Camila/You- Saving You- Prologo

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Camila/You - Saving You - prologo
A/N:  Y/N sta per 'Your Name', ovvero il 'tuo nome'. (Sei tu la protagonista principale di questa storia).
Buona lettura.

Your point of view.

13 mesi. Era questo il tempo che era passato dallo scoppio dell'epidemia. Erano passati 13 mesi da quando gli umani avevano iniziato a nascondersi ed i morti a camminare nelle strade, rincorrendo quelli di noi che avevano deciso di scappare. Non si viveva più, l'unica cosa che importava a noi rimasti era di sopravvivere. Dovevamo farlo se non volevamo essere morsi. Gli ambulanti diventavano sempre più numerosi intorno a noi ed ogni volta era come se si avvicinassero sempre di più, con ognuno dei loro attacchi, portandosi via qualcuno di noi. Il mio nome era Y/N e facevo parte di quel gruppo di persone che avevano trovato riparo in una piccola città protetta che avevamo ripulito dagli zombie. Avevamo costruito un recinto intorno alla città in modo da impedire ai non morti di entrare e di prendere le nostre vite, insieme alla carne sulle nostre ossa.
Avevamo stabilito un sistema di pattuglia. Ognuno di noi, in un gruppo da tre, era stato messo a controllare una parte del recinto e, in caso di necessità, avrebbe dovuto sparare agli ambulanti che si sarebbero presentati davanti alle nostre porte.
Questo tipo di vita implicava alcune complicazioni però. Di tanto in tanto alcuni di noi venivano mandati verso la città più vicina in modo da trovare del cibo per tenere il nostro gruppo di 51 persone vivo e ben nutrito. Io ero quella che di solito guidava le spedizioni dato che avevo imparato a sopravvivere da sola per 4 mesi fuori dal gruppo. Ma ero diversa dalle altre persone.
Non mi importava di nessuno se non di me stessa. Mi ero imposta di fregarmene perché in questo mondo puoi perdere le persone a cui tieni troppo velocemente, e non potevo rivivere quell'esperienza un'altra volta.
All'inizio dell'epidemia persi ogni singola persona di cui mi importasse qualcosa, rimanendo così sola ad affrontare questo mondo a soli 18 anni. Mi rafforzai quando imparai a combattere, a sparare, ad uccidere, a sopravvivere. Certamente se qualcuno vicino a me fosse stato in pericolo sarei andata ad aiutarlo, non perché me ne importasse qualcosa, ma solo perché più eravamo, più mani avevamo per lottare contro gli ambulanti.
Questo era un modo di pensare da egoisti, ma il mio cuore si era trasformato in ghiaccio dal giorno in cui avevo perso la mia famiglia, vedendo ognuno di loro essere trasformato in un ambulante e diventare a mia volta un'incapace, non riuscendo a piantare una pallottola nelle loro teste. Potranno anche essere stati degli zombie, ma erano lo stesso le uniche persone di cui mi importasse qualcosa nella vita. Vagavano in giro come ambulanti e non sarei stata di certo io quella che li avrebbe fermati.
5 di noi stavano camminando per le strade di Miami, ogni persona del gruppo incatenata ad un paio di zombie resi innocui dato che gli erano state tagliate le braccia e fratturate le mandibole. Ci servivano solo per coprire il nostro odore.
Avevamo preso strade diverse, dicendo che avremmo dovuto tornare all'entrata della città entro 30 minuti. Camminai per 15 minuti buoni prima di sentirlo, un urlo.
"Per favore! Qualcuno mi aiuti!" Gridò qualcuno. Aveva una voce femminile e stridula. L'angoscia presente in quelle parole fece saltare un battito al mio cuore. Avevo sentito un sacco di persone urlare nel passato, chiedendo aiuto, ma non avevo mai sentito così tanta paura in una voce.
Dicendo a me stessa che gli esseri umani dovevano restare uniti per avere una possibilità di sopravvivere, iniziai a strattonare le catene che mi legavano agli ambulanti per farli camminare più velocemente, diretta verso la direzione da cui provenivano le urla e ben presto fui affiancata da un ragazzo del mio gruppo, Stefan. La scena che vedemmo fece correre un brivido lungo le nostre schiene. C'era un grosso gruppo di ambulanti schiacciati l'uno contro l'altro, tutti impegnati nel tentativo di raggiungere qualcosa sopra le loro teste. Quando alzai lo sguardo lo vidi, un corpo, o meglio, un sopravvissuto appeso ad una passerella che collegava due edifici. Tremai quando, guardando più attentamente, vidi che il sopravvissuto era una ragazzina, una bambina piccola. Stava tentando di risalire sulla passerella, ma più si muoveva, più sembrava che la sua presa su di essa diminuisse. Guardai Stefan e lui capì che cosa il mio sguardo volesse significare.
"Non possiamo salvarla." Disse, i suoi occhi pieni di dispiacere mentre guardava la folla di zombie a pochi metri davanti a noi. Scossi la mia testa con noncuranza e gli feci gesto di continuare a camminare per allontanarci da quella scena. Stavo per seguirlo quando i miei occhi incontrarono quelli della bambina e sentì come se tutta l'aria nei miei polmoni mi fosse stata risucchiata.
La sua somiglianza con la mia sorellina che avevo perso tempo prima mi colpì come una tonnellata di mattoni e non fui più capace di muovermi. Continuai a tenere il mio sguardo su quella bambina, sentendo i miei occhi riempirsi di lacrime dopo tanto tempo quando percepì creasi una sorta di strano legame tra me e quella piccola. Il modo in cui i suoi occhi mi chiedevano aiuto, il modo in cui mi sentii come se dovessi salvarla... La dovevo salvare. Sentì come se quello fosse un modo per poter finalmente perdonare me stessa per la morte di mia sorella, come se, se avessi salvato quella bambina, mia sorella avrebbe potuto perdonarmi per averla lasciata, dovunque lei fosse. Quindi mi girai verso Stefan.
"Possiamo salvarla." Gli dissi sottovoce, in modo da non attirare l'attenzione su di noi.
"Cosa? No, sei impazzita. Non li vedi?!" Mi sussurrò con rabbia, puntando alla folla di ambulanti sotto ai piedi della bambina.
"Li vedo. Abbiamo solo bisogno di una distrazione per farli andare via." Dissi mentre la mia mente stava pensando ad un modo per farli allontanare.
"Ma che cazzo dici Y/N?! Da quando hai una cosa per le missioni suicide?!" Ringhiò lui.
"Avrà appena 10 anni! Non possiamo lasciarla qui!" Scattai contro di lui subito dopo.
"E da quando hai un cuore?!" Ringhiò di nuovo lui ed i suoi occhi mi mostrarono immediatamente di quanto si pentisse di aver detto quelle parole.
"Senti, se non mi vuoi aiutare non farlo. Ma io vado a salvarla." Dissi prima di girarmi ed analizzare la scena di fronte a me. Guardai la bambina che stava ancora tentando di tenere la sua presa sulla passerella.
Mi misi l'indice sulle labbra in modo da farle capire che doveva rimanere buona.
"Cosa vuoi che faccia?" Sentì la voce di Stefan da dietro di me.
"La vedi quella scala dall'altra parte della strada?" Dissi mostrandogli un punto attraverso la folla e lui annuì. "Ho bisogno che tu ci salga sopra per poi aiutare la bambina a scendere sana e salva. La porterai alla città dopo, okay?" Gli chiesi con attenzione.
"Certo, ho solo una semplice domanda. Come faccio ad andare in mezzo a quella folla e farla scendere viva con tutti quegli ambulanti intorno?".
"Sarò io la distrazione." Dissi piano e lui mi guardò spalancando gli occhi. "Li guiderò verso un'altra direzione e voi potrete correre via."
"E tu, esattamente, come hai intenzione di scappare da loro? Sono troppo numerosi." Mi avvertì.
"Senti, non abbiamo tempo per parlare. Non sarà in grado di resistere ancora per molto. Non ti preoccupare per me. Fa solo come ti ho detto. Se non mi vedi tornare al checkpoint entro 40 minuti andate via senza di me." Dissi.
Prima che lui avesse il tempo di ribattere qualcosa, sganciai le catene che mi stavano ancora legando alla coppia di ambulanti che avrebbero dovuto coprire il mio odore e camminai lontano da loro. Istantaneamente, alcuni non morti  della folla si girarono quando mi percepirono e cominciarono a camminare verso di me. Non erano abbastanza, dovevo attirare l'attenzione di più zombie per essere sicura che Stefan, il quale stava aspettando pazientemente in strada con la sua coppia di ambulanti, potesse arrivare dall'altra parte indenne. Feci l'unica cosa che mi venne in mente. Presi il mio coltello dalla tasca e mi feci un profondo taglio nella mano, lasciando che il sangue sgorgasse e cadesse a terra.
In quel momento, praticamente tutta la folla di ambulanti si girò verso di me e cominciò a camminare nella mia direzione a passo spedito. Guardai su per controllare la bambina e la vidi guardarmi con gli occhi spalancati. Le diedi un piccolo sorriso ed un pollice all'insù prima di cominciare a correre nell'altra direzione, facendo così in modo che gli ambulanti mi seguissero. Mi voltai prima di girare un angolo solo per vedere Stefan in lontananza tenere la bambina tra le sue braccia. L'avevamo salvata, ed a quel pensiero un sorriso apparse sulle mie labbra. Ma venne rimpiazzato velocemente da un brivido. 'Adesso devo salvare me stessa' pensai prima di correre più velocemente lungo le strade. Quando girai un altro angolo incontrai un'altra folla di ambulanti davanti a me. Ero circondata, non avevo più nessun posto dove andare e non c'era possibilità che li combattessi tutti. Per un momento contemplai l'idea di arrampicarmi su per l'edificio, ma sarebbe stata un'impresa impossibile con la mia mano infortunata. Iniziai a tagliare le teste degli ambulanti che cominciarono ad avvicinarsi troppo mentre pensavo ad un modo per fuggire. Ma quando vidi il loro numero, seppi che fosse finita per me.
Improvvisamente sentì una mano aggrapparsi al mio braccio e venni tirata all'interno di un edificio, sentendo la porta di esso chiudersi dietro di me subito dopo. Mi trovai schiacciata contro un muro e sentì un corpo contro al mio. Alzai lo sguardo e incontrai un paio di bellissimi occhi marroni color cioccolato. Mi portarono a guardare la faccia della ragazza davanti a me quando lei mi guardò con un po' di tristezza negli occhi, come se si aspettasse qualcun altro. Non disse niente, mi prese solo la mano e mi guidò su per le scale quando gli ambulanti iniziarono a battere sulla porta dove eravamo appoggiate pochi minuti prima. La seguì senza nessuna domanda. Mi fidavo di lei. Non avevo idea di chi fosse, ma mi fidavo di lei. Forse perché mi aveva appena salvato la vita o forse perché non sembrasse avere neanche un pizzico di cattiveria. Quando lei aprì la porta per accedere al tetto rimasi sorpresa nel vedere altre 3 ragazze e 2 ragazzi. Li studiai velocemente, una ragazza bassa che stava rendendo la mano di un ragazzo esageratamente alto, una ragazza con gli occhi marroni che indossava un cappellino e che si stava riparando dietro ad un ragazzo protettivo e muscoloso, ed infine una ragazza con gli occhi verdi che era da sola con le braccia incrociate sul petto.
"Chi è questa?" Scattò la ragazza con gli occhi verdi.
"Non lo so." Rispose quella accanto a me. "Era di sotto e aveva bisogno di un aiuto." Aggiunse in un tono più basso.
"Come sai che non è un'assassina o cosa?" Ringhiò di nuovo la ragazza con gli occhi verdi. Potevo vedere nei suoi occhi che fosse solo preoccupata per la sicurezza dei suoi amici e capivo appieno la cosa, quindi non mi sentì veramente offesa dalle sue parole.
"Lauren." La richiamò dolcemente la ragazza più bassa facendo voltare la ragazza in questione.
"Non abbiamo tempo per questo, dobbiamo trovare Sofi." Aggiunse facendo tremare di preoccupazione ogni persona sul tetto ad eccezione di me.
"Dobbiamo trovarla." Disse la ragazza che mi aveva salvato con una voce piena di agonia che si incrinò un po'. "Non possiamo lasciarla sola fuori di qui per molto tempo. È solo una bambina. Non mi perdonerei mai se le accadesse qualcosa." Spiegò mentre alcune lacrime iniziarono a scenderle sulle guance.
"Solo una bambina?" Dissi, facendo girare ogni paio di occhi verso di me.
"Ha per caso i capelli neri e gli occhi marroni?" Chiesi attentamente e tutti gli occhi si spalancarono questa volta.
"Sì!" Disse la ragazza con gli occhi marroni cioccolato raggiungendomi impazientemente. "L'hai vista?" Mi chiese prima di prendere la mia mano con la sua e stringerla forte. "Per favore dimmi che l'hai vista e che è viva." Mi implorò, guardandomi intensamente quando mi strinse più forte. Il dolore alla mia mano ritornò e mi colpì con forza dato che mi ero dimenticata del profondo taglio su di essa. Lasciai la sua mano per reggere la mia ferita.
"Cosa ti è successo?" Mi chiese la ragazza con il cappellino guardando la mia mano piena di sangue.
"Ho dovuto creare una distrazione in modo che il mio amico potesse salvare la vostra." Spiegai non curante per poi togliermi la maglietta. Misi il capo tra i miei denti prima di dividerlo in due e ricavarne delle strisce più piccole. Lasciai cadere il resto della maglietta a terra e ne tenni in mano una striscia. Arrotolai il tessuto intorno alla mia mano sanguinante finendo per fare un bendaggio, lo legai in modo che non cadesse e poi riportai l'attenzione alle persone davanti a me. Ogni paio di occhi stava guardando il mio stomaco esposto, probabilmente sorpresi per il numero di cicatrici che avevo in quel punto. Gli occhi color cioccolato rincontrarono i miei, pieni di speranza.
"Quindi Sofi è viva? È al salvo?" Mi chiese.
"Non lo so. Penso di sì." Risposi.
"Che cosa intendi con 'non lo so'? Lo è o no?" Scattò di nuovo la ragazza con gli occhi verdi. Giurai che non sarebbe sopravvissuta a lungo intorno a me con quel comportamento.
"Come ho detto, non lo so. Ero troppo impegnata a portare l'attenzione degli ambulanti su di me così che la vostra cara Sofi potessi correre via con il mio amico." Scattai a mia volta subito dopo ed i suoi occhi sembrarono addolcirsi quando mi guardò come per scusarsi.
"Dove dovresti incontrare il tuo amico? Sai dove la sta portando?" La ragazza più bassa chiese guardandomi. Potevo vedere nei suoi occhi che era una di quelle persone genuinamente buone che tentavano di tenere tutti in riga.
"Sì, lo so." Risposi. "Dovremmo andare, prima che se ne vadano senza di me." Dissi camminando verso l'altra parte del tetto per vedere come avremmo potuto scappare.
"Per di qua." Dissi quando vidi un modo per tornare al checkpoint attraverso i tetti. Ognuno di loro iniziò a passare nell'altro tetto ed io li aiutai. Presi la mano della ragazza con gli occhi color cioccolato per aiutarla a saltare verso il tetto da cui eravamo distanti un paio di centimetri, ma lei strinse la mia, facendomi così voltare.
"Grazie." Disse. "Hai salvato la mia sorellina." Quindi quella ragazzina che mi ricollegava stranamente a mia sorella era la sua di sorella.
"Mi ringrazierà quando potrà vederla di nuovo signorina." Dissi educatamente prima di correggermi. "In verità no, non dovrà neanche ringraziarmi in quel momento. Saremo pari. Lei ha salvato la vita anche a me signorina." Precisai e lei sorrise e basta. Era sul punto di saltare quando si girò di nuovo.
"Camila." Disse. "Il mio nome è Camila." Annuì e lei mi guardò per una risposta.
"Sono Y/N." Risposi semplicemente e lei mi diede un sorriso in grado di far sgomberare la mente dai pensieri. Le sorrisi a mia volta, una cosa che facevo raramente. E quando la guardai finalmente saltare mi sentii paralizzata per il modo in cui il ritmo del mio cuore nel petto si era velocizzato. Questo non poteva succedere. Ero quel tipo di persona che si preoccupava solo di se stessa. Ma nel profondo sapevo che quel nuovo gruppo di persone stesse per cambiarmi, specialmente quella Camila.

Saving You - traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora