano diventate color disperazione, ma stavo cominciando ad abituarmici, e quasi mi piaceva.

Prima o poi ci si abitua a tutto.

Sentii bussare alla porta, però non avevo alcuna voglia di andare ad aprire.

Chiunque fosse poteva aspettare.

La persona fuori dalla porta, al contrario, sembrava determinata ad entrare, infatti continuava a bussare.

'Aaron, so che sei in casa.'
Non risposi.

'Aaron, vieni ad aprire, ti prego, è importante.'

E poi non so perchè, ma mi alzai e feci come la voce mi aveva chiesto.

Aprii la porta, e un profumo familiare colmò il mio vuoto per un istante.

Era delicato ma deciso, impossibile da non notare, proprio come la persona che lo portava.

Tempest è una ragazza molto bella, l'avevo sempre pensato, ma quel giorno più degli altri me ne resi conto.

Ha quella bellezza rara, che toglie il respiro anche vista da vicino.

Tempest ha la capacità di toglierti tutte le certezze, e farti dubitare anche della cosa più ovvia; infatti, prima di conoscerla avevo sempre sostenuto che le cose fossero più belle viste da lontano, ma mi sbagliavo.

Rimanemmo immobili per qualche attimo.

Eravamo entrambi molto cambiati dall'ultima volta che c'eravamo visti.

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