Capitolo 1

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Mi svegliai poche ore dopo, alla luce del sole. Ero sdraiata per terra, il mio corpo dolorante a causa della posizione innaturale che aveva assunto durante la notte. Tentai di rialzarmi, ma un dolore lancinante mi trafisse la testa. Lanciai un debole grido, che si mise a rimbombare nel mio cranio. Mi stesi di nuovo a terra e ricominciai a muovermi, questa volta lentamente. Intanto pensavo, pensavo a cosa mi fosse successo, a come fosse quasi impossibile che i miei genitori non si fossero accorti del fatto che giacevo lì, inerte... Finalmente riuscii a rialzarmi. Mi girava la testa e mi sentivo instabile, come se fossi potuta cadere da un momento all'altro. Mi sedetti sul letto, tentando di respirare profondamente. Una volta calmatami, mi tastai la nuca. Con grande orrore, percepii un taglio profondo, circondato da sangue ormai secco. Solo allora ebbi il coraggio di guardare per terra: la mia stanza era cosparsa di sangue e vetri rotti, provenienti da ciò che era la mia finestra. Le tendine svolazzavano gentilmente e la stanza era ormai divenuta di una temperatura gelida. Inizialmente non feci caso al fatto che non sentivo nessuno dei rumori che ero abituata a sentire di prima mattina: i suoni dei clacson, le urla dei guidatori infuriati e innervositi dalla lunghissima fila che si creava per strada la mattina, il telegiornale che guardava solitamente mio padre e il ronzio della vecchia e poco funzionante macchina del caffè non erano udibili. Mi avvicinai alla porta di camera mia, la quale era socchiusa. La aprii gentilmente e mi avviai giù per le scale, attenta a non muovermi troppo rapidamente nel caso la mia testa dolorante tornasse a girarmi. Una volta arrivata sul pianerottolo, mi avviai verso la cucina; convinta che i miei genitori fossero lì. Solo in quel momento mi resi conto dell'assenza di alcun tipo di suono. Allarmata, accelerai il passo, ignorando il taglio che pulsava, mandando fitte di dolore intenso attraverso tutto il mio corpo. Aprii la porta della cucina, sbattendola sonoramente contro il muro: non m'importava che qualcuno mi sentisse, c'era qualcosa che non andava ed ero intenzionata a scoprire cosa fosse. Oh, se soltanto fossi stata più attenta... I miei timori si risultarono fondati: la cucina era vuota e non c'era traccia dei miei genitori. Il mio respiro accelerò e, in preda al panico, cominciai ad aprire i cassetti, la lavastoviglie e il frigo nella speranza che mi avessero lasciato qualche segno di essere stati lì. Non trovai nulla, tranne i piatti sporchi della sera precedente: l'ultima volta che li avevo visti. Chiusi la lavastoviglie con forza poi tornai sul pianerottolo, decisa a controllare anche camera loro. Non c'era nessuno. In preda al panico, agguantai il mio cellulare e chiamai mia madre. Beep. Beep. Beep. "Fanculo!"
Urlai, terrorizzata. Dopodiché provai a richiamare mio padre, anche lui non rispose. "Mamma! Papà! Dove siete?!" Singhiozzai. Mi accasciai sul divano, tentando di trattenere le lacrime. Ci deve essere una spiegazione logica pensai. Devono solamente essere andati a prendere qualche brioche, in modo da potermi fare una sorpresa. Eppure perchè non mi hanno detto niente al riguardo? Perchè non si sono accorti del fatto che la mia finestra si è rotta in mille pezzi? Se sono solamente andati a prendere delle brioche, perchè non rispondono al telefono? mi domandai. I miei pensieri furono interrotti da una serie di strani rumori. Rumori che di sicuro non provenivano da qualcuno o qualcosa che io conoscessi. Rumori innaturali. Sempre più vicini.

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