Capitolo 3

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Alzai lo sguardo, tentando di intravedere i lineamenti dello sconosciuto. Era piuttosto alto, di muscolatura definita e i capelli mori erano rasati, più lunghi e ritti al centro. I suoi occhi castani mi fissavano con perplessità e la sua bocca, carnosa e perfetta, era leggermente aperta. Mi alzai e, dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante, gli chiesi «Chi sei?»
«Mi chiamo Theo. Tu?»
«Io Sadie, Sadie Cameron.»
Annuii impercettibilmente e mi chiese «Tu sai perchè siamo soli? Perchè siamo rimasti qua mentre tutti gli altri sono andati via?»
Scossi il capo, ignoravo il motivo per il quale eravamo gli unici in quella città, ormai diventata una città fantasma. Abitata solamente da ricordi. «Ieri sera la mia finestra è esplosa, rotta da un fulmine. Sono svenuta e quando ho ripreso conoscenza ero sola, totalmente sola.» dissi.
«Io invece ero tornato a casa piuttosto tardi... Non riuscendo a dormire decisi di prendere un sonnifero, ma una volta cessato il suo effetto mi sono risvegliato in un mondo privo di altri esseri umani.» mi raccontò. Si avvicino impercettibilmente a me, ma così facendo inciampò sul cadavere del signor Smith ed imprecò. «E questo?! Chi è?» urlò, sorpreso ed alterato. Il mio cuore riprese a battere forte, la mia mente, la quale era stata distolta dall'argomento fino a pochi secondi fa, tornò a riprodurre l'istante in cui avevo lanciato il coltello più e più volte. Theo mi guardò, chiaramente aspettandosi una risposta. «Ero in cucina quando il signor Smith è entrato in casa...» deglutii, tentando di farmi forza «...faceva degli strani rumori: degli insoliti click. Quando si è girato e sono stata in grado di vedere le sua faccia, mi sono resa conto del fatto che non fosse più il signor Smith. A un tratto ha cominciato a correre verso di me, ero terrorizzata e la paura impediva al mio cervello di pensare lucidamente. Così ho lanciato questo coltello verso di lui e...» non ero sicura di riuscire a continuare ma racimolai ogni grammo di coraggio rimanente nel mio corpo e parlai: «...e l'ho ucciso. E dopo averlo ucciso lui mi ha... Mi ha ringraziata.» dissi in un soffio. Le mie mani ricominciarono a tremare e una lacrima si fece strada sulla mia guancia terrea. Non ce la facevo più. Erano passati solo pochi minuti e già io sentivo di non poter più vivere in questo mondo. Un mondo nel quale o uccidi, o vieni ucciso. Un mondo del quale avevo letto solamente su libri fantasy. Un mondo dove amore e felicità vengono rimpiazzati da brutalità e disperazione. Fra i singhiozzi chiesi, «Cosa sta succedendo? Chi ci ha fatto questo?» Theo mi afferrò il mento e mi costrinse a guardarlo. Poi mi disse «Non so cosa sta succedendo, non so cosa ci aspetta là fuori, non so cosa siano quegli strani esseri, non so chi è stato a farci questo; non so praticamente niente. Ma di una cosa sono certo: finché sarò in vita io lotterò, non lascerò che uno di quei mostri ti tocchi e ti, ci, salverò»
Annuii lentamente, sembrava così sicuro di quello che diceva, ma non sapeva cosa ci stava aspettando. Nessuno poteva saperlo.
~•~
C'erano due porte davanti a me, sapevo che una conducesse alla salvezza, mentre l'altra a morte certa. Ma come fare per distinguerle? Il tempo stava esaurendo, sentivo il signor Smith dietro di me emettere quegli strani click. Era sempre più vicino. Una volta accortosi della mia presenza, per me sarebbe stata la fine. Presi la mia decisione e mi buttai verso la porta nera. Ad aspettarmi dietro di essa vi era il corpo del signor Smith che penzolava sul soffitto, un coltello conficcato nello stomaco. Plic. Plic. Il sangue del signor Smith produceva lo stesso suono di un rubinetto che perdeva, amplificato dall'eco presente nella grande stanza, totalmente vuota. Dopo pochi secondo il plic si amplificò, mi guardai intorno ma improvvisamente le luci erano calate e non vedevo più niente. Ad un tratto, tornarono le luci e fui costretta ad assistere a uno spettacolo terrificante. Intorno a me c'erano i corpi di tutte le persone che amavo. Perdevano tutte sangue nero. Erano tutte morte per mano mia. Improvvisamente uno dei molti corpi cadde davanti a me. Spaventata avvicinai la mano sempre più ad esso, sebbene il mio cervello tentasse di ordinare al mio braccio di ritrarsi. Girai lentamente il corpo. Il viso era il mio. Al posto degli occhi c'erano due buchi neri, inespressivi, morti. Le mie mani erano poggiate su un coltello, conficcato nella mia pancia. Perdevo sangue nero. Ero diventata un mostro.

Mi svegliai in un bagno di sudore. Ero nella camera dei miei genitori ed affianco a me, sul pavimento, sedeva Theo. Avevamo passato le ultime ore a pianificare ciò che avremmo fatto, ma l'unica cosa su cui ci eravamo accordati era che avevamo bisogno di dormire. Distrattamente presi il telecomando e accesi la televisione, anche se era improbabile che venisse trasmesso qualcosa nel mezzo di una apocalisse. Per alcuni secondi lo schermo rimase statico, ma una volta connesso, cominciai a guardare il telegiornale. Una signora bionda, con un forte accento californiano, stava trasmettendo le ultime notizie «New York è nel caos più totale, l'intera città è stata evacuata, i cittadini sono stati costretti ad uscire dalle mura che ora circondano la città e le creature che si aggirano al suo interno sono state infettate da un gas che le rende violente e incapaci di pensare razionalmente. Gli scienziati ci hanno raccontato di come questo virus colpisca il cervello, trasformando l'uomo e rendendolo spettatore di ciò che la 'bestia' compie. Oltre a queste creature, in gergo definite "clickers", la Grande Mela è popolata da animali. Questi animali sono frutto di esperimenti sulla genetica e facevano parte di un progetto militare. Ancora non ci sono giunte notizie riguardante lo scoppio dell'epidemia o come questi animali cresciuti in cattività siano riusciti a scappare.

È stato fatto un elenco delle persone infette e di quelle al riparo. A questo appello mancano 27 persone: Theo Campbell, Sadie Cameron, Clary Smith...» a questo punto smisi di ascoltare, incurante di chi altro si trovasse in città. «...se qualcuno di voi dovesse essere in ascolto, raggiungete i confini della città e verrete messi in salvo.

Passiamo ora a...»
Spensi la televisione. Theo era ormai sveglio, non sapevo se avesse ascoltato ció che era stato trasmesso o meno. «Dobbiamo ideare un piano e andarcene di qui alla svelta.» mi disse.
«La nostra unica speranza è di raggiungere i confini della città, lì troveremo aiuto.»
«Come faremo peró? Ci troviamo molto vicini al centro e a piedi ci vorranno giorni se vogliamo evitare di stare allo scoperto per troppo tempo...»
«Non abbiamo scelta.» dissi decisa.
Theo sospirò e si grattò la nuca «Se devo essere sincero con te, non penso abbiamo molte probabilità di sopravvivere... Siamo un diciottenne ed una sedicenne, senza alcuna esperienza e privi di qualsiasi tipo di arma da fuoco...»
«Se restiamo qua non ci sono probabilità di sopravvivenza, quindi muovi quel culo invece di piagnucolare. Ci serve una mappa di New York, dobbiamo pianificare il nostro viaggio nei minimi dettagli. Ancora non sappiamo quali zone sono quelle predilette dai clickers ma se ne troviamo alcuni, dobbiamo starci lontano. Penso che mia mamma tenga una mappa qui da qualche parte...» cominciai ad aprire i numerosi cassetti finchè non trovai quello giusto «Ecco!»
Presi la mappa e mi sedetti davanti a Theo, stendendola fra noi due. Mi guardava incredulo, anche io ero stupita: non pensavo fossi in grado di prendere in mano la situazione senza andare nel panico. Gli feci un mezzo sorrisi poi tornai a concentrarmi sulla mappa «Ci siamo» dissi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29, 2017 ⏰

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