CAPITOLO 4

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Domitilla si ritrovò nel camerino del suo idolo, senza neanche sapere che stesse succedendo.
Lorenzo ruppe il silenzio creatosi tra loro: -Hey... scommetto che non ci stai capendo niente, vero?- chiese alla ragazza con voce dolce.
Domitilla, in tutta risposta, annuì timidamente.
-Aspetta qua, torno subito- mormorò il più grande mentre spariva tra i vasti corridoi della struttura, lasciandola sola.

Quando ritornò, il ragazzo non era solo. C'era anche il padre della ragazza. Immediatamente l'abbracciò: -Che succede, papà?- gli chiese la figlia nella più totale confusione.
-Beh, vedi... in realtà tu non sei figlia mia. Tu... Tu sei stata adottata- ammé l'uomo.
-Come adottata...?- sussurrò lei.
-Io e tua madre ti abbiamo trovata davanti alla nostra porta, in un giorno di festa. Siamo usciti un attimo a prendere una boccata d'aria e tu eri lì. Che piangevi. Eri così piccola ed indifesa...- soffocò un singhiozzo -Così decidemmo di portarti in casa. Trovammo persino una lettera in cui ci pregavano di tenerti, non avendo più soldi per accudirti. C'erano solo scritti il tuo nome e la tua data di nascita. Nient'altro-

Lorenzo, che aveva ascoltato tutto, si asciugò una lacrima, poi si rivolse alla più piccola: -Tu sei nata da mia madre Laura e da mio padre Sergio. Io avevo sette anni quando sei stata abbandonata e tu solo uno. Me lo ricordo benissimo- sorrise tristemente -Non avevamo soldi per tenerti, così ti hanno lasciata davanti alla prima casa che videro, nella speranza che ti accudissero- si asciugò un'altra lacrima.

Decisero di fermarsi in un hotel per la notte. L'uomo avvertì anche la madre della ragazza, dicendo che sarebbe arrivata di lì a poco. Suggerì poi a Domitilla di andare a dormire, dicendo che "tutto quel trambusto" l'aveva sicuramente fatta stancare. La ragazza si mise a letto, anche se non si era mai sentita così viva.

All'improvviso sentì un peso schiacciare il materasso, il che la fece sussultare. Aprì appena un occhio: era Lorenzo.
Iniziò ad accarezzarle i riccioli scuri: -È bella, vero?-
-Sì, troppo per soffrire così tanto- rispose l'uomo con tono rimproveratorio.
-Possibile che siate stati così egoisti a non dirle niente prima? Neanche un accenno?-
Quella conversazione fu interrotta dal rumore di una porta che sbatteva: era arrivata la madre di Domitilla.

Brothers ✧ Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora