Conoscersi

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Andava verso la stazione. Non riusciva a concentrarsi sulla strada che le paranoie la assalivano.

E' lui? Non lo è? E' uno scherzo?

Queste le domande che più risuonavano nella sua mente. Nel frattempo era finalmente arrivata a Piazza Municipio, erano le 15:47. "Bene!" pensò in tono sarcastico. Camminava per la piazza senza una vera meta, con lo scopo di far passare il tempo più velocemente possibile. Notò una fontanella e ci andò vicino. Mentre riempiva la bottiglia d'acqua fresca le vibrò il telefono dalla tasca. Una notifica da snapchat: Marco, ovviamente.

"Hey, sono appena sceso dalla metro... Sto salendo le scale, fatti trovare all'uscita"

Erano le 15:58. "Puntualissimo" pensò Isabella stupita. Si precipitò verso l'uscita della metro mentre gli dava un "Ok" secco di risposta.
Lo vide salire dall'ultima scala, con il cuore che batteva talmente forte che non aveva neanche bisogno di toccare il petto per sentirlo.
Vederlo era sempre emozionante, ma questa volta era diverso. Erano da soli. Non riusciva a pianificare cosa dirgli dall'ansia, così decise di farsi guidare dalla sua bocca.
Era stupendo, come sempre. Aveva un cappotto viola col cappuccio su, lasciando trasparire appena i suoi capelli neri. Si era coperto il viso con un paio di occhiali da sole neri, come se volesse essere invisibile, una persona qualunque.
Sotto indossava un maglioncino nero, un jeans scuro non troppo stretto e un paio di scarpe lucide. Era arrivato a metà scale e iniziava ad alzare lo sguardo verso l'uscita, verso di lei. Impacciata, non lo salutò subito, poi gli fece un cenno e lui rispose a sua volta con un mezzo sorriso.
Salì l'ultimo gradino dicendo:

"Non posso crederci che abbia davvero funzionato!" e rise.

Salutandolo e sorridendogli, Isabella disse:

"In che senso?"

"Nel senso che non pensavo venissi" rispose lui con un sorriso tenero.

"Ah beh, nemmeno io" rispose lei ridacchiando.

Isabella si sentì paralizzata dalla sua presenza, non riusciva a concentrarsi su altro. Un silenzio imbarazzante ricoprì i due per qualche secondo, quando lui esordì dicendo:

"Allora, mi porti a Piazza Plebiscito?"

"Sì, andiamo..." disse lei, iniziando a camminare.

"Come mai ancora qui a Napoli? So che domani devi essere a Rom-" continuò lei.

"Domani appunto," disse lui interrompendola. "Non ho mai visto Napoli per bene e da quello che ho visto mi ha sempre incuriosito, quindi volevo farmi un giretto"

"Da solo?" rispose lei confusa.

"Sono solo ora?" rispose lui in tono scherzoso.

"Ah, pensavo che- Cioè, va bene" rispose lei balbettando e realizzando l'idea che volesse fare un giro con lei. Lei. Si isolò completamente quando poi Marco riprese a parlare:

"Quanti anni hai?" disse voltandosi verso di lei.

"19, fatti a Novembre.. Vorrei poterti fare la stessa domanda se non conoscessi già la risposta" ammise lei ridendo.

Lui rise e poi rispose: "Hai un viso conosciuto comunque... da quanto tempo mi segui?"

"2011, quindi sono.." rispose lei conteggiando e strizzando gli occhi "4, quasi 5 anni."

"Da Solo 2.0 quindi?" chiese lui sorpreso.

"Sì, quel cd mi prese così tanto che iniziai a seguire ogni passo che facevi. Era anche un brutto periodo della mia vita e la tua musica mi aiutò a distrarmi"

Arrivarono in piazza e lui esclamò un sentito "Wow". Lei scoppiò a ridere per la sua espressione poi gli indicò delle scale su cui potersi sedere, a lato dell'enorme piazza.
Si sederono e lui riprese il discorso precedente:

"Beh, ti va di raccontarmi da cosa dovevi distrarti?" chiese incuriosito.

"Ora che sono cresciuta mi rendo conto che soffrivo per cazzate. Mi vergogno anche a raccontartelo... Comunque stavo con un ragazzo da un anno e mezzo, è stato il mio primo amore. Lui si scocciò della nostra relazione e come ogni adolescente normale voleva essere libero e fare le sue esperienze.
Da quel momento stavo veramente male. Soffrivo d'ansia, attacchi di panico e sentivo di aver toccato un punto di non ritorno. Poi venne l'estate, conobbi nuove persone e tutta la sofferenza si dissolse nell'aria. Così, puff." rispose lei riflettendo sui fatti avvenuti.

"Ognuno di noi ha compiuto degli sbagli, io sono il primo. L'importante è non ricaderci." disse lui

"Tu che sbagli hai fatto?" disse lei, subito dopo pentendosi di ciò che ha aveva appena detto, avendo paura di sembrare invadente.

"Anch'io ho avuto un periodo così, stesso nel 2011... Penso che ve ne siate accorti tutti. La casa discografica non voleva più produrmi quindi dovetti rimboccarmi le maniche e fare tutto da solo.
Infatti mi sentivo realmente solo, da una parte in positivo, dall'altra in negativo. Erano più le volte in cui lo vedevo in negativo. L'organizzazione degli eventi, i concerti e tutto mi prendevano così tanto che non mangiavo più ed ero sottopeso."

"Sì, eravamo tutti preoccupati per te infatti" lei lo interruppe.

"Me ne accorsi. Poi comunque ebbi la fortuna di incontrare Marta che sia musicalmente che psicologicamente mi aiutò molto e ne uscii."

"E' tutto legato alle persone" disse lei guardando a terra.

"Sì, è così" ammise.

Solo Due SatellitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora