Oblio

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La ragazza si svegliò.
Tra le coperte e il suo petto si trovavano i residui della rosa, notò un petalo di essa ancora intatto.
Al vedere quel petalo così tranquillo e sereno in mezzo a tutta quella distruzione decise che quel petalo sarebbe stato il suo simbolo.
Lei era distrutta si, ma non voleva darlo a vedere, voleva essere forte e continuare a lottare, come quel insulso petalo.
Lo prese tra le sue mani, si promise che le quelle stesse esili mani avrebbero fatto di tutto per proteggere quell'insulso petalo, quella piccola parte che rimaneva.

Si fece coraggio e si recò in bagno, si guardò allo specchio e iniziò a notare tutti quelli che ai suoi occhi erano difetti.
La pelle troppo pallida per i capelli castano scuro, i capelli troppo scuri per i chiari occhi azzurri.
Quegli occhi che non lasciavano trapassare niente, quegli occhi rossi e gonfi.
Per non parlare del suo corpo che ovviamente odiava, aveva una musculatura troppo esile, ma era troppo grassa, oltre ad essere bassa.

In realtà aveva stupendi occhi azzurro trasparente che erano ancora più evidenti grazie ai soffici capelli castani, la pelle candida, un fantastico nasino alla francese e labbra carnose, poi bhe.. Il fisico.
Era di altezza normale, era esile sì, ma aveva curve niente male, al punto giusto.

Si mise una felpa blu, leggins neri e scarpe da ginnastica, inoltre legò i capelli in una morbida treccia spostata di lato.
Si mise le cuffiette e si recò a scuola.

Una volta arrivata a scuola entrò nella sua classe, i compagni facevano battute sceme e le ragazze parlavano di nuovi incontri oppure dell'ultima maglietta alla moda messa in commercio.
Nulla di nuovo insomma, si sedette al suo posto aspettando la professoressa.

***

Finita scuola decise che sarebbe andata al bosco, non aveva voglia di tornare a casa, si sentiva vuota e persa e voleva perdersi ancor di più tra la natura.

" Pronto mamma "
" Ciao tesoro, tra quanto arrivi? "
" Ehm, ma io oggi resto a mangiare da.. Da Micheal.
Arrivo verso sera, ciao "

Non le diede il tempo di rispondere che riattaccò.

La ragazza iniziò ad osservare la natura che la circondava, si ricordò le lezioni di letteratura, secondo un importante poeta la natura era "perfida" .
Cioè tutto prima o poi doveva morire, era sempre pessimista e viveva di fantasia.

Lei solo qui si sentiva se stessa, il bosco era il suo mondo.
Perché lei non si sentiva parte di questo mondo, si sentiva solo un errore.

Lei amava oltre all'oscuro, l'ignoto.
Amava tutto ciò che la gente dava per scontato ma alla fine non lo era, ad esempio le stelle, l'universo.
Secondo la mora come era scoppiato il big bang per questo universo poteva essere scoppiato anche per un altro universo, come c'era una stella vicino a dei pianeti quindi il sole, ce ne potevano essere altri.

Oppure Dio, lei sapeva che qual cosa doveva esserci perché una bugia non può diffondersi in questo modo.
Però aveva però i suoi dubbi, come le sue certezze su Dio, oltre che sulla bibbia, secondo lei tutto ciò che era scritto sulla bibbia erano simboli.

Comunque lei rimaneva un errore, non era nessuno all'interno di questo piccolo universo.

Secondo la ragazza, ognuno nasceva per uno scopo, la vita cambiava in base alle scelte che si facevano, ad esempio scegliere una scuola al posto di un altra.

Perché nel tempo si cambia, ma anche in base a come si vive e in base alle esperienze che si vivono.

Lei credeva si e no al destino.
Lei era strana, ma tutte queste domande che le frullavano in testa tipo se esisteva il karma? Cos'era l'anima d'avvero, cosa ci facciamo qui? Dopo la morte, ci ricorderemo di tutta la vita che abbiamo vissuto e quindi avremo le risposte che ci ponevamo? bhe quelle erano diventate il suo scopo principale.

Inoltre amava portarsi al limite, spingere il suo corpo fino a quando non ce la faceva più, crollare per poi rialzarsi tanto per dimostrare a se stessa che era forte, e per questo amava il limite, amava gli horror.

Amava sentire la paura che si insunuava in lei, attraverso le vene, amava sentire e studiare il suo cambiamento di umore e anche fisico nel momento in cui li guardava.
Amava sentire il cuore accelerare, sudare freddo.
Quella sensazione strana che poteva poi essere dominata.

Amava poter riuscire a controllare le sue emozioni e cambiarle come voleva.
Ad esempio secondo lei la paura era solo un pensiero.
La paura poteva essere dominata, poteva non esistere.
Tutto dipendeva dal controllare se stessi e le proprie reazioni, bisognava studiarsi e poi mutarsi.

Tutto ciò la affascinava.

Ad un certo punto il suono delle foglie degli alberi che strusciavano una accanto all'altra la distrasse.

Qualcuno era lì.
Nel suo posto.

Ad un certo punto la ragazza vide due ragazzi e una ragazza.

Lei aveva dei pantaloni in pelle neri, una magliettina nera attillata che arrivava solo sopra l'ombelico e aveva un fulmine disegnato sopra.
Gli occhi circondati dalla matita nera ,un piercing sotto al labbro e i capelli lunghi, biondo tendente al bianco.
I due ragazzi erano uno biondo e l'altro con i capelli neri, entrambi gli occhi verdi e vestiti in modo tamarro.

Il ragazzo moro era tappezzato di tatuaggi e nel vederla disse:
« uhuh, ma guarda chi si vede, ciao bimba! »

E si avvicinò a lei.

*** angolo a me ***

Ciao!!
Ed ecco un nuovo capitolo, mi rendo conto che è un po corto ma anche questo è una parte indispensabile per poi capire il futuro della storia.

E chi saranno questi ragazzi? Cosa succederà??
Scopritelo!!

Ciaoo♥

ThimotaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora