ii- Shorty got a plan too (and thanks God for that)

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Gennaro ne era ormai consapevole. Stava davvero incominciando a pentirsi di quella malsana idea del talent.

Cosa credevano di fare, doveva ancora saperlo.

In fondo, stavano tanto bene , lui e Alex, nella loro pacifica Somma Vesuviana. Soprattutto, poteva usufruire del suo letto quando voleva.

Il suo soffice e morbido letto.

Li il materasso era duro come il marmo e no, non era decisamente il tipo da letto a castello.

Qualche uscita con gli amici, le prove con Alex, era davvero le poche cose che lo rendevano felice.

Ma quel loft era il caos.

Gente che provava letteralmente ad ogni ora, che mangiava in qualsiasi momento (soprattutto Leonardo )

Gennaro cominciava a sentirsi spaesato, confuso.

L'unica persona di cui aveva bisogno era il suo ragazzo , Alessio, quel suo stesso ragazzo così dannatamente socievole.

Ma era sempre stato così, in fin dei conti.

Il fatto è che era impossibile non voler bene ad Alessio. Era proprio per questo che si era innamorato di lui.

Erano come il giorno e la notte. Gennaro era come un violento temporale, cupo e violento. Alessio come il colorato arcobaleno che viene dopo.

Non gli serviva molto, ad Alessio, per capirlo. Bastava un suo sguardo e Gennaro si sentiva nudo, violato.

Erano iniziate così le loro "Ore d'aria"

Gli occhi di Gennaro avevano incominciato a saettare un po' ovunque e Alessio l'aveva preso come il segnale giusto per trascinarlo in camera loro.

"Ora ti siedi e mi dici che c'è" aveva detto, buttandolo seduto sul letto con non molte cerimonie.

"Niente Ale" disse Gennaro "Tutto a posto"

"Niente un cazzo" aveva risposto Alessio "A volte dimentichi che stai parlando con me, Gen"

"Ok, ok" disse il biondo, alzando le braccia sulla difensiva. "A volte mi sento sopraffatto da tutto questo Ale. Credo inizi a mancarmi casa."

Ma Gennaro sapeva che casa era ovunque Alessio fosse. Suonava smielato, mellifluo, ma era così

Così, Alessio si era limitato a sedersi accanto a lui, prendergli il viso tra le mani e baciarlo, con quella calcolata e inesorabile dolcezza che faceva impazzire Gennaro.

"So che ti ci vuole" aveva detto, trascinandolo per i polsi fino al momento in cui il muro non decise di fermarli.

E stettero così finche Fedez non venne a cercarli.

Esattamente come ora.

Un unico paio di cuffie, unico cordone ombelicale a tenerli uniti, unico simbolo di quel rapporto di co-dipendenza che li contraddistingueva.

A volte scappava qualche bacio , qualche succhiotto, quei segni rossi che Gennaro tanto segretamente adorava.

Ma erano una coppia in fin dei conti, ma avevano imparato a non andare più in la di li.

Giò gli aveva anche chiesto se avevano bisogno di un preservativo ma Gennaro era letteralmente scappato via urlando e avevano lasciato perdere.

Era un momento tranquillo, loro due soli, un momento in cui Gennaro poteva chiudere gli occhi e immaginare di essere in camera sua, o in quella di Alex ,piena di chitarre e poster sgualciti.

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